Dopo il caso della badante romena, i dati di Vasto e San Salvo illustrano una realtà sommersa
Violenza, trenta casi aperti
Denunce in aumento, gli operatori lanciano l’Sos
VASTO. Trenta richieste d’aiuto in poche settimane. La violenza sulle donne è un fenomeno sottostimato. L’azione di contrasto delle istituzioni è da intensificare. Il grido d’aiuto arriva da Teresa Di Santo, responsabile dallo sportello antiviolenza Emily D’Abruzzo dopo il caso della badante romena sequestrata e violentata. E da San Salvo, la responsabile dei Servizi sociali, Palmina Napolitano, lancia un appello: «Siamo qui per sconfiggere la paura della denuncia, aiutateci ad aiutarvi».
Sono 45 le donne che dal 3 maggio (giorno dell’inaugurazione) hanno denunciato al Save di essere vittime di violenza. E’ la punta di un iceberg che emerge spesso con tutta la sua virulenza. Proprio come il caso di Michela, la badante romena sequestrata e violentata per due giorni da due connazionali che ora sono in carcere. «La violenza sulle donne ci abita accanto, le vittime sono molte di più di quanto non si creda ma hanno paura e non hanno voce né strumenti d’aiuto», afferma la responsabile Teresa Di Santo che fa un po’ il punto della situazione: «Le operatrici del Save solo nelle ultime settimane hanno risolto quattro casi e sono in corso 15 consulenze psicologiche e legali».
L’operatrice da mesi sta cercando di convincere il Comune a realizzare una rete d’aiuto formata da rappresentanti delle istituzioni, forze dell’ordine, legali e operatori del Sociale che, attraverso un’azione congiunta, riescano a fronteggiare la recrudescenza del fenomeno: «In molti Paesi manca la cultura del rispetto della donna, molti comportamenti e pregiudizi sono accettati e non riconosciuti come violenza e poi c’è la difficoltà e la vergogna da parte delle vittime a denunciare un maltrattamento da parte del compagno o di un familiare».
Le telefonate che arrivano al Save ne sono un esempio. In genere le donne chiamano la prima volta per avere assistenza. Solo in un secondo momento riescono a prendere coraggio e a denunciare la violenza che hanno subito. Sono tante le forme di sopruso, dai maltrattamenti verbali alla violenza domestica - che comprende la violenza sessuale, economica, psicologica e fisica.
Lo sportello è aperto tre giorni a settimana in via Volturno 3: il lunedì dalle 16 alle 19, il mercoledì e il sabato mattina dalle 10 alle 13.
Ed è attivo tutti i giorni lo sportello per la difesa delle donne dei Servizi sociali del Comune di San Salvo. «Per aiutare le vittime della violenza abbiamo però bisogno soprattutto di fiducia», rileva subito la responsabile dei Servizi sociali, Palmina Napolitano, «la problematica è di grande rilevanza sociale, è necessario attuare una forte e precisa politica d’integrazione e fare sistema con tutte le istituzioni. Il passaggio più delicato ma fondamentale è convincere le donne, soprattutto le straniere, a rivolgersi al Comune».
In questi anni sono decine le badanti straniere che il Comune ha formato e indirizzato al lavoro. Tante quelle che sono state aiutate a inserirsi. L’utente che si rivolge ai Servizi sociali può contare su persone preparate che l’aiutano a riprendere in mano le redini della propria vita. «Cercheremo di farlo anche con Michela, se lei vorrà», è il proposito del dirigente comunale. Il caso di Michela a San Salvo ha fatto in effetti “rumore”. La stessa badante romena è sotto choc per essere stata sequestrata e violentata. E cresce l’attesa per l’udienza di convalida del fermo di polizia giudiziaria dei due connazionali che si sarebbero macchiati di questo delitto, M.V., 40 anni, e V.H., 35, entrambi operi edili.
Michela li accusa di averla sequestrata per due giorni, picchiata e violentata a turno. Contro di loro vi sarebbero le perizie. Il compito del loro difensore, l’avvocato Cristiano Bertoncini non si presenta facile.
Sono 45 le donne che dal 3 maggio (giorno dell’inaugurazione) hanno denunciato al Save di essere vittime di violenza. E’ la punta di un iceberg che emerge spesso con tutta la sua virulenza. Proprio come il caso di Michela, la badante romena sequestrata e violentata per due giorni da due connazionali che ora sono in carcere. «La violenza sulle donne ci abita accanto, le vittime sono molte di più di quanto non si creda ma hanno paura e non hanno voce né strumenti d’aiuto», afferma la responsabile Teresa Di Santo che fa un po’ il punto della situazione: «Le operatrici del Save solo nelle ultime settimane hanno risolto quattro casi e sono in corso 15 consulenze psicologiche e legali».
L’operatrice da mesi sta cercando di convincere il Comune a realizzare una rete d’aiuto formata da rappresentanti delle istituzioni, forze dell’ordine, legali e operatori del Sociale che, attraverso un’azione congiunta, riescano a fronteggiare la recrudescenza del fenomeno: «In molti Paesi manca la cultura del rispetto della donna, molti comportamenti e pregiudizi sono accettati e non riconosciuti come violenza e poi c’è la difficoltà e la vergogna da parte delle vittime a denunciare un maltrattamento da parte del compagno o di un familiare».
Le telefonate che arrivano al Save ne sono un esempio. In genere le donne chiamano la prima volta per avere assistenza. Solo in un secondo momento riescono a prendere coraggio e a denunciare la violenza che hanno subito. Sono tante le forme di sopruso, dai maltrattamenti verbali alla violenza domestica - che comprende la violenza sessuale, economica, psicologica e fisica.
Lo sportello è aperto tre giorni a settimana in via Volturno 3: il lunedì dalle 16 alle 19, il mercoledì e il sabato mattina dalle 10 alle 13.
Ed è attivo tutti i giorni lo sportello per la difesa delle donne dei Servizi sociali del Comune di San Salvo. «Per aiutare le vittime della violenza abbiamo però bisogno soprattutto di fiducia», rileva subito la responsabile dei Servizi sociali, Palmina Napolitano, «la problematica è di grande rilevanza sociale, è necessario attuare una forte e precisa politica d’integrazione e fare sistema con tutte le istituzioni. Il passaggio più delicato ma fondamentale è convincere le donne, soprattutto le straniere, a rivolgersi al Comune».
In questi anni sono decine le badanti straniere che il Comune ha formato e indirizzato al lavoro. Tante quelle che sono state aiutate a inserirsi. L’utente che si rivolge ai Servizi sociali può contare su persone preparate che l’aiutano a riprendere in mano le redini della propria vita. «Cercheremo di farlo anche con Michela, se lei vorrà», è il proposito del dirigente comunale. Il caso di Michela a San Salvo ha fatto in effetti “rumore”. La stessa badante romena è sotto choc per essere stata sequestrata e violentata. E cresce l’attesa per l’udienza di convalida del fermo di polizia giudiziaria dei due connazionali che si sarebbero macchiati di questo delitto, M.V., 40 anni, e V.H., 35, entrambi operi edili.
Michela li accusa di averla sequestrata per due giorni, picchiata e violentata a turno. Contro di loro vi sarebbero le perizie. Il compito del loro difensore, l’avvocato Cristiano Bertoncini non si presenta facile.