Voto di scambio, Prospero a giudizio
Il consigliere regionale accusato per le vicende che riguardano le elezioni del 2005
VASTO. Autorizzazioni per l'occupazione di suolo pubblico, multe annullate, licenze commerciali e posti di lavoro in cambio di voti. Sono le contestazioni mosse ad Antonio Prospero, consigliere regionale del Pdl, e Nicola Soria, consigliere comunale dello stesso partito. I due politici sono stati rinviati a giudizio per i reati di concussione e di violazione della legge elettorale.
Il processo a loro carico è stato fissato per l'11 novembre. I legali annunciano battaglia. Per gli avvocati Arnaldo Tascione e Giovanni Cerella, difensori di Prospero e Soria «i reati contestati sono insussistenti». Rinviato a giudizio anche l'ex assessore comunale Rossana Porcelli (ex Fi) e un vigile urbano, Alberto Marrone per alcune multe annullate. L'inchiesta - giunta al capolinea ieri con il rinvio a giudizio disposto dal Gup, Laura D'Arcangelo - contava inizialmente undici indagati fra politici, assessori, dipendenti comunali e privati cittadini. Per alcuni di loro è stato dichiarato il non luogo a procedere. E' il caso di Giacinto Palazzuolo, direttore generale del Comune, difeso dall'avvocato Giuseppina Di Risio. Era stato accusato di aver agevolato un tecnico in un concorso pubblico indetto dal Comune per l'assunzione di un istruttore per l'ufficio urbanistico. Reato insussistente per il Gup che ha prosciolto anche l'ex vice comandante Paolino Di Lello, rimasto coinvolto nell'inchiesta per un'autorizzazione relativa all'occupazione di suolo pubblico che, secondo la magistratura, non poteva essere rilasciata.
Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere anche per altri capi di imputazione contestati a Prospero e Soria che, all'epoca dei fatti rivestivano le rispettive cariche di assessore regionale della giunta Pace e assessore comunale alla Polizia municipale, entrambi in quota Udc. «Sono amareggiato», è il laconico commento di Soria dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup su richiesta del pubblico ministero Irene Scordamaglia. Si è, invece, astenuto da qualsiasi dichiarazione Prospero.
I fatti contestati risalgono alle elezioni regionali del 2005. Secondo gli inquirenti Prospero e Soria avrebbero esercitato pressioni su alcuni elettori promettendo favori in cambio di voti. Cioè licenze per l'apertura di esercizi commerciali e posti di lavoro. Avrebbero, quindi, violato le leggi elettorali. Insomma, voto di scambio, un reato che secondo i difensori si sarebbe abbondantemente prescritto anche se i legali sono determinati ad andare al di là degli aspetti formali con l'obiettivo di dimostrare in dibattimento l'insussistenza dei reati contestati.
Il coinvolgimento nell'inchiesta di Prospero e Soria si basa su alcune intercettazioni telefoniche. L'indagine sarebbe stata avviata dopo un fatto di cronaca avvenuto in città. Nel portare avanti le indagini la Procura mise sotto controllo alcune utenze telefoniche.
Dalle intercettazioni sarebbero emersi quegli spezzoni di conversazioni che hanno messo nei guai Prospero e Soria. Secondo i legali dalle telefonate intercettate non è ravvisabile nessuna violazione della legge elettorale.
Il processo a loro carico è stato fissato per l'11 novembre. I legali annunciano battaglia. Per gli avvocati Arnaldo Tascione e Giovanni Cerella, difensori di Prospero e Soria «i reati contestati sono insussistenti». Rinviato a giudizio anche l'ex assessore comunale Rossana Porcelli (ex Fi) e un vigile urbano, Alberto Marrone per alcune multe annullate. L'inchiesta - giunta al capolinea ieri con il rinvio a giudizio disposto dal Gup, Laura D'Arcangelo - contava inizialmente undici indagati fra politici, assessori, dipendenti comunali e privati cittadini. Per alcuni di loro è stato dichiarato il non luogo a procedere. E' il caso di Giacinto Palazzuolo, direttore generale del Comune, difeso dall'avvocato Giuseppina Di Risio. Era stato accusato di aver agevolato un tecnico in un concorso pubblico indetto dal Comune per l'assunzione di un istruttore per l'ufficio urbanistico. Reato insussistente per il Gup che ha prosciolto anche l'ex vice comandante Paolino Di Lello, rimasto coinvolto nell'inchiesta per un'autorizzazione relativa all'occupazione di suolo pubblico che, secondo la magistratura, non poteva essere rilasciata.
Il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere anche per altri capi di imputazione contestati a Prospero e Soria che, all'epoca dei fatti rivestivano le rispettive cariche di assessore regionale della giunta Pace e assessore comunale alla Polizia municipale, entrambi in quota Udc. «Sono amareggiato», è il laconico commento di Soria dopo il rinvio a giudizio disposto dal Gup su richiesta del pubblico ministero Irene Scordamaglia. Si è, invece, astenuto da qualsiasi dichiarazione Prospero.
I fatti contestati risalgono alle elezioni regionali del 2005. Secondo gli inquirenti Prospero e Soria avrebbero esercitato pressioni su alcuni elettori promettendo favori in cambio di voti. Cioè licenze per l'apertura di esercizi commerciali e posti di lavoro. Avrebbero, quindi, violato le leggi elettorali. Insomma, voto di scambio, un reato che secondo i difensori si sarebbe abbondantemente prescritto anche se i legali sono determinati ad andare al di là degli aspetti formali con l'obiettivo di dimostrare in dibattimento l'insussistenza dei reati contestati.
Il coinvolgimento nell'inchiesta di Prospero e Soria si basa su alcune intercettazioni telefoniche. L'indagine sarebbe stata avviata dopo un fatto di cronaca avvenuto in città. Nel portare avanti le indagini la Procura mise sotto controllo alcune utenze telefoniche.
Dalle intercettazioni sarebbero emersi quegli spezzoni di conversazioni che hanno messo nei guai Prospero e Soria. Secondo i legali dalle telefonate intercettate non è ravvisabile nessuna violazione della legge elettorale.
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