IL COMMENTO 

C’è Sanremo, tutti sul divano dei social a criticare 

E' come i Mondiali di calcio:  ti costringe di restare davanti alla tv sera dopo sera, anche se non vorresti

Sanremo è come i Mondiali di calcio: sai che non si parlerà d’altro per un bel po’ e che ti costringerà davanti alla tv sera dopo sera, anche se non vorresti, ma altrimenti saresti fuori dal mondo. Ed è meglio vederlo in compagnia, perché con gli amici è bello criticare senza pietà, tutti allenatori in poltrona o direttori artistici nel nostro caso.
Inoltre si evita la tentazione di usare il telecomando quando «un preludio di Chopin al confronto di certe canzoni è una samba», per citare subito subito Fiorello, lo showman al quadrato che ieri sera ha ricordato a tutti che i problemi seri sono altri («È bene che si comincino a risolvere i problemi delle persone. Non è che devono venire qua a Sanremo... Quando uno è disperato fa anche di più» ha detto all’Ariston riferendosi all'incursione dell’uomo salito sul palco che chiedeva di parlare con un magistrato) e che il Festival è gioco, intrattenimento, spettacolo. Ma di spettacolo in questa 68esima edizione sembra essercene, per ora, pochino e il sorriso, fino alla risata, lo regala giusto Rosario da Catania. Il faro è la musica. Così vuole il «dittatore artistico» come Claudio Baglioni ha ribattezzato il proprio ruolo, e d’altra parte se la scelta è caduta sul cantautore romano e non su un conduttore con pedigree è evidente che al centro si voleva rimettere la canzone, soprattutto italiana. E allora sentiamola, questa canzone italiana, allontanando con un calcetto il telecomando tentatore dalla comoda postazione sul divano e avvicinando lo smarthphone o il portatile. Perché gli amici da pizza, birra e festivàl sono oggi ognuno a casa propria e si sta insieme sui social. A commentare, acidi quanto divertenti, la goffaggine del disorientato Pierfrancesco Favino, il capello argento con riflessi azzurrini da vecchia signora di Baglioni che fa tanto pendant con la scenografia dell’Ariston. A ironizzare sulla frizzante Michelle Hunziker che non sa più cosa fare per divertire presentando – tra fiori antiviolenza, azzardi coraggiosi ma assurdi sulle note di “E se domani”, baci e complimenti al maritino fashion in platea – un cantante dopo l’altro. Magari abbandonare per un momento la scorza da criticoni e buttare là su fb che Ron che canta Lucio Dalla inedito è un tuffo al cuore. Pare proprio che quest’anno, più che da scherzare (complice un po’ anche la benedetta par condicio che solo, ancora, la leggerezza di Fiore si può permettere di sbeffeggiare), ci sarà da ascoltare. Una pratica a cui il telespettatore (e non solo lui) è poco avvezzo, in genere per legittima difesa.
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