CONCERTO INEDITO DI BAGLIONI «HO L’AQUILA NEL MIO CUORE»
L’AQUILA. Abiti sportivi, chitarra acustica pronta da imbracciare e una sequenza di accordi relativamente semplice: Sol, Re e Do per introdurre quella sua Strada Facendo che accompagna i suoi...
L’AQUILA. Abiti sportivi, chitarra acustica pronta da imbracciare e una sequenza di accordi relativamente semplice: Sol, Re e Do per introdurre quella sua Strada Facendo che accompagna i suoi concerti da oltre 40 anni. Così, poche settimane dopo quel sei aprile di 13 anni fa, Claudio Baglioni si era presentato nella tendopoli di San Giacomo all’Aquila, dopo aver fatto visita anche ai campi di Centi Colella e Tempera. Poi un concerto in una piazza Duomo semideserta, piena zona rossa. E poi ancora, qualche mese più tardi, un’esibizione voce e piano all'Auditorium della Caserma di Coppito, in un passato che è un po' una terra straniera e un tempo in cui i «ganci in mezzo al cielo» erano quelli delle gru della ricostruzione.
«Ho L'Aquila nel cuore» si è trovato a dire tante volte il cantautore romano. Lo ha ripetuto anche nell'accettare l'invito del maestro Leonardo De Amicis, al concerto-spettacolo di chiusura della 728ª Perdonanza celestiniana in programma davanti alla Basilica di Collemaggio, martedì 30 agosto (ore 21.30) in uno spazio aperto a 5mila persone definito “Teatro del Perdono”.
«“Ho L'Aquila nel cuore, mi piacerebbe dedicarvi uno spettacolo ad hoc”», mi ha detto Baglioni quando abbiamo parlato per la prima volta a telefono di questa serata», conferma De Amicis. «Io gli ho fatto capire che mi stava togliendo le parole di bocca, visto che avevo intenzione di concepire una serata dai testi originali, che guardasse ai temi del perdono e della pace. Insomma, anche all'attualità di questo momento delicato a livello internazionale». Una serata che vedrà protagonista Baglioni che metterà a disposizione il suo repertorio, per un concerto accompagnato dall’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila. Un grande coro formato dalla Schola Cantorum San Sisto e dalla Corale L’Aquila, che accompagnano alcune canzoni. Le due corali sono state protagoniste molto applaudite anche nel concerto inaugurale della Perdonanza, martedì 23 agosto, dove hanno cantato l'apertura sulle note di Ave Verum di Mozart e di O Fortuna dai Carmina Burana di Orff, oltre al Va Pensiero dal Napucco di Verdi sul finale.
Il titolo del concerto è “Pace a noi”, con riferimento anche a quelle canzoni che fanno parte del repertorio del cantautore, capaci di evocare i valori universali di fratellanza e di pace, a partire dalla Ninna Nanna di Trilussa, suonatissima in questi mesi. La stessa Pace, canzone conclusiva del doppio album Oltre (1990), si propone non solo un'invocazione di armonia che l’autore fa per sé stesso, ma anche come una preghiera per l’umanità. Nella probabile scaletta le celebri Avrai, Poster, Via, Io sono qui, Viva l'Inghilterra, ma anche Come ti dirò, Dodici note, Gli anni più belli, Mal d'Amore, L'uomo di varie età, Quante volte, Un nuovo giorno, La vita è adesso, Mille giorni di te e di me, Adesso la pubblicità, Un po’ di più, Amori in corso, Acqua dalla luna.
Una riflessione, quella di Baglioni, che sa trascendere con canzoni che hanno lasciato il segno sin dagli esordi, come ricorda Andrea Pedrinelli nel suo libro “Quel gancio in mezzo al cielo - Claudio Baglioni, canzoni fra l'uomo e Dio” (Àncora Editrice). «Gesù caro fratello è stato il punto di partenza della riflessione sull’uomo», scrive Pedrinelli. «Faccenda che non stupisce, stante la sua mai nascosta educazione cattolica. Però un poco spiazza. Anche perché parlare di Cristo in una canzone è spesso (qui in Italia) operazione a rischio. “Ecco il baciapile. Che fastidio. Non ci sono altri argomenti più significativi su cui discettare?” Forse sì ma evidentemente a Baglioni premeva chiarire e sottolineare i valori dell'uomo. Valori sempiternamente a rischio svalutazione che l’umana sofferenza di Cristo sulla terra segnala». Di qui si arriva a Strada Facendo, tra i brani più attesi: «Il gancio in mezzo al cielo», si legge ancora nel volume, «cielo che potremmo scrivere anche con l'iniziale maiuscola giacché di una palese dimensione ulteriore all'uomo si tratta, è la prima forte presa di posizione sul Senso da parte di Baglioni. Perché vivendo, magari cantando si possa sperare di trovare il significato ultimo».
«Ho L'Aquila nel cuore» si è trovato a dire tante volte il cantautore romano. Lo ha ripetuto anche nell'accettare l'invito del maestro Leonardo De Amicis, al concerto-spettacolo di chiusura della 728ª Perdonanza celestiniana in programma davanti alla Basilica di Collemaggio, martedì 30 agosto (ore 21.30) in uno spazio aperto a 5mila persone definito “Teatro del Perdono”.
«“Ho L'Aquila nel cuore, mi piacerebbe dedicarvi uno spettacolo ad hoc”», mi ha detto Baglioni quando abbiamo parlato per la prima volta a telefono di questa serata», conferma De Amicis. «Io gli ho fatto capire che mi stava togliendo le parole di bocca, visto che avevo intenzione di concepire una serata dai testi originali, che guardasse ai temi del perdono e della pace. Insomma, anche all'attualità di questo momento delicato a livello internazionale». Una serata che vedrà protagonista Baglioni che metterà a disposizione il suo repertorio, per un concerto accompagnato dall’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila. Un grande coro formato dalla Schola Cantorum San Sisto e dalla Corale L’Aquila, che accompagnano alcune canzoni. Le due corali sono state protagoniste molto applaudite anche nel concerto inaugurale della Perdonanza, martedì 23 agosto, dove hanno cantato l'apertura sulle note di Ave Verum di Mozart e di O Fortuna dai Carmina Burana di Orff, oltre al Va Pensiero dal Napucco di Verdi sul finale.
Il titolo del concerto è “Pace a noi”, con riferimento anche a quelle canzoni che fanno parte del repertorio del cantautore, capaci di evocare i valori universali di fratellanza e di pace, a partire dalla Ninna Nanna di Trilussa, suonatissima in questi mesi. La stessa Pace, canzone conclusiva del doppio album Oltre (1990), si propone non solo un'invocazione di armonia che l’autore fa per sé stesso, ma anche come una preghiera per l’umanità. Nella probabile scaletta le celebri Avrai, Poster, Via, Io sono qui, Viva l'Inghilterra, ma anche Come ti dirò, Dodici note, Gli anni più belli, Mal d'Amore, L'uomo di varie età, Quante volte, Un nuovo giorno, La vita è adesso, Mille giorni di te e di me, Adesso la pubblicità, Un po’ di più, Amori in corso, Acqua dalla luna.
Una riflessione, quella di Baglioni, che sa trascendere con canzoni che hanno lasciato il segno sin dagli esordi, come ricorda Andrea Pedrinelli nel suo libro “Quel gancio in mezzo al cielo - Claudio Baglioni, canzoni fra l'uomo e Dio” (Àncora Editrice). «Gesù caro fratello è stato il punto di partenza della riflessione sull’uomo», scrive Pedrinelli. «Faccenda che non stupisce, stante la sua mai nascosta educazione cattolica. Però un poco spiazza. Anche perché parlare di Cristo in una canzone è spesso (qui in Italia) operazione a rischio. “Ecco il baciapile. Che fastidio. Non ci sono altri argomenti più significativi su cui discettare?” Forse sì ma evidentemente a Baglioni premeva chiarire e sottolineare i valori dell'uomo. Valori sempiternamente a rischio svalutazione che l’umana sofferenza di Cristo sulla terra segnala». Di qui si arriva a Strada Facendo, tra i brani più attesi: «Il gancio in mezzo al cielo», si legge ancora nel volume, «cielo che potremmo scrivere anche con l'iniziale maiuscola giacché di una palese dimensione ulteriore all'uomo si tratta, è la prima forte presa di posizione sul Senso da parte di Baglioni. Perché vivendo, magari cantando si possa sperare di trovare il significato ultimo».