De Cataldo all’Aquila racconta la maestria di Georges Simenon
L’autore di “Romanzo criminale” al Maggio Selvaggio «Qui l’influenza della criminalità organizzata è limitata»
L'AQUILA . «È dentro di noi che nasce il germe del male, il nostro futuro dipende dalla resistenza che sappiamo opporvi». Tante volte, nei romanzi di Giancarlo De Cataldo l'evoluzione del narrato accarezza queste dinamiche. Personaggi che fanno conti con ossessioni e pulsioni dalla forza sorprendente. Talvolta nasce una lotta tutta interna con un male che può annidarsi ovunque e in chiunque. Come nei libri di Georges Simenon su cui lo scrittore e magistrato originario di Taranto si è soffermato a lungo. Sarà lui il protagonista, lunedì 27 marzo, dell’anteprima primaverile delle attività culturali di Ateneo 2023 composta da tre appuntamenti: uno dedicato alla letteratura, gli altri due alla musica.
L'incontro con De Cataldo è parte integrante del Maggio Selvaggio ma è stato programmato con qualche settimana di anticipo. Gli altri due incontri, anche questi gratuiti, sono previsti il 3 e il 29 maggio: ospiti saranno, rispettivamente, Federico Fiumani con i suoi Diaframma, uno dei più importanti gruppi italiani degli ultimi 40 anni, e il rapper Pippo Sowlo.
De Cataldo è atteso alle 19 nell'aula magna Clementi del Dipartimento di Scienze umane (Dsu), in viale Nizza 14, per un confronto proprio dedicato a Simenon, di cui quest'anno ricorrono i 120 anni dalla nascita, dal titolo Lo sguardo sull'abisso. Con l'autore dialogheranno i docenti dell’università Gianluigi Simonetti, professore di letteratura italiana contemporanea e referente di ateneo per le attività culturali, e Luciano Pellegrini, professore di lingua e letteratura francese.
De Cataldo è giudice di corte d'assise a Roma, città nella quale vive dal 1974, anno in cui si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature televisive, è uno dei maestri del noir italiano. Tra i suoi bestseller, Romanzo Criminale (2002), ispirato ai delitti della banda della Magliana, e Suburra (2013), che hanno conosciuto anche fortunati adattamenti sul piccolo e grande schermo.
De Cataldo, perché un incontro su Simenon?
«In primo luogo per la figura affascinante di questo autore, nato a Liegi e trapiantato a Parigi. Un giornalista e uno scrittore capace di performance incredibili, con reportage realizzati nell'arco di una notte a bordo dell'auto della polizia. Era in grado di scrivere un racconto in un giorno e un romanzo in un mese ed era tutt'altro che un uomo che non amava la vita mondana».
Personaggi come Maigret, ma non solo, sono chiamati a guardare all'interno dell'animo dei protagonisti delle loro indagini. Ne viene fuori una sfida aperta al male, alla paura che presto o tardi interessa ciascuno di noi. Sono forse questi gli abissi di cui parlerà nel suo incontro?
«In qualche modo sì, Simenon ci guida a comprendere che il male può annidarsi ovunque, è una forza pervasiva all'interno della società. È un grande esploratore delle crepe che squarciano vite anche apparentemente banali. Simenon è affascinato dall'uomo comune che una svolta improvvisa trasforma in adepto del male. Guardare al male, al delitto, è un modo di guardare anche dentro se stessi, analizzando le proprie pulsioni e le proprie paure».
Del resto, Gesù nel Vangelo ricordava che dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive che vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo...
«Gran parte dei racconti della Bibbia sottolineano il rapporto con il male di chi narra e chi vive, così come avviene in molti testi religiosi. La nostra cultura occidentale nasce con la cacciata dal paradiso terrestre e prosegue con il fratricidio di Caino e Abele. E noi siamo un po' la stirpe di Caino. Romanzi come L’Orsacchiotto di Simenon spiegano bene queste dinamiche».
Lei è stato più volte all’Aquila nel post-sisma, ospite di iniziative letterarie - come Volta la carta - ma anche di incontri di legalità. Che idea si è fatto in merito al rischio di infiltrazioni, prima nella ricostruzione e ora negli investimenti legati al Pnrr?
«Ero stato all’Aquila anche prima, a vedere il Mammut nel Castello in centro, ad esempio. In generale, posso dire che in questa città l'influenza della criminalità organizzata è limitata, anche grazie al lavoro di prevenzione dei nostri servizi segreti, tra i migliori al mondo anche in relazione al contrasto del terrorismo internazionale».
Il suo prossimo libro?
«Uscirà i primi di luglio e si chiamerà Colpo di ritorno».
L'incontro con De Cataldo è parte integrante del Maggio Selvaggio ma è stato programmato con qualche settimana di anticipo. Gli altri due incontri, anche questi gratuiti, sono previsti il 3 e il 29 maggio: ospiti saranno, rispettivamente, Federico Fiumani con i suoi Diaframma, uno dei più importanti gruppi italiani degli ultimi 40 anni, e il rapper Pippo Sowlo.
De Cataldo è atteso alle 19 nell'aula magna Clementi del Dipartimento di Scienze umane (Dsu), in viale Nizza 14, per un confronto proprio dedicato a Simenon, di cui quest'anno ricorrono i 120 anni dalla nascita, dal titolo Lo sguardo sull'abisso. Con l'autore dialogheranno i docenti dell’università Gianluigi Simonetti, professore di letteratura italiana contemporanea e referente di ateneo per le attività culturali, e Luciano Pellegrini, professore di lingua e letteratura francese.
De Cataldo è giudice di corte d'assise a Roma, città nella quale vive dal 1974, anno in cui si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Scrittore, traduttore, autore di testi teatrali e sceneggiature televisive, è uno dei maestri del noir italiano. Tra i suoi bestseller, Romanzo Criminale (2002), ispirato ai delitti della banda della Magliana, e Suburra (2013), che hanno conosciuto anche fortunati adattamenti sul piccolo e grande schermo.
De Cataldo, perché un incontro su Simenon?
«In primo luogo per la figura affascinante di questo autore, nato a Liegi e trapiantato a Parigi. Un giornalista e uno scrittore capace di performance incredibili, con reportage realizzati nell'arco di una notte a bordo dell'auto della polizia. Era in grado di scrivere un racconto in un giorno e un romanzo in un mese ed era tutt'altro che un uomo che non amava la vita mondana».
Personaggi come Maigret, ma non solo, sono chiamati a guardare all'interno dell'animo dei protagonisti delle loro indagini. Ne viene fuori una sfida aperta al male, alla paura che presto o tardi interessa ciascuno di noi. Sono forse questi gli abissi di cui parlerà nel suo incontro?
«In qualche modo sì, Simenon ci guida a comprendere che il male può annidarsi ovunque, è una forza pervasiva all'interno della società. È un grande esploratore delle crepe che squarciano vite anche apparentemente banali. Simenon è affascinato dall'uomo comune che una svolta improvvisa trasforma in adepto del male. Guardare al male, al delitto, è un modo di guardare anche dentro se stessi, analizzando le proprie pulsioni e le proprie paure».
Del resto, Gesù nel Vangelo ricordava che dal cuore degli uomini escono le intenzioni cattive che vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo...
«Gran parte dei racconti della Bibbia sottolineano il rapporto con il male di chi narra e chi vive, così come avviene in molti testi religiosi. La nostra cultura occidentale nasce con la cacciata dal paradiso terrestre e prosegue con il fratricidio di Caino e Abele. E noi siamo un po' la stirpe di Caino. Romanzi come L’Orsacchiotto di Simenon spiegano bene queste dinamiche».
Lei è stato più volte all’Aquila nel post-sisma, ospite di iniziative letterarie - come Volta la carta - ma anche di incontri di legalità. Che idea si è fatto in merito al rischio di infiltrazioni, prima nella ricostruzione e ora negli investimenti legati al Pnrr?
«Ero stato all’Aquila anche prima, a vedere il Mammut nel Castello in centro, ad esempio. In generale, posso dire che in questa città l'influenza della criminalità organizzata è limitata, anche grazie al lavoro di prevenzione dei nostri servizi segreti, tra i migliori al mondo anche in relazione al contrasto del terrorismo internazionale».
Il suo prossimo libro?
«Uscirà i primi di luglio e si chiamerà Colpo di ritorno».