Eleonora Abbagnato, il sogno testardo di essere étoile 

La ballerina siciliana protagonista stasera su Rai3 e Raiplay del docufilm “Una stella che danza”

ROMA. Una luce illumina una ballerina: è Eleonora Abbagnato, etoile dell'Opera di Parigi, che sta per salire sul palco per il suo ultimo spettacolo, l’addio al celebre teatro francese. Un momento suo, intimo, nel quale poter ripensare al suo lungo ed emozionante viaggio dentro l'Opéra. Inizia con questa immagine Eleonora Abbagnato. Una stella che danza, il documentario firmato da Irish Braschi trasmesso in prima serata oggi su Rai3 e Raiplay.
Bambina prodigio sulle punte, testarda già a tre anni e mezzo nel voler diventare grande ballerina affrontando sacrifici e rinunce, una vita diversa dalle coetanee per coronare il suo sogno. La difficoltà poi di trovarsi sola all’estero, nel tempio del balletto. È un viaggio emozionante e una grande lezione di vita il docufilm che racconta l’avventura e i successi dell’artista, oggi direttrice del corpo di ballo e della scuola di danza del Teatro dell’Opera di Roma. Prodotto da Matteo Levi per la 11 Marzo in collaborazione con Rai Documentari, incrocia passato e presente, le parole dei genitori, dell’amica del cuore Evelina e della prima maestra di danza Marisa, le testimonianze di grandi artisti che hanno lavorato con lei, Claudio Baglioni, Vasco Rossi e gli amici-attori Ficarra e Picone. Un puzzle che prende le mosse da Palermo, dove la piccola Eleonora passava ore a guardare i giovani della scuola di ballo che poi avrebbe frequentato, sbaragliando tutti. Il padre la portò a vedere un balletto a teatro e la tenne in braccio fino a farsi venire i crampi perché lei non voleva saperne di scendere. «Ero entrata in una favola», dice la ballerina.
In un continuo rimando di ricordi e momenti di commozione, scorrono l’esperienza a 11 anni all’Accademia di danza a Montecarlo e poi alla Scala. I grandi nomi del balletto, dal geniale Roland Petit, che la volle al Massimo di Palermo per La bella addormentata, a Carla Fracci, «incontro che mi cambiò la vita». Infine, a 14 anni, l’ approdo all’Opera di Parigi. Anni duri e di solitudine sofferta per “la piccola mafiosa”, come la chiamavano le mamme delle sue giovani colleghe francesi, che trovò nella direttrice Claude Bessy appoggio e rassicurazioni. «Quando una è brava è sempre sola», osserva la mamma. Nel tempio della danza parigino Eleonora è diventata prima ballerina a 23 anni, ma la nomina a ètoile, tanto attesa, tardava ad arrivare. E allora ecco le esperienze di cinema con Ficarra e Picone, gli incontri con Baglioni e Vasco Rossi, la partecipazione come ospite al Festival di Sanremo. Etoile dell’ Opèra poi lo è diventata, punto di arrivo di un lavoro durato trent’anni, coronato da una commovente serata d’addio. In un cerchio che nel docufilm si chiude con la figlia Julia, anche lei ballerina in erba, che interpreta la madre da ragazzina sulle note del pianoforte suonato da Dardust.
«Faccio la forte ma alla fine non lo sono», ha ammesso Eleonora asciugandosi una lacrima al termine della prima proiezione. «L’idea di questo lavoro»,ha detto il regista Irish Braschi, era raccontare il sogno della bambina che ha raggiunto l’Olimpo della danza. Nessun sogno è impossibile quando c’è questo fuoco».