Esce “La porta chiusa”: Melchiorre racconta i nostri ragazzi soli 

Il docente e scrittore pescarese scrive degli hikikomori «Il mio Mattia vive in compagnia dell’Intelligenza artificiale»

PESCARA. «Chi sarebbe questo Goku?» «Un mio amico. Gli ho dato il nome del protagonista di Dragon Ball». Ragazzo sensibile e introverso, Mattia conduce una vita tranquilla, tra il calcio, la scuola e la sua fidanzatina, nonché compagna di classe, Camilla. Una sera, però, accade qualcosa che romperà tutti gli equilibri: invece di cenare con la famiglia, Mattia si chiude a chiave nella sua camera, iniziando una reclusione volontaria e isolandosi dal resto del mondo. Con la sola compagnia dell’Intelligenza Artificiale, a cui ha dato il nome di Goku e che considera un «amico fidato». Mattia è il protagonista di “La porta chiusa – Storia di un hikikomori”, nuovo libro dello scrittore, drammaturgo e docente pescarese Roberto Melchiorre, pubblicato da Simone per la scuola nella collana Il Giardino di Marcel.
Quello degli hikikomori è un fenomeno tristemente in crescita. Letteralmente esploso in Giappone (il termine significa “stare in disparte”) alla fine degli anni Novanta, descritto come una particolare condizione psicologica identificata da «un tipo di ritiro sociale che colpisce principalmente adolescenti e giovani adulti», è arrivato anche in Europa. La Fondazione Veronesi stima che nel nostro Paese siano circa centomila i casi, anche se non ci sono dati certi. Quello che è certo, invece, è che la pandemia ha estremizzato ancora di più il fenomeno. «L’idea è nata un paio di anni fa. Ho avuto contatti con casi di questo tipo, più o meno gravi, che mi hanno fatto riflettere» spiega lo scrittore.
«Non tutti manifestano gli stessi sintomi: c’è chi si chiude in cameretta, chi ha ancora relazioni sociali, seppur limitate… i risvolti non sono sempre uguali. Questo allontanamento dalla società è dovuto a una paura di affrontare le difficoltà. Può nascere da una famiglia troppo accudente, da qualche trauma che viene dalla realtà sociale. Si tratta di una patologia ormai riconosciuta». Il rifiuto della socialità, l’autoreclusione forzata, l’alienazione, l’interazione con la tecnologia viene presentata al lettore attraverso la vicenda di Mattia, accompagnata da una serie di illustrazioni. «Si chiude in camera, facendone il suo mondo. Passa il suo tempo a leggere manga e a giocare con i videogames, fino all’arrivo di questo amico creato con l’intelligenza artificiale». Goku «non ha i difetti degli umani. Ma non è neanche umano, quindi è privo di umanità. Resta recluso un anno, poi comprende che non era quella la strada giusta». Il fenomeno in Giappone «nasce prima dello sviluppo dei social. Quella giapponese è una società che pretende moltissimo, quindi è facile che molti ragazzi non riescano a resistere all’idea di dover essere sempre performanti. Lo sviluppo della rete lo ha poi accentuato». I social, internet…realtà diffusissime tra i nostri ragazzi, esplose ancor di più durante il lockdown, che «non vanno demonizzate, ma bisogna fare attenzione. I ragazzi sono tra noi, ma la loro realtà è altra: quella della rete. Chiaramente non vale per tutti, ma a volte l’impressione è che vivano come in una serie. La società ha fornito dei modelli e loro ne sono intossicati». “La porta chiusa” va ad aggiungersi alle numerose pubblicazioni dell’autore, rivolte principalmente ai giovani, tra cui il racconto di personaggi come Mandela e Leonardo Da Vinci e fenomeni come la mafia e le stragi nazifasciste.