Giò Di Tonno: è l’amicizia il sentimento da cui nasce il mio “I Tre Moschettieri”

Il “cantattore” abruzzese è Athos, «il più saggio e anche lui guascone» Sue le musiche, la prima a novembre poi il tour farà tappa a Pescara

PESCARA. L’idea lo accarezzava da molti anni: dare vita a un musical incentrato sulle avventure di Athos, Porthos e Aramis, i tre moschettieri protagonisti dell’omonimo romanzo di Alexandre Dumas. Un’amicizia invincibile e incorruttibile, scandita dall’indimenticabile motto «Tutti per uno, uno per tutti!», che da novembre rivivrà nei teatri di tutta Italia in una imperdibile versione. Protagonisti il “cantattore” pescarese Giò Di Tonno (nel ruolo di Athos), Graziano Galatone (Aramis) e Vittorio Matteucci (Porthos). Un’amicizia di lungo corso la loro, nata con il musical “Notre-Dame de Paris”, che li ha visti e li vede condividere da molti anni palchi e progetti. “I Tre Moschettieri - Opera Pop” – la cui anteprima è prevista il 2 novembre a Isernia – farà tappa anche al Teatro Massimo di Pescara, il 14 e 15 gennaio. Lo spettacolo è prodotto da Stefano Francioni e dal Teatro Stabile d’Abruzzo, la direzione artistica e la regia sono di Giuliano Peparini, le musiche di Giò Di Tonno e i testi del pescarese Alessandro Di Zio. «È un’idea che avevo da un sacco di tempo, nata nel 2010, quando ero impegnato nel tour de “I promessi sposi – Opera moderna”, in cui interpretavo Don Rodrigo» racconta al Centro Giò Di Tonno. «A lanciarla fu il maestro d’armi Renzo Musumeci Greco. Io, Graziano e Vittorio, che lavoravamo insieme nel musical – Graziano era Renzo, Vittorio l’Innominato – stavamo giocando con le spade dietro le quinte; vedendoci disse: “Ma siete i tre moschettieri! Perché non ci pensate?”. Questa cosa ha iniziato a frullarmi in testa. E ho coinvolto il mio storico amico Alessandro Di Zio, proponendogli di iniziare a lavorare a questo progetto».
Cosa le rispose Di Zio?
Accolse la proposta con entusiasmo e incominciammo a documentarci. Dopo il primo momento di fuoco compositivo e creativo, però, ci siamo un po’ raffreddati a causa di mille cose che sono sopraggiunte. Ogni tanto buttavamo giù qualcosa, ma il progetto si era un po’ arenato. Due anni fa ho ripreso in mano tutto con la convinzione di volerlo portare a termine. Mi sono messo a lavorare per mesi, dalla mattina alla sera, come insegnava Morricone: per portare a termine un lavoro, bisogna lavorare con continuità. Così, mi sono messo sotto. Una volta terminato, lo step successivo era trovare il produttore. Stefano Francioni ci ha creduto da subito. Ho contattato poi Peparini per la parte creativa. Abbiamo, così, chiuso il cerchio e abbiamo lavorato incessantemente per mettere in scena uno spettacolo che fosse il più bello possibile. Sarà una bella sorpresa per molti. Nel progetto è coinvolto anche Renzo Musumeci Greco, che si occupa dei duelli.
Cosa ama dell’opera di Dumas?
Il fatto che sia permeata da questo grande valore, che è l’amicizia, a cui tengo molto, anche se purtroppo alcuni dei miei più cari amici sono distanti. Avendo lavorato sempre in giro per l’Italia, è difficile frequentarsi, ma l’amicizia va al di là del tempo che si consuma insieme. Mi piace questo aspetto ed è quello che abbiamo rimarcato moltissimo, è il leitmotiv del romanzo. L’amicizia che supera ogni cosa. Tre amici si troveranno a difendere il re, ma anche l’amore di D’Artagnan per Costanza, che verrà osteggiato dal cardinale Richelieu.
La storia di un’amicizia raccontata con due grandi amici: Graziano Galatone e Vittorio Matteucci…
Da veri amici, siamo felicissimi di essere insieme in questa nuova avventura. Il trio di “Notre-Dame” e dei “Promessi Sposi” si ripresenta sul palco, in un progetto che mette al centro, appunto, l’amicizia.
Com’è il suo Athos?
È il personaggio forse più saggio dei tre, il più misurato, se vogliamo, anche se sono tutte e tre guasconi. I rapporti umani nel 1600 erano “essenziali”, due persone duellavano e magari il giorno dopo si abbracciavano e bevevano qualcosa insieme. Sono tutti e tre molto forti, con delle caratteristiche molto accentuate; a tutti e tre piace vivere totalmente e hanno il gusto di duellare, anche oltre il ruolo di protettori del re. È uno spettacolo divertente. Abbiamo, inoltre, accentuato la storia d’amore tra D’Artagnan e Costanza perché drammaturgicamente, a teatro, funziona di più.
“I Tre Moschettieri” arriva dopo l’esperienza di “Peter Pan”, in cui ha interpretato un originale Capitan Uncino. Tra tutti, qual è il personaggio a cui è più legato?
Mi sono divertito molto a interpretare Capitan Uncino, l’ho reso più buffone e l’ho contestualizzato in base alla zona dove mi esibivo. Il ruolo preferito, però, resterà sempre e comunque Quasimodo, un personaggio che mi rimarrà dentro.
“Notre-Dame de Paris” tornerà a teatro?
Non morirà mai. Se ne parla e c’è in previsione una ripartenza, anche se non a breve. Sicuramente un altro giro di giostra lo faremo.