Il testo di Brecht con omaggio a Strehler al teatro “Caniglia” di Sulmona
Guerritore uomo e donna in scena con “L’anima buona di Sezuan”
SULMONA. «Portiamo sul palco tutta la tenerezza e l’amore per gli esseri umani costretti dalla povertà e dalla sofferenza a divorarsi gli uni con gli altri, ma sempre raccontati con lo sguardo...
SULMONA. «Portiamo sul palco tutta la tenerezza e l’amore per gli esseri umani costretti dalla povertà e dalla sofferenza a divorarsi gli uni con gli altri, ma sempre raccontati con lo sguardo tenero di chi comprende». Monica Guerritore descrive così “L’anima buona di Sezuan” di Bertold Brecht, il cui adattamento arriva giovedì, 3 febbraio, al teatro “Maria Caniglia” di Sulmona. L'allestimento, che porta la firma della stessa Guerritore, si propone come un omaggio a Giorgio Strehler, che del testo brechtiano curò la messinscena nel 1981 a Milano.
Ambientata nella provincia cinese del Sezuan, la pièce muove i passi dall’arrivo di tre dèi, giunti sulla terra alla ricerca di qualche anima buona. Ne riconoscono una solamente avvicinandosi alla prostituta Shen Te che accorda loro ricovero per la notte. La ricompensa per tale atto di bontà sono mille dollari d’argento, ossia la possibilità per la ragazza di riscattarsi e vivere bene, con l’obbligo, tuttavia, di continuare a praticare la bontà.
Shen Te apre dunque una tabaccheria, ma si ritrova subito addosso uno sciame di parassiti, falsi e veri parenti bisognosi, esigenti fino alla ferocia, da cui la donna è costretta a difendersi: per farlo, una notte, si traveste da Shui-Ta, un cugino cattivo e spietato con tutti.
Tutto questo, finché non interviene l’amore a complicare la situazione. «In questi anni durissimi, solo il teatro può raccontarci dal di dentro, rendendoci consapevoli delle maschere ringhianti che stiamo diventando», sottolinea Guerritore che, oltre a dirigere, vestirà i panni della protagonista Shen Te e dell’immaginario cugino Shui-Ta. Straordinaria l’attrice-regista nel caratterizzare i due personaggi antitetici, la struggente poesia della dolce ex prostituta e il grottesco allure di un uomo che sembra un gangster da operetta. «Mettere in scena la meravigliosa parola di Brecht risponde alla missione civile e politica del mio mestiere. Teatro civile, politico, di poesia».
In scena anche gli interpreti Matteo Cirillo, Alessandro Di Sonna, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni, Lucilla Mininno. L’allestimento scenografico è tratto da un’idea di Luciano Damiani, il disegno luci porta la firma di Pietro Sperduti, i costumi sono di Valter Azzini.
«È per noi una grande emozione e un grande orgoglio poter ospitare uno spettacolo di così rara fattura», dichiara entusiasta Patrizio Maria D’Artista, direttore della stagione di prosa del “Caniglia”. «Una storia universale quella di Brecht, ma anche un omaggio sentito e appassionato al maestro del teatro italiano Giorgio Strehler nel centenario della sua nascita da parte di una delle più grandi e sensibili attrici del panorama italiano quale è Monica Guerritore».
Proprio al grande regista teatrale e direttore artistico (Trieste, 14 agosto 1921 – Lugano, 25 dicembre 1997), conosciuto durante un provino a cui aveva partecipato per sbaglio, l’attrice deve la sua carriera artistica. «Abbiamo scelto, anche in questo momento così delicato e instabile, di non fermare la nostra attività», riprende D’Artista, «e di proporre al nostro pubblico affezionato spettacoli di grande prestigio e con grandi allestimenti, nonostante tutto sì, perché abbiamo un disperato bisogno di bellezza».
Ambientata nella provincia cinese del Sezuan, la pièce muove i passi dall’arrivo di tre dèi, giunti sulla terra alla ricerca di qualche anima buona. Ne riconoscono una solamente avvicinandosi alla prostituta Shen Te che accorda loro ricovero per la notte. La ricompensa per tale atto di bontà sono mille dollari d’argento, ossia la possibilità per la ragazza di riscattarsi e vivere bene, con l’obbligo, tuttavia, di continuare a praticare la bontà.
Shen Te apre dunque una tabaccheria, ma si ritrova subito addosso uno sciame di parassiti, falsi e veri parenti bisognosi, esigenti fino alla ferocia, da cui la donna è costretta a difendersi: per farlo, una notte, si traveste da Shui-Ta, un cugino cattivo e spietato con tutti.
Tutto questo, finché non interviene l’amore a complicare la situazione. «In questi anni durissimi, solo il teatro può raccontarci dal di dentro, rendendoci consapevoli delle maschere ringhianti che stiamo diventando», sottolinea Guerritore che, oltre a dirigere, vestirà i panni della protagonista Shen Te e dell’immaginario cugino Shui-Ta. Straordinaria l’attrice-regista nel caratterizzare i due personaggi antitetici, la struggente poesia della dolce ex prostituta e il grottesco allure di un uomo che sembra un gangster da operetta. «Mettere in scena la meravigliosa parola di Brecht risponde alla missione civile e politica del mio mestiere. Teatro civile, politico, di poesia».
In scena anche gli interpreti Matteo Cirillo, Alessandro Di Sonna, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni, Lucilla Mininno. L’allestimento scenografico è tratto da un’idea di Luciano Damiani, il disegno luci porta la firma di Pietro Sperduti, i costumi sono di Valter Azzini.
«È per noi una grande emozione e un grande orgoglio poter ospitare uno spettacolo di così rara fattura», dichiara entusiasta Patrizio Maria D’Artista, direttore della stagione di prosa del “Caniglia”. «Una storia universale quella di Brecht, ma anche un omaggio sentito e appassionato al maestro del teatro italiano Giorgio Strehler nel centenario della sua nascita da parte di una delle più grandi e sensibili attrici del panorama italiano quale è Monica Guerritore».
Proprio al grande regista teatrale e direttore artistico (Trieste, 14 agosto 1921 – Lugano, 25 dicembre 1997), conosciuto durante un provino a cui aveva partecipato per sbaglio, l’attrice deve la sua carriera artistica. «Abbiamo scelto, anche in questo momento così delicato e instabile, di non fermare la nostra attività», riprende D’Artista, «e di proporre al nostro pubblico affezionato spettacoli di grande prestigio e con grandi allestimenti, nonostante tutto sì, perché abbiamo un disperato bisogno di bellezza».