ARTE
I ritratti senza tempo di Matteo Fato a Roma e a Pereto
Nel borgo aquilano l’artista pescarese apprezzato nel mondo inaugura la Galleria Monitor in Abruzzo con un progetto ardito
Il ritratto che resiste al tempo ancora oggi, nel delirio delle immagini che assediano la contemporaneità. “Immagine è somiglianza (come il ritratto sia parte della pittura)” è il titolo della nuova mostra di Matteo Fato. L’artista pescarese conosciuto in tutto il mondo inaugura con una personale la sede di Pereto, in provincia dell’Aquila, della galleria Monitor, un progetto che svolge un percorso coraggioso dalle capitali europee (Roma e Lisbona, dove operano con successo da anni le due sedi di Monitor) alla provincia abruzzese.
Una operazione ambiziosa e di alto livello culturale cui Fato (Pescara 1979) ha aderito con forza esordendo con la sua prima mostra per la galleria. L’esposizione si svolge in contemporanea nella sede di Roma (a palazzo Sforza Cesarini a pochi passi da piazza Navona) e in quella nuova di Pereto dunque (palazzo Maccafani), inaugurata per l’occasione. Entrambi gli allestimenti si concluderanno sabato 30 novembre (orari sede di Roma: da martedì a venerdì 13 -19; sede di Pereto su appuntamento. Info: 06 39378024 email: monitor@monitoronline.org).
Ideato in modo unitario, il progetto è dedicato dunque a uno dei temi centrali nel lavoro recente dell’artista: il ritratto. Fra i generi tradizionali della storia dell’arte, il ritratto si è riproposto nella pratica di Fato dal 2012, dopo l’intensa frequentazione durante il tirocinio accademico. In questo ritorno alle proprie origini artistiche, l’autore si è riavvicinato al genere con la consapevolezza della sua tradizione. Concepito come maniera per eccellenza di consegnare un’immagine alla storia, il ritratto conserva una resistenza in questo tempo di immagini inflazionate.
I soggetti, provenienti da vari ambiti culturali e momenti storici, sono scelti per una particolare ossessione che ne ha animato la vita, trasformandoli – nella visione di Fato – in artisti: così Alessandro Moreschi ultimo cantante castrato, lo scienziato geniale ed emarginato Nikola Tesla, il pugile di etnia sinti Johann Wilhelm Trollmann, il filosofo Ludwig Wittgenstein. In altre circostanze, i ritratti nascono in occasioni espositive, diventando strumento d’indagine su un luogo (come nelle opere dedicate a Bernardino Telesio e allo scrittore abruzzese Ennio Flaiano e l’astronauta Charles Duke). “Immagine è somiglianza” prosegue la personale galleria di ritratti di Fato, soffermandosi su figure di riferimento come l’artista Scipione e i filosofi Kierkegaard e Deleuze, ed estendendo la riflessione a persone viventi.
L’autore compone una costellazione di affetti personali che apre allo stesso tempo uno spaccato sul sistema dell’arte: nella raccolta entrano la gallerista Paola Capata e il curatore della mostra, Simone Ciglia, e poi Gianni Garrera, filologo musicale che da anni accompagna il lavoro di Fato (contribuendo anche in questa occasione con un assunto), il gallerista pescarese Cesare Manzo, alcuni collezionisti e un amico.
L’intento è conferire valore ai diversi ruoli che contribuiscono a definire l’impegno culturale, esplorando formalmente varie declinazioni della ritrattistica. La Galleria Monitor ha aperto a Roma nel 2003 e fin dagli esordi, l’obiettivo è stato quello di offrire uno spazio sperimentale adatto a una nuova generazione di artisti. Dal 2014 – per oltre un anno – ha tenuto aperto un project space a downtown Manhattan, New York, che si è concluso nell’agosto 2015 con un una residenza e un solo show del giovane artista italiano Tomaso De Luca (Verona,1988). Nel 2017 Monitor ha aperto la nuova sede a Lisbona, inaugurandola con una personale di Graham Hudson (Sussex, 1977), vincitore del The Bryan Roberston Trust Award for 2018. Nel corso degli ultimi anni Paola Capata, fondatrice della galleria, si è fatta promotrice di diverse iniziative trasversali: Granpalazzo, nuovo format di fiera d’arte contemporanea fondata insieme a Delfo Durante, Ilaria Gianni e Federica Schiavo, e Straperetana mostra disseminata nell’antico borgo di Pereto, fondata con Durante e la curatela di Saverio Verini.
La decisione di inaugurare uno spazio a Pereto al di fuori della grande città nasce dall’esigenza di offrire un’esperienza completamente diversa dalla maniera odierna di approcciarsi all’arte: prendere il proprio tempo per la visione corretta di una mostra, ritrovare il gusto di conversare con il gallerista e l’artista su un progetto, sulla nascita di un’opera, alimentando la crescita di una relazione che si basa su un gusto comune e sulla reciproca conoscenza. «Lo spazio di Pereto non vuole essere un luogo dai numerosi passaggi», spiegano promotori. «È concepito come uno spazio privato, quasi segreto, che apre le sue porte al visitatore attento e interessato, un visitatore che ritrovi il gusto del viaggio, della scoperta e dell’incontro, immergendosi in un paesaggio intatto, tra mura secolari che custodiscono un’idea di bellezza».
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