Il momento di grazia di Amendola: Il Patriarca un libro e I Cesaroni
L’attore e regista della serie alla 2ª stagione su Canale 5: «Ritroveremo Nemo spietato, ma più fragile e sentimentale»
«Il passato che torna, i dolori del passato che fanno pressione, a cominciare dalla morte del figlio, la malattia che rende il nostro protagonista Nemo un uomo più fragile e di conseguenza più sentimentale, anche se torna in prima linea nonostante lo avessimo lasciato quando voleva uscire dall’ambito criminale». Momento di grazia per Claudio Amendola che torna su Canale 5 con la fortunata serie Il Patriarca 2, da venerdì 15 novembre in prima serata, che lo vede protagonista e regista.
«Ritroveremo Nemo, l’imprenditore tanto affascinante quanto spietato che ha costruito il suo impero criminale sotto la copertura dell’azienda ittica da dove gestisce una vasta rete di narcotraffico che gli consente di mantenere il controllo sulla città marittima di Levante, ma questa volta è forse più sentimentale, anche fragile, ha un principio di Alzheimer e la malattia lo rende più vulnerabile», dice l’attore e regista nella sede romana della casa di produzione Camfilm. «Anche questa seconda stagione», promette, «esplorerà tutta la gamma delle passioni umane, dalla vendetta, all’odio, all’amore e sarà ricca di colpi di scena».
Sul piano personale, Nemo continua a lottare contro la progressione dell’Alzheimer, diagnosticato nella scorsa stagione. Mentre i ricordi iniziano a sfuggirgli, la malattia lo costringe a riflettere su tutte le sue scelte. Le questioni lasciate in sospeso trovano nuovi sviluppi: Nemo scoprirà mai la verità sulla morte di suo figlio? E per quanto ancora Mario riuscirà a nascondere le sue macchinazioni? Il 24 febbraio, conferma Amendola, ci sarà il primo ciak per il ritorno di una serie molto amata, I Cesaroni: «Io sarò Giulio, sto finendo i provini». Ed Elena Sofia Ricci farà parte del cast? «Purtroppo no. È stata un caposaldo della serie. Ci saranno tutti i maschi dei Cesaroni. Ma lo spirito di Elena aleggia in tutta la serie. I fan non resteranno delusi». Ma non è tutto: Amendola è in libreria con il suo primo libro “Ma non dovevate andà a Londra” (Sperling & Kupfer pp. 240; 19,90 euro). Un memoir in cui l'autore ripercorre la sua vita dagli 11 ai 32 anni, e che vede la prefazione di Walter Veltroni. Questo libro è un omaggio a sua madre attrice e doppiatrice di grandi star – da Liz Taylor, Shirley MacLaine, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jane Fonda – e moglie del compianto Ferrucio Amendola (si sono separati quando Claudio aveva un anno), altro doppiatore di Robert De Niro, Sean Connery, Robert Redford, Tomas Millian.
Roma, estate 1974. La scuola è finita e Claudio già pregusta i mesi di svago che lo attendono, ma mamma Rita ha in serbo un programma ben diverso: quest’anno si parte in auto alla volta dell’Est Europa, si va oltrecortina alla scoperta delle virtù del socialismo reale. Claudio è perplesso, non sembra capire granché, e anche i suoi parenti reagiscono alla notizia rivolgendo a Rita la medesima, laconica domanda: «Ma non dovevate andà a Londra?». Nonostante lo scetticismo quel viaggio si farà. E sarà un’esperienza tragicomica che vedrà i sogni di Rita infrangersi contro la dura realtà, mentre la comitiva si trascinerà senza entusiasmo lungo strade deserte e paesaggi monotoni, tra mugugni e lamentele crescenti. E Claudio, appena undicenne, ancora non sa che quell’esperienza è destinata a imprimersi in modo indelebile nella sua mente, assumendo negli anni un senso sempre più profondo. E non è un caso, allora, che in queste pagine il racconto di quel bizzarro viaggio verso il “sol dell’avvenire” diventi per lui l’occasione per ripercorrere gli snodi di una vita intera, dall’infanzia nel quartiere della Balduina ai tumulti giovanili, dagli insegnamenti di papà Ferruccio agli esordi nel cinema, fino agli incontri più importanti di una carriera sorprendente. Rita era convinta che nel giro di qualche anno il cirillico sarebbe stata la lingua più parlata al mondo. «Era una madre così diversa dalle altre, così fuori dalle regole, indipendente». Cosa pensa oggi della politica: «Cosa posso pensare... sono distaccato, disilluso. Io non mi vergogno del mio passato e delle mie simpatie, non sono mai stato un terrorista, o un eversivo». Sulla Roma? «Ma cosa posso dire, sono anche dimagrito». Sul resto risponde con un proverbio napoletano e non in romanesco: «Chi va pè chieste mare chieste pisce piglia», insomma se si fanno certe scelte gli eventi che accadono poi non possono che essere le loro dirette conseguenze.
«Ritroveremo Nemo, l’imprenditore tanto affascinante quanto spietato che ha costruito il suo impero criminale sotto la copertura dell’azienda ittica da dove gestisce una vasta rete di narcotraffico che gli consente di mantenere il controllo sulla città marittima di Levante, ma questa volta è forse più sentimentale, anche fragile, ha un principio di Alzheimer e la malattia lo rende più vulnerabile», dice l’attore e regista nella sede romana della casa di produzione Camfilm. «Anche questa seconda stagione», promette, «esplorerà tutta la gamma delle passioni umane, dalla vendetta, all’odio, all’amore e sarà ricca di colpi di scena».
Sul piano personale, Nemo continua a lottare contro la progressione dell’Alzheimer, diagnosticato nella scorsa stagione. Mentre i ricordi iniziano a sfuggirgli, la malattia lo costringe a riflettere su tutte le sue scelte. Le questioni lasciate in sospeso trovano nuovi sviluppi: Nemo scoprirà mai la verità sulla morte di suo figlio? E per quanto ancora Mario riuscirà a nascondere le sue macchinazioni? Il 24 febbraio, conferma Amendola, ci sarà il primo ciak per il ritorno di una serie molto amata, I Cesaroni: «Io sarò Giulio, sto finendo i provini». Ed Elena Sofia Ricci farà parte del cast? «Purtroppo no. È stata un caposaldo della serie. Ci saranno tutti i maschi dei Cesaroni. Ma lo spirito di Elena aleggia in tutta la serie. I fan non resteranno delusi». Ma non è tutto: Amendola è in libreria con il suo primo libro “Ma non dovevate andà a Londra” (Sperling & Kupfer pp. 240; 19,90 euro). Un memoir in cui l'autore ripercorre la sua vita dagli 11 ai 32 anni, e che vede la prefazione di Walter Veltroni. Questo libro è un omaggio a sua madre attrice e doppiatrice di grandi star – da Liz Taylor, Shirley MacLaine, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Jane Fonda – e moglie del compianto Ferrucio Amendola (si sono separati quando Claudio aveva un anno), altro doppiatore di Robert De Niro, Sean Connery, Robert Redford, Tomas Millian.
Roma, estate 1974. La scuola è finita e Claudio già pregusta i mesi di svago che lo attendono, ma mamma Rita ha in serbo un programma ben diverso: quest’anno si parte in auto alla volta dell’Est Europa, si va oltrecortina alla scoperta delle virtù del socialismo reale. Claudio è perplesso, non sembra capire granché, e anche i suoi parenti reagiscono alla notizia rivolgendo a Rita la medesima, laconica domanda: «Ma non dovevate andà a Londra?». Nonostante lo scetticismo quel viaggio si farà. E sarà un’esperienza tragicomica che vedrà i sogni di Rita infrangersi contro la dura realtà, mentre la comitiva si trascinerà senza entusiasmo lungo strade deserte e paesaggi monotoni, tra mugugni e lamentele crescenti. E Claudio, appena undicenne, ancora non sa che quell’esperienza è destinata a imprimersi in modo indelebile nella sua mente, assumendo negli anni un senso sempre più profondo. E non è un caso, allora, che in queste pagine il racconto di quel bizzarro viaggio verso il “sol dell’avvenire” diventi per lui l’occasione per ripercorrere gli snodi di una vita intera, dall’infanzia nel quartiere della Balduina ai tumulti giovanili, dagli insegnamenti di papà Ferruccio agli esordi nel cinema, fino agli incontri più importanti di una carriera sorprendente. Rita era convinta che nel giro di qualche anno il cirillico sarebbe stata la lingua più parlata al mondo. «Era una madre così diversa dalle altre, così fuori dalle regole, indipendente». Cosa pensa oggi della politica: «Cosa posso pensare... sono distaccato, disilluso. Io non mi vergogno del mio passato e delle mie simpatie, non sono mai stato un terrorista, o un eversivo». Sulla Roma? «Ma cosa posso dire, sono anche dimagrito». Sul resto risponde con un proverbio napoletano e non in romanesco: «Chi va pè chieste mare chieste pisce piglia», insomma se si fanno certe scelte gli eventi che accadono poi non possono che essere le loro dirette conseguenze.