Il fotografo vastese Costanzo D'Angelo

L'INTERVISTA / COSTANZO D'ANGELO

«In quello scatto c’è la vita di tutti oltre il silenzio»  

Il fotografo di Vasto da 30 milioni di click racconta come è nata “Risvegli all’italiana” 

VASTO. Mattini che sanno di mercato di strada, di pescherie, di bicicletta. Banchi vuoti della chiesa, supermercati pronti ad alzare le serrande al termine delle operazioni di carico e scarico. Strade del centro ancora affogate nella notte, con le prime luci dell’alba a promettere la primavera piena.

La foto "Risvegli all'italiana"
Colori impressi negli occhi e negli obiettivi di Costanzo D’Angelo, 51 anni, fotografo di Vasto originario di Castelmauro, della vicina provincia di Campobasso. Per abitudine ogni mattina, tra le 4 e le 5, si avvia alla ricerca di immagini da fermare nella sua reflex. Come ogni mattina, anche nei giorni del Covid, fa un giro per il centro storico. A Vasto. Incontra poche persone, giornalisti, panettieri, il parroco.
In un giorno di dichiarato isolamento, il primo maggio, Costanzo si trova a passare in uno dei vicoli più caratteristici della città, Vico Sportello. Una stradina così stretta che permette ai dirimpettai di salutarsi, scambiare chiacchiere dalle rispettive finestre. Viene rapito da ciò che vede, due dirimpettai che si passano un vassoio con il caffè, una con una maglia verde, l’altra con una maglia rossa. Nella via è posta la bandiera italiana. Una scena talmente simbolica che sembra costruita: il desiderio di comunicare nonostante le distanze, i timori e il silenzio che avvolge i vicoli. Un racconto che fissa su carta colorata alcuni tratti del Dna di una comunità che non rinuncia alla vita nonostante dolore e morte. Neanche il tempo di postare lo scatto – ribattezzato “Risvegli all’italiana” sui social – che l'immagine entra a far parte del patrimonio collettivo di questo tempo, anche grazie alla sua forza evocativa che la trasforma in un’icona.
Fiorella Mannoia e Chiara Ferragni la condividono nelle stories e come loro fanno tanti contatti influenti. Dall’estero un lunghissimo elenco di testate giornalistiche e privati, in poco tempo diventa una foto internazionale. La foto va ben oltre le 30 milioni di visualizzazioni stimate.
«L’aspetto che mi ha colpito di più», valuta il fotografo, «è l’affetto dei miei contatti che hanno protetto il mio lavoro segnalandomi le tante persone che hanno condiviso la foto senza citare l’autore. Per carità, sono consapevole dei rischi che si corrono quando si posta uno scatto sui social, ma in questo caso sono contento che la maggior parte abbia condiviso accreditando a me lo scatto». Negli anni, D’Angelo ha collezionato diverse mostre fotografiche, spaziando tra immagini di reportage e di palco con uno sguardo attento alle tematiche sociali. Da direttore della fotografia a fotografo di scena fino alla ricerca delle immagini per emozioni.
Si aspettava tutto questo successo per la sua foto?
Mi ha fatto sorridere mia figlia Alessandra che la domenica mi chiama dicendomi: “Papà, la Ferragni ha condiviso la tua foto”. Terminata la chiamata il telefono è diventato bollente. Non immaginavo minimamente che quella immagine diventasse virale, ero consapevole di aver realizzato uno scatto potente, pieno di speranze, di emozioni. Ho assistito a quella scena per pura casualità, stavo andando al centro a piedi, quando il cameraman professionista e mio amico Nicola Cinquina si ferma e mi dice: “Costanzo devo andare in centro per realizzare immagini per il Tg3,vieni con me?”. Abbiamo iniziato a girovagare per i vicoli vicino la Chiesa di Santa Maria Maggiore ed abbiamo assistito alla scena che ho fotografato col teleobiettivo.
Che cosa vuol dire fotografare per lei?
Ho iniziato all’età di 8-10 anni a sentire gli odori della chimica in camera oscura dello studio fotografico di mio padre a Castelmauro. Dopo 40 anni, ho ancora quell’odore addosso. Quando si scatta, si hanno due obiettivi: fermare un’immagine in buone condizioni tecniche ed emozionare. Grazie alle tecnologie moderne molti, anche non fotografi, riescono a realizzare foto ben definite e con la giusta esposizione, ma trasmettere emozioni è un’altra cosa. Fondamentalmente il Covid-19 non ha cambiato il mio “essere fotografo”, un lavoro fatto di istanti da immortalare in modo indelebile.
Come sceglie i soggetti da immortalare?
L’essere umano mi incuriosisce in tutte le sue attività: ogni espressione è unica e irripetibile e, se sei bravo a cogliere quell’istante, hai fatto una bella foto. Per un tramonto o un’alba è diverso. Se c’è una bellissima alba hai fatto una bellissima foto. Per quanto riguarda l’essere umano invece devi essere bravo a saper cogliere quell’attimo ben preciso.
C’è qualche fotografo che guida la sua ispirazione?
Mi piace partecipare alle mostre di vari fotografi ma non mi lascio influenzare. Più che i fotografi guardo i pittori. Amo molto Caravaggio in quanto, per certi versi, è stato il primo fotografo della storia. Nei quadri di Caravaggio c’è molto dinamismo. Con la luce esalta il soggetto, ma nelle zone d’ombra si intravede comunque tutto il resto.
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