L’opera di Jonathan Monk al Lavapiù 

Nuova iniziativa nella lavanderia teramana: sarà visitabile fino al 22 settembre

TERAMO. Il quotato artista concettuale britannico Jonathan Monk espone a Teramo la sua opera Washing Louise, Jeff and Peter nella lavanderia a gettoni Lavapiù. Visibile da ieri, l'opera resterà fino al 22 settembre.
La nuova iniziativa ospitata in un luogo non canonico quale una lavanderia si inserisce nel programma espositivo La Cura, realizzato nel locale di via Castagna dal collettivo artistico e curatoriale Celeste, vale a dire Alessandro Di Massimo, Claudia Petraroli, Andrea Marinucci.
«Celeste è entusiasta di concludere la terza stagione di Lavapiù con un lavoro site-specific di Jonathan Monk», afferma il collettivo. «Attivo dai primi anni '90, Monk sviluppa la sua ricerca a partire dalla rinuncia al mito dell’originalità nella creazione artistica. La sua pratica si caratterizza per il recupero e risignificazione di alcune opere seminali del minimalismo e dell’arte concettuale degli anni '60 e '70».
In Washing Louise, Jeff and Peter, l'artista rievoca tre vecchie conoscenze: i nomi nel titolo sono quelli di Louise Lawler, Jeff Koons e Peter Halley, figure chiave dell’arte americana neoconcettuale. «La vetrofania realizzata dall’artista per Celeste raffigura una fotografia, o piuttosto un render, di forma quadrata, ripetuta più volte su un fondo bianco e deformata da un vortice centrifugo che ne altera le forme. A prima vista le immagini potrebbero ricordare uno dei lavori di Lawler appartenenti alla serie “adjusted to fit” (adattata per adattarsi), in cui fotografie di installazioni di mostre di arte contemporanea vengono deformate e distorte per inserirsi in nuovi contesti. In questo caso, le opere raffigurate alla “Lawler-maniera” sono un coniglietto specchiante di Koons davanti a un dipinto di Halley. Ad azionare la rotazione centrifuga di un pezzo ormai sacro di arte americana, secondo quanto suggerito dal titolo dell’opera, sarebbe il cestello della lavatrice. Eppure, ci piace pensare anche a un’altra possibilità, ovvero che ad agitare quelle colorate figurine bidimensionali sia la stessa aria che Monk aveva fatto fuoriuscire qualche anno fa dalle sue “deflated scultures”, gli iconici coniglietti di Koons che l’artista inglese faceva sgonfiare e collassare su loro stessi».
Jonathan Monk (1969, Leicester) vive e lavora a Berlino ma ha iniziato a esporre nel 1992 in Inghilterra. Da allora il suo lavoro è stato esposto in tutto il mondo. Sue opere sono in prestigiose collezioni pubbliche, Tate Britain a Londra, Guggenheim Museum e Moma a New York, Centre Pompidou a Parigi, Mart a Rovereto. (afu)