il libro

La filosofia "Apparentemente semplice" di Niko Romito

Né ricette né corsi di cucina, lo chef abruzzese tre stelle Michelin si racconta in un volume in uscita il 29 settembre scritto con Leopoldo Gasbarro

di Federica D’Amato

Molte delle star del mondo dello spettacolo, dello sport o della cultura, a un certo punto del loro cammino si fermano per raccontare quella che è stata la loro vita fino a quel momento, cercando o di impreziosire ulteriormente la propria immagine, o di suggellare il mito di sé, soprattutto laddove quel mito stenta ad essere riconosciuto dall'opinione pubblica. Racconti che spesso si concretizzano in libri un po' edulcorati, confezionati ad arte per vendere migliaia di copie e pieni di quello spirito del “self-made-man” malamente importato dal pragmatismo statunitense. Libri che si assomigliano tutti, in cui gli autori o chi per loro dimenticano che anche scrivere, dopotutto, è un'arte.

L'eccezione alla triste regola arriva dal cuore gentile e testardo del nostro Abruzzo più autentico e il suo autore è uno che all'eccellenza ci ha abituato sin da quando, in trattoria, aiutava il padre a cucinare cazziarelli e fagioli: si tratta di “Apparentemente semplice” (Sperling & Kupfer, €17,90, pp.236), il libro di Niko Romito e Leopoldo Gasbarro, prefazione di Carlin Petrini, in libreria dal prossimo 29 settembre. Niente ricette o simili, niente corsi di cucina che insegnano a diventare chef in 24 ore, niente retoriche o smancerie sulla bellezza di essere i primi e così via, ma solo un piccolo scrigno dove Romito ha racchiuso, con umiltà e purezza, la propria storia e la filosofia del suo cuore “a tre stelle Michelin”, che come tutte le lunghe e grandi storie d'amore sembra semplice, ma non lo è affatto.

Un libro davvero bello, scritto bene e con pulizia espressiva dal giornalista del Sole24 Leopoldo Gasbarro, un libro che ti afferra sin dalle prime pagine con la sua determinazione nel dirti che l'eccellenza non sta scritta né nel destino né nelle stelle, soprattutto quando queste congiurano continuamente contro di te, ma che il diventare primi – come ben sanno Roger Federer, Jury Chechi o Valentino Rossi – è la scelta quotidiana di chi non ha paura di diventare semplicemente se stesso. Come ha scelto Romito a 25 anni quando la morte improvvisa del padre gli ha fatto stracciare, senza esitazioni, il futuro già deciso di broker finanziario, e prendere la via dei fornelli, senza quasi saperli usare: il resto è una piccola leggenda. «Avevo lottato contro tutti», racconta nel Prologo.

«Contro quelli che mi davano del matto e dello sconsiderato; contro quelli che mi accusavano di essermi montato la testa; contro quelli che, semplicemente, non capivano. Ma sono cocciuto, cocciuto come la roccia delle montagne che mi hanno visto nascere e alle quali mi lega un filo indissolubile. Quando la mia avventura è cominciata in tanti mi chiedevano: perché sei rimasto a Rivisondoli? E poi, perché ti sei trasferito a Castel di Sangro? Perché quei due piccoli centri degli altopiani abruzzesi, lontani dalle rotte importanti del gusto? Anzi, lontani da qualsiasi rotta? E' che io sono la terra in cui sono cresciuto, e in cui ho scelto di ritornare. Quello che ho fatto, potevo farlo solo qui. Sarebbe stato più facile a Roma o a Milano? Probabilmente sì. Però emergere qui ha un valore diverso, un non so che di speciale, di unico, di irripetibile. Vincere da queste parti è come vincere due volte».

Ma di vittorie, Romito, tra gli alti e bassi di un'avventura tanto semplice quanto straordinaria, ne ha ottenute molte, tutte strappate alla casualità o alla fortuna con i denti di un ragazzino cresciuto a pane e salsicce sotto strutto, e lunghe camminate con il nonno tra le memorie delle pietre della Maiella. Ventitré capitoli suddivisi in 4 parti in cui lo chef ci racconta della sua infanzia, della formazione universitaria a Roma, del rientro a Rivisondoli «il paese più bello del mondo» ovvero alla trattoria di famiglia, il “Reale”, e della sua lenta e complicata trasformazione in qualcosa di più grande e ambizioso; e ancora, a seguire, le difficoltà economiche, il sostegno sempre vivo delle tre sorelle e della madre, gli studi in giro per il mondo per perfezionarsi e trovare l'autenticità della propria strada, il sogno e la realizzazione di Casadonna, la tragedia del terremoto, e, infine, quel «ci devi credere, mamma» a suggello di un libro che commuove e invita ognuno di noi, senza retoriche, ad essere felici.

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