Lachman: «Di Venanzo è la mia ispirazione» 

Esposimetro d’Oro per El Conde, il maestro americano emoziona la platea a Teramo. Commossi Carone, Maio e Di Giacomo

TERAMO. «Ho amato le ombre e le luci “cucinate” da Di Venanzo, è stata una mia ispirazione. Quel suo bianco e nero incisivo e sognante... ora è difficile girare in bianco e nero, i produttori pensano che si rompa la tv poi nel vedere i film...» Scherza un po’ per celare l’emozione che gli colora il volto e rende visibile senza retorica di circostanza «il grande onore che è per me ricevere questo premio intitolato a Gianni Di Venanzo. Il suo lavoro, ne L’eclissi, La notte, 8 e ½ è stato una continua ispirazione per me, nel fare i miei film».
Il grande Ed Lachman, sulla sedia a rotelle per un infortunato all’anca sul set, accoglie così l’Esposimetro d’Oro per un Film straniero per El Conde, diretto da Pablo Larrain, rappresentando l’essenza della manifestazione teramana dedicata agli autori della fotografia cinematografica, i cinematographer per dirla all’americana come Lachman, celebrati nella città del maestro della luce (1920-1966), direttore della fotografia prediletto da Antonioni, Fellini e altre firme della settima arte, sempre e per sempre autentica icona per tutti i suoi colleghi in attività. La cerimonia di consegna ieri pomeriggio nel tendone allestito in piazza Martiri, curata, come tutto il Premio, dall’associazione culturale Teramo Nostra.
«Il film di Vittorio De Sica Umberto D mi ha fatto capire che si potevano raccontare le storie al cinema solo con le immagini, non servono troppe parole, e mi ha convertito al Neorealismo» ha detto ancora il direttore della fotografia statunitense che nel 2002 ha co-diretto con Larry Clark il controverso Ken Park e nel 2003 è stato candidato all'Oscar per la miglior fotografia di Lontano dal paradiso. Questa la motivazione della giuria: «Per aver avvicinato alla nostra sensibilità di spettatori contemporanei i modelli antichi della fotografia in bianco e nero. El Conde non si limita a proporci un’immagine priva di colore, ma sfrutta fino in fondo l’espressività dei contrasti: una vasta gamma di sensazioni, dall’armamentario dell’orrore fino a una leggerezza quasi “comedy”». «Ero convinto», ha detto il critico Stefano Masi che presiede la giuria, «che Lachman avrebbe vinto l’Oscar della fotografia per El Conde, ma lo ha vinto Oppenheimer con la fotografia di Hoyte Van Hoytema che qualche anno fa venne qui a Teramo a ritirare l’Esposimetro d’Oro».
La festa del Premio Di Venanzo, condotta con competenza da Antonella Salvucci, ha vissuto momenti diversi. Pronta, sagace, profonda eppure leggera, la madrina della 29ª edizione, l’attrice Francesca Reggiani, accompagnata al suo ingresso, come tutti gli ospiti, dalla note della Banda di Montorio. Applauditissimo il suo breve monologo su donne e cinema: «È un mestiere molto duro per le donne quello del Cinema. Del resto oggi l’unica sicurezza che abbiamo è la precarietà. Prima comunque dominavano gli uomini. E poi viviamo in un mondo in cui devi essere sempre giovane, soprattutto le donne: questo non è un paese per anziane! Questo è un bellissimo premio: io da piccola prendevo la metro e vagavo a Cinecittà con le mie foto. E Fellini disse di non aver mai visto occhi così grandi. E feci la comparsa in E la nave va dove alla fotografia c’era Peppino Rotunno. Poi feci una piccola parte ne L’intervista che aveva come direttore della fotografia Tonino Delli Colli. E poi andavo con loro in osteria dove mi divertivo un sacco. Tornando al tema donne e cinema: la donna deve creare desiderio perché il desiderio vende. Sul suo corpo hanno messo una taglia: la 42, se non ce l’hai sei... tagliata fuori!». In apertura sul palco il maestro Franco Di Donatantonio a cui è stata consegnata una targa per la colonna sonora del film Bosco Martese. «La mia musica» ha detto il maestro, «è stata un atto d’amore per le persone, i partigiani che hanno lottato per la libertà e anche verso il bosco. Ringrazio i produttori, Piero Chiarini e Adriana Chiesa e il regista Fariborz Kamkar». Poi ecco Francesco Pomilio, Premio Speciale Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “Caporale”, per il corto Noi e gli animali – un rapporto inscindibile, a cura della Classe V D del liceo scientifico Einstein di Teramo. Il saggista cinematografico Gerry Guida ha presentato “Una vita a Cinecitta”, il libro su Pasquale Cuzzupoli alla presenza dello stesso maestro del colore, che, molto emozionato, ha raccontato: «Abbiamo finito di restaurare 8 e ½ di Fellini, dove la fotografia di Gianni Di Venanzo è eccezionale». Adriana Chiesa, produttrice, è salita sul palco per ritirare il premio alla miglior fotografia della Fiction tv assegnato ad Andrea Doria, assente per lavoro, per il tv movie “La rosa dell’Istria” (2024). Caterina Carone, regista nativa di Sant’Omero, ha ricevuto una targa per il suo tenero “Limoni d’inverno”, fotografato da Daniele Ciprì. «Ringrazio Piero Chiarini e ringrazio la mia terra, l’Abruzzo!» ha detto entusiasta. Poi è stata la volta dell’attore Luca Lionello, premiato da Laura Delli Colli, figlio del più popolare Oreste, che ha ricordato la zia Irene che da attrice recitò in “Uomini e lupi” girato in Abruzzo. Premiata anche Silvia Scola. La Targa della Giuria “Marco Onorato” è andata a Giuseppe Maio, autore della fotografia di Mia di Ivano De Matteo e Come pecore in mezzo ai lupidi Lyda Patitucci. «Con orgoglio ricevo questo premio dedicato ad uno dei più grandi autori della fotografia come Marco Onorato e ringrazio Ed Lachman che mi ha avvicinato al cinema con i suoi film» ha scritto in un messaggio letto sul palco. E poi l’Esposimetro d’Oro alla Memoria a John Bailey, venuto a mancare il 10 novembre 2023 a Los Angeles a 81 anni, già presidente dell’Academy che assegna ogni anno gli Oscar, che nel 2019 ritirò a Teramo l’Esposimetro d’Oro alla Carriera. «Bailey era innamorato dell’Abruzzo» ha ricordato Masi nel ritirare il premio, «negli anni ’80 lo accompagnai a Santo Stefano di Sessanio perché voleva acquistare una casa lì». Esposimetro d’Oro per un film italiano (Rapito, di Marco Bellocchio) a Francesco Di Giacomo: nell’edizione 2001 del Di Venanzo il padre Franco ritirò l’Esposimetro alla Carriera: «Sono molto emozionato» ha detto «anche perché con Lionello ho rivisto le immagini del mio primo film diretto da Libero De Rienzo che ricordo con grande affetto. Inoltre sono emozionato perché mio padre qui è stato premiato ed era molto legato al Di Venanzo e a Teramo». Esposimetro d’Oro alla Carriera a Renato Berta, assente per disguidi dell’ultima ora, «per il suo lungo percorso attraverso il miglior cinema europeo, dalla Nouvelle Vague svizzera degli anni Sessanta e Settanta ai maestri del cinema d’autore». Il premio è stato ritirato da Chiarini che ha rivolto un pensiero ai ragazzi e agli insegnanti del Convitto e del Liceo Delfico, chiuso dalla magistratura nei giorni scorsi.