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Paride Vitale: il libro “D’amore e D’Abruzzo” è un inno alla mia terra / VIDEO

L’imprenditore della comunicazione e volto tv con Cabello presenta a Pescara il volume un po’ diario un po’ guida

PESCARA. A Paride Vitale promuovere l’Abruzzo viene naturale. Perché lo ama in tutte le sue declinazioni. E il suo libro, “D’amore e D’Abruzzo” (Cairo Editore), metà diario e metà guida turistica, è subito un successo. Perché scritto con il cuore, in maniera intelligente e genuina. Attraverso metafore e vita vissuta riesce a stuzzicare la curiosità dei lettori. Il 28 maggio lo presenta a Pescara (ore 18) all’Imago Museum.

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Frammenti di D'Amore e d'Abruzzo, Paride Vitale: "Mi ero stufato di sentire che l'Abruzzo era conosciuto solo per gli arrosticini e le pecore"
La presentazione del libro-guida con l'autore e Natasha Stefanenko: "E' Miami che è la Pescara d'America e non il contrario"

 

A 46 anni, pr, imprenditore pubblicitario (ma non solo) e protagonista di programmi tv come Pechino Express accanto all’amica Victoria Cabello e Viaggi Pazzeschi, sempre con la “Viky” vicina, Paride Vitale è diventato un volto conosciuto e testimonial spontaneo della regione che lo ha visto nascere, crescere per poi partire alla volta di Milano salvo tornare poi appena possibile. Il suo regno è Pescasseroli, nel cuore del Parco «che non ha cancelli». E nella sua terra, pur essendo ormai “uomo di mondo”, affonda stabilmente le radici. È da qui che è nata l’idea (con Ugo Morosi) di realizzare il profumo Parco1923 che raccoglie le essenze dei boschi; è qui che ha portato ArteParco, l’arte nella natura delle foreste vetuste, ed è qui che ha accompagnato insieme a Sky Arte la musica nella suggestiva cornice dei Colli bassi al tramonto. Si definisce un ultrà dell’Abruzzo, ma con gentilezza e creatività. In questa intervista spiega in sintesi il suo Abruzzo, il resto lo racconta e lo fa vedere nei Qrcode inseriti nel suo libro. Nella presentazione lo affianca l’amica e Natasha Stefanenko, attrice e conduttrice televisiva.

Vitale, il libro nasce da uno sconfinato amore verso l'Abruzzo. E lei dice pure che si può togliere un abruzzese dall’Abruzzo ma non l’Abruzzo da un abruzzese. Esiste dunque il mal d’Abruzzo come il mal d’Africa?
Noi Abruzzesi siamo degli ultrà dell’Abruzzo, tant’è che quando andai in Islanda, di fronte a una distesa meravigliosa dissi: “Era meglio Campo Imperatore!”. Noi abruzzesi consideriamo sempre l’Abruzzo il posto più bello del mondo, ma è scientificamente provato – anche dal mio campione di amici – che esiste il Mal d’Abruzzo: chiunque viene in Abruzzo, vuole tornarci e, come gli abruzzesi, poi continua a parlarne. L’Abruzzo è un posto che è ancora autentico e come tutti i posti autentici lascia delle emozioni.

Quanti abruzzesi nel mondo ha trovato al suo fianco pronti a difendere questa bellezza dell’Abruzzo?
Io posso dire che ogni abruzzese che ho incontrato vorrebbe fare qualcosa per l’Abruzzo, poi c’è chi lo fa e che non lo fa, dipende anche dalla vita che uno ha. Io, che nella vita faccio comunicazione, quello che ho fatto è cercare di mettere al servizio dell’Abruzzo la mia professionalità e anche la mia visione imprenditoriale con un unico obiettivo: aumentare il livello qualitativo della nostra regione. Perché la nostra regione non è solo pecore e arrosticini, ma è cultura, arte, natura, luoghi incontaminati. Attraverso il mio profumo Parco1923, il mio progetto nel Pnalm Arteparco, questo libro e attraverso l’hotel che aprirò a fine anno, voglio alzare il livello, voglio comunicare un Abruzzo che non ha nulla da invidiare alle grandi regioni, che più di noi hanno saputo valorizzare il proprio patrimonio.

E allora, che cosa manca all’Abruzzo secondo lei? Perché è ancora una regione poco conosciuta (ingiustamente o per fortuna)?
Devo dire che noi abruzzesi ad autostima non siamo messi benissimo e che anche la nostra classe politica nei decenni non ha saputo guardare lontano e vedere una regione che ha davvero dei patrimoni incredibili, come tre Parchi nazionali, un mare limpidissimo e una ricchezza culturale e artistica fantastica. Penso alle fondazioni d’arte di Pescara, ai musei dell’Aquila, a un patrimonio intatto come l’Oratorio di San Pellegrino a Bominaco, agli eremi di Celestino. Abbiamo tanta, tanta cultura e dovremmo metterla al centro dello sviluppo della nostra regione. Se sviluppiamo il turismo e se sappiamo valorizzare il nostro patrimonio, attireremo anche investitori e questo farà crescere la nostra regione.

Nel libro, a mo' di chiacchierata tra amici, parla anche di grandi chef come Niko Romito e Davide Nanni: come può definirli in due parole?
Sono molto diversi tra loro. Davide Nanni ha il motto “Je so wild” ed è veramente così, è rimasto fortemente attaccato alle proprie radici, ha fatto degli elementi più elementari, del rapporto con suo nonno e del piccolo paese di Castrovalva la sua forza e gioca una partita completamente diversa da quella di Niko Romito, che è un’eccellenza abruzzese nel mondo, una vera e propria icona che firma i ristoranti dei Bulgari e raggiunge le 3 stelle Michelin con un menù interamente vegetariano. Niko ha una visione internazionale, è un vero orgoglio per tutti noi.

Lei ha portato al Parco nazionale, l’Arte, la musica all’aperto, le immagini dell’orso su circuiti nazionali e internazionali con Sky Arte. Suggerisca come promuoverebbe l'Abruzzo, il “suo” Abruzzo, sotto forma di spot pubblicitario.
Al termine dei capitoli ci sono dei QR code, che mostrano quello che racconto nel libro, e tutti appena li guardano ne rimangono entusiasti. In Abruzzo basterebbe fare questo: mostrare visivamente tutto quello che c’è, e comunicare la nostra regione come la regione verde d’Italia dove arte, natura e cultura sono rimaste intatte da secoli. L’Abruzzo non ha bisogno di quantità di turisti, ha bisogno di qualità e noi abbiamo qualità nel cibo, nella cultura e nell’arte. Attraverso tutte le mie iniziative io cerco proprio di comunicare questo: la qualità dell’Abruzzo.

Si descrive come un mix di impegno ostinato, caparbietà tignosa, ottimismo inscalfibile e con un buon vecchio “culo”. Sono queste le doti del suo successo?
Sì, è l’essere abruzzese! Come tutti gli abruzzesi ho quella capacità di non prendere sempre tutto sul serio, di avere sempre quella battuta che sa smorzare e che ti riporta alla realtà. Questo era un grande insegnamento di mio padre e di mia nonna, io sono così: non prendo mai troppo sul serio il mio lavoro, ho un’agenzia importante che lavora a livello nazionale e internazionale, ma alla fine dei conti, non stiamo salvando il mondo. L’importante è tenere i piedi per terra e, come sappiamo fare noi abruzzesi che dopo un terremoto ricostruiamo una città, in silenzio e senza fare troppo casino, ma con la gentilezza e la forza che ci contraddistinguono.

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