Il giornalista Attilio Bolzoni premiato dal direttore del Centro Primo Di Nicola (foto Giampiero Lattanzio)

Pescara, Premio Borsellino: la festa di chi lotta contro la criminalità 

La cerimonia di consegna dei riconoscimenti a magistrati, giornalisti ed esponenti della società civile

PESCARA. Una giornata intensa quella di ieri nella sala consiliare del Comune di Pescara, come quelle a cui il Premio nazionale Paolo Borsellino ci ha abituati da 25 anni. Si è conclusa così l’edizione 2017 del premio, con un fragoroso applauso a Giuseppe Di Lello, magistrato che ha lavorato fianco a fianco con Falcone e Borsellino nel Pool antimafia. Volti commossi, storie di vita in prima linea, sguardi di stima, abbracci silenziosi. I premiati hanno raggiunto il centro della sala uno dopo l’altro, con un’emozione palpabile dettata dalla grandezza del nome che questo premio rievoca con tenacia da un quarto di secolo.

Premio Borsellino, la consegna della targa al giornalista Attilio Bolzoni
Alla 25^ edizione del Premio nazionale Paolo Borsellino svoltasi sabato scorso a Pescara, il giornalista di Repubblica Attilio Bolzoni ha ricevuto il premio dalle mani del direttore del Centro Primo Di Nicola (video tratto dalla diretta facebook).

Per l’impegno civile, il riconoscimento è andato a Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte amministratrice pubblica di Nardò uccisa dalla mafia salentina nel 1984. A Stefania Grasso, figlia di Vincenzo Grasso, il commerciante calabrese ucciso dalla ’ndrangheta perché si era rifiutato di pagare il pizzo. A Franco La Torre, storico e cooperante internazionale, figlio di Pio La Torre, autore della legge antimafia che introdusse nel codice penale il reato di associazione mafiosa. E poi, a Luca Maggitti, giornalista abruzzese e produttore del disco “Brandon Sherrod and the Sharks – Italian Journey”, il cui incasso è andato in beneficenza. Al generale Domenico Trozzi, fondatore dell’associazione “Prossimità alle Istituzioni”. E a Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Legalità della Regione Lazio. A Carlo Cappello, preside del Liceo Scientifico Galilei di Pescara, e a Luciano D’Amico, rettore dell’Università di Teramo che ha istituito il corso “Scuola di legalità”.
Nella sezione giornalismo, il premio è andato ad Attilio Bolzoni, giornalista di Repubblica che da più di trent’anni racconta la Sicilia e la mafia. Al giornalista Giuseppe Baldessarro e all’imprenditore Gaetano Saffioti per il libro “Questione di rispetto” in cui si racconta la storia di un uomo che ha denunciato le estorsioni dei clan della ’ndrangheta. A Stefano Corradino, giornalista di “Rai News 24”, direttore di “Articolo 21” per la libertà di espressione. A Federica Angeli di Repubblica, la prima a parlare di “Mafia capitale”, vive sotto scorta per le minacce ricevute.
Per la sezione legalità, premiato Catello Maresca magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che indaga da dieci anni sul clan dei Casalesi. Bernardo Petralia, che ha assunto la direzione della procura generale della Corte d’appello di Reggio Calabria. E poi: Marzia Sabella, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, che coordinò l’arresto del boss Provenzano; Antonio Maruccia, procuratore generale a Lecce, estensore di relazioni parlamentari sull’omicidio di Peppino Impastato e sui beni confiscati alle mafie. Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma, ha ritirato il premio giorni fa a Teramo. Mentre Luciana Alpi, mamma di Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa a Mogadiscio con il collega Miran Hrovatin nel ‘94, non ha potuto ritirare fisicamente il premio a causa di problemi di salute. A ripercorrere la figura del giudice simbolo della lotta alla mafia, insieme a Falcone, è stato Luigi Savina, vicedirettore generale della Pubblica sicurezza. «Un uomo che ha vinto il concorso in magistratura a 23 anni», ha detto,«un uomo che con un pugno di altri giudici è riuscito a mettere la mafia alla sbarra». E l’amarezza nelle parole di Giuseppe Di Lello: «E’ assurdo che un intero ufficio d’istruzione penale sia stato distrutto con la dinamite. Sembriamo la Colombia ma siamo l’Europa». Su tutto, il ricordo e l’insegnamento di Borsellino, e il lavoro dei tanti volontari. Cuore pulsante del premio, insieme a Caponnetto, è sempre stato l’abruzzese Leonardo Nodari, accanto a lui, Gabriella Sperandio dell’associazione Falcone e Borsellino, Francesco Forgione presidente del premio, il coordinatore Oscar Buonamano, il parroco di Scampia, don Aniello Manganiello, Paolo Foglia, autore dei quadri su Falcone e Borsellino esposti in sala, la preside dell’Istituto De Cecco Alessandra Di Pietro e la docente Rosa De Fabritiis, insieme ai loro studenti che hanno accolto gli ospiti e preparato il pranzo servito nella sala della Provincia.
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