Radonicich e Martari a caccia del killer in “Brennero” 

Su Rai 1 da lunedì prossimo la serie tv in quattro puntate tra mistero e thriller ambientata a Bolzano

ROMA. Siamo a Bolzano, in Italia, eppure chi arriva per la prima volta, è convinto di trovarsi in Germania. I cartelli sono scritti in tedesco, alcuni non capiscono se chiedi un'informazione. Tra mistero e thriller, arriva Brennero, nuova serie in onda su Rai 1 da lunedi 16 settembre, in quattro prime serate. Due protagonisti, Elena Radonicich e Matteo Martari, appartenenti a due mondi differenti, alle prese con un pericoloso serial killer: una pm originaria di una facoltosa famiglia di lingua tedesca e un ispettore italiano con un passato difficile, costretti a lavorare insieme al caso di quello che viene definito il killer di Bolzano. Ha ucciso sei persone di lingua tedesca, colpevoli (secondo lui) di aver trattato gli italiani come inferiori. Superando le reciproche diffidenze e facendo squadra, Eva Kofler e Paolo Costa daranno la caccia allo spietato assassino, tornato a colpire dopo anni, riaprendo ferite e tensioni culturali che hanno segnato per decenni la città di Bolzano. La serie, prodotta da Cross Productions con Rai Fiction, è state presentata ieri dai protagonisti e da uno dei due registi Giuseppe Bonito (Figli, L’Arminuta), che ha diretto la seconda parte della serie (la prima è stata affidata a Davide Marengo, impegnato sul set di un altro progetto). Fa notare Bonito: «Quando abbiamo girato abbiamo scoperto che la convivenza fra due comunità e due lingue, italiane e tedesche, è ancora reale. Ci affascinava girare in una località dove le insegne sono in due lingue. Brennero è questo, i protagonisti raccontano le due anime differenti. Il personaggio di Matteo, tre anni prima, nel tentativo di catturare il Mostro, aveva perso non solo la gamba destra, ma anche la sua compagna e collega Giovanna. Per lui catturare il Mostro è una faccenda personale, un’ossessione». Per Martari, «interpretare personaggi così affascinanti è sempre interessante. Paolo è chiuso verso l'esterno, ma ha una particolare forma di ironia e grande sensibilità. Quando il Mostro ricomincia a uccidere, nella vita di Paolo compare Eva e tutto cambia, lei diventa la sua ancora di salvezza». Svela Radonicich: «Il mio personaggio non ha mai compreso le sue potenzialità e agisce per non deludere le aspettative di chi ha intorno, soprattutto del padre, il più illustre procuratore capo che la procura di Bolzano abbia mai avuto, vedovo, che in passato ha indagato sul killer. Anche lei ha un dolore da superare, la morte di un'amica. Va contro suo padre quando sceglie di collaborare con Paolo». «Non ci sono buoni e cattivi, i ruoli poi si ribaltano», aggiunge Martari, «Paolo ed Eva sono agli opposti, ma si attraggono». Nella trama anche un tema di razzismo. Come spiega Radonicich, «viviamo in un clima tragico. Una delle pochi armi che abbiamo è diffondere un po’ di empatia e conoscenza dell'altro. Il concetto è che cambiando il punto di vista si scopre che tutto ha un altro sapore». «L'idea che esistano ancora confini mentali e geografici», aggiunge Martari, «mi desta grande preoccupazione e mi sconvolge».