Roberto Saviano e la vita sessuale dei mafiosi 

In scena “Appartenere”, un recital sul codice morale degli affiliati alle organizzazioni criminali

ROMA. Non si può essere omosessuali, non si può tradire la moglie, non ci si può risposare con la vedova di un affiliato, non si può condurre una vita goduriosa in sostanza, ma triste e solitaria. Si è immorali se si fa questo, non se si scioglie qualcuno nell'acido. Quando Tommaso Buscetta si siede per la prima volta davanti a Giovanni Falcone per svelare al mondo gli oscuri meccanismi della mafia, c'è una cosa che colpisce più di tutti: il fatto che la vita sessuale di chi vuole essere uomo d'onore è un cardine del loro senso della “moralità”. Roberto Saviano ha raccontato questo lato inedito e sorprendente delle organizzazioni criminali nel recital Appartenere, la vita intima del potere criminale, all'Auditorium Conciliazione di Roma, davanti a una sala stracolma che lo ha accolto con un lungo applauso.
«Quando vado in scena ho sempre difficoltà perché vengo preso dalla convinzione, che non verrà mai nessuno a vedermi», dice. Viene smentito dai fatti di un pubblico devoto, anche troppo vista l'insistenza con cui tutti usano gli smartphone per riprendere scene dello spettacolo. Da solo sul palco con una piccola scrivania vintage, Saviano inizia il racconto dicendo che si può scegliere tra «tre versioni, un'ora e mezza, quattro ore oppure fino all'alba» e non si fa fatica a credergli perché mette in fila con il suo andamento pacato solo una minuscola parte delle storie a cui si è ispirato anche per il suo ultimo libro, Noi due ci apparteniamo (edizioni fuoriscenalibri), che ha ispirato lo spettacolo. Storie in cui affiora la vita dello scrittore condizionata da quel potere criminale, senza accenni all'attualità che pure lo angoscia, se non per una citazione dal discorso della presidente del Consiglio: in chiusura di Atreju, Giorgia Meloni si riferì a lui dicendo che aveva fatto soldi parlando di organizzazioni criminali. «Forse dovrebbe occuparsi piuttosto di quanto guadagnano le organizzazioni criminali», dice Saviano.
Ma il cuore dello spettacolo è la vita sessuale dei mafiosi e allora ecco il senso profondo del faccia a faccia in tribunale tra Buscetta e Totò Riina, dove appunto il nodo è proprio legato alla libertà sessuale. Oppure il quasi comico, nella sua surrealtà, terrore di Matteo Messina Denaro che esce di casa durante la latitanza timoroso piuttosto della gelosia delle sue innamoratissime amanti che delle forze dell'ordine. Per non parlare della storia di un feroce killer della 'ndrangheta, uno di quelli così veloci nell'uccidere - «perchè sono velocissimi», spiega Saviano - che nessuno riesce mai a ricordarsi di lui. Ma a un certo punto si innamora e va a convivere con un uomo, scatenando le ire del clan che lo condannano a morte. Insomma il sesso per le organizzazioni mafiose è il senso stesso, la radice, di quella appartenenza su cui si fondano: controllano e quindi dominano ogni aspetto della vita dell’affiliato e della sua famiglia, fin sotto le lenzuola della camera da letto.
La tournée di Appartenere, dopo Roma proseguirà in altre città italiane. Il recital è prodotto e distribuito da Savà Produzioni Creative.