La vetta del Monte Amaro sull'altopiano della Femmina Morta

L'ITINERARIO

Salita al Monte Amaro dal Passo San Leonardo 

Sull’altopiano della Femmina morta ecco il totale silenzio

«How many roads must a man walk down, before you call him a man?» si domanda da molto tempo Bob Dylan. Anch’io mi domando quanti sentieri dovrò ancora percorrere per poter dire di conoscere a fondo il Monte Amaro della Majella. La risposta anche qui “soffia nel vento” che ogni volta mi accompagna e sorprende a quota 2.793m. E sì, sono tanti i sentieri che portano sul Monte Amaro, ciascuno col suo fascino, difficoltà, lunghezza e dislivello.
Oggi partiamo da Fonte Nunzio, presso Passo San Leonardo a quota 1.249m e affrontiamo un dislivello di più di 1.500m e la bellezza di 22 chilometri di splendida montagna. Cominciamo subito con la prima difficoltà: alcune strade per raggiungere Passo San Leonardo sono chiuse, altre in pessime condizioni e, dunque, bisogna studiare bene il percorso. Superata questa difficoltà si può cominciare a camminare sul sentiero P5 che, tra giovani faggi, ci porta in poco più di un’ora alla fonte dell’Orso (1.706m) dove ci si rifornisce dell’acqua gelida della Majella. Da questo punto in poi non c’è vegetazione e si osserva con un certo timore la cresta che si deve raggiungere: appare lontanissima.

I fiori che si incontrano nell'ascesa sul Monte Amaro

Raggiunto uno stazzo a 1.836m si incrocia il sentiero che arriva da Fonte Romana, lo percorriamo per un breve tratto fino ad inerpicarci sulla ripidissima salita del sentiero P1 che ci condurrà alla Forchetta di Majella a 2.380m. Ci vorranno tre ore per arrivare lassù, affaticati, sudati e desiderosi di riposare.
Ma una volta valicata la Forchetta, l’ambiente è talmente suggestivo che non si può che camminarlo: siamo sull’altopiano di Femmina morta, uno dei luoghi più caratteristici e suggestivi delle nostre montagne abruzzesi. Una serie di cartelli indicano le innumerevoli direzioni che si possono seguire: ci dirigiamo verso il Monte Amaro che, dopo una svolta a sinistra, appare con il suo bivacco rosso che da qui ha la forma di una pietra preziosa, uno splendido rubino.
Si cammina sull’altopiano in leggera salita, nel silenzio più totale, tra sassi e colori che spuntano improvvisi. Il vento della Majella sfiora i fiori, entra tra i sassi e li fa suonare, passa sui nostri visi increduli e porta il profumo dell’aria sottile. Saliamo ora sulla sella del Macellaro e continuiamo sul piano fino a raggiungere la grotta di Canosa. Una bella e profonda cavità scavata nella roccia dove si può trovare rifugio in caso di necessità.
La si costeggia e siamo in dirittura d’arrivo. Voltiamoci indietro a guardare l’immensità di quell’altopiano dove incrociamo lo sguardo dei camosci curiosi che scorrazzano felici. Per quest’ultima salita non si avverte più stanchezza: delle vette più alte, infatti, subiamo il fascino del voler arrivare a tutti i costi per toccare il cielo, guardare l’infinito e i passi si fanno morbidi. Tra sassi, fiori, panorami arriviamo a 2.973m dove il rosso rubino è il bivacco Pelino che ci ripara dal vento. Intorno a noi, come sempre, i dolci e rotondi pendii della Majella, immensi e pieni di pace. Laggiù l’Abruzzo intero con i colli, il mare, i monti, i fiumi e il vento dentro cui soffiano i nostri desideri..
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