Tra arte e scienza, la primavera del Maxxi
Dai Masbedo alle foto di Armin Linke nel ventre del Gran Sasso alle opere ispirate al Mammut: nuovi allestimenti all’Aquila
L’AQUILA. Le fantasie tra musica e immagini a cura del duo artistico Masbedo; le foto di Armin Linke dentro e fuori i Laboratori del Gran Sasso; l’omaggio di Claudia Pajewski al Mammut, simbolo identitario dell’Aquila; i 120 scatti da 5 grandi cantieri. E l’opera di Miltos Manetas proiettata nel “Metaverso”. Sono pronti i nuovi allestimenti del Maxxi L’Aquila, da ammirare da oggi sino al 12 giugno.
IN ITINERE La prima delle due mostre si chiama “In Itinere” ed è a cura di Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi L’Aquila, e Fanny Borel. Un’esposizione nasce dal dialogo con altri protagonisti della vita artistica, culturale e scientifica del territorio aquilano e conta sul sostegno di Cassa depositi e prestiti. Il progetto espositivo presenterà le opere realizzate su committenza da Linke, da Pajewski e dai Masbedo, che durante la prima edizione di Performative si erano resi protagonisti di un’inedita proiezione dei sotterranei del Castello. Da quella si è arrivati all’allestimento “Gli occhi del topo”, che restituisce al visitatore un insieme di sensazioni percettive provate nell’attraversare gli spazi dei cunicoli del Forte. Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) saranno protagonisti di un talk questo pomeriggio alle 17 per approfondire il concept legato alla loro opera.
Dalla collaborazione fra Maxxi L’Aquila e Munda nasce il lavoro “Bias”, della fotografa originaria dell’Aquila Claudia Pajewski, che si ispira al reperto preistorico dello scheletro del Mammut, icona cittadina. «Gli artisti», spiega Pietromarchi, «ci conducono in un immaginifico viaggio al centro della terra, tra memoria e futuro. I progetti sono stati avviati in collaborazione con Museo nazionale d'Abruzzo, Gran Sasso Science Institute e Laboratori Nazionali del Gran Sasso grazie a un proficuo dialogo in grado di omaggiare la città dell’Aquila come fonte di ispirazione e di celebrarne le eccellenze». Progetti e committenze di artisti e fotografi «che indagano attraverso il loro sguardo», riprende il direttore, «territori caratterizzati da percorsi sotterranei e memorie sepolte, che raccontano di viaggi e scoperte, di incontri e sorprese nei meandri profondi della terra mettendo in rapporto il macro con il micro. Ricerche artistiche che coinvolgono spazio cosmico, tempo preistorico, fisica delle particelle e conducono a una riflessione sulla rapidità del progresso scientifico e sugli effetti dello sviluppo tecnologico». Arricchisce l’allestimento un’opera realizzata appositamente per Palazzo Ardinghelli da Miltos Manetas che apre il museo al mondo e al “metaverso” permettendo al pubblico di navigare nel “Floating studio” dell’artista.
NEI CANTIERI. Da oggi è attiva anche la mostra “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”, organizzata in collaborazione con l’azienda Ghella, che racconta la nascita di 5 grandi opere infrastrutturali, in cantieri tra Europa, Estremo Oriente e Oceania, con oltre 120 immagini realizzate tra 2019 e 2020 da 5 fotografi tra i più interessanti della scena italiana attuale: Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco e Francesco Neri. La mostra è organizzata in collaborazione con Ghella, la più antica azienda italiana di grandi infrastrutture nata nel 1867 e attiva in tutto il mondo, specializzata in scavi in sotterraneo, tra cui quello della Transiberiana nel 1898.
SPECIALI. Due progetti speciali, infine, completano questo momento espositivo: Cao Fei e Hidetoshi Nagasawa i cui lavori saranno presentati rispettivamente nella project room e nella corte a esedra di Palazzo Ardinghelli. A presentare le installazioni, oltre a Pietromarchi, Eugenio Coccia rettore Gssi, Ezio Previtali direttore laboratori Infn, Matteo D’Aloja responsabile comunicazione Ghella, Alessandro Dandini curatore “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”, oltre all'assessore comunale Fabrizia Aquilio.
IN ITINERE La prima delle due mostre si chiama “In Itinere” ed è a cura di Bartolomeo Pietromarchi, direttore del Maxxi L’Aquila, e Fanny Borel. Un’esposizione nasce dal dialogo con altri protagonisti della vita artistica, culturale e scientifica del territorio aquilano e conta sul sostegno di Cassa depositi e prestiti. Il progetto espositivo presenterà le opere realizzate su committenza da Linke, da Pajewski e dai Masbedo, che durante la prima edizione di Performative si erano resi protagonisti di un’inedita proiezione dei sotterranei del Castello. Da quella si è arrivati all’allestimento “Gli occhi del topo”, che restituisce al visitatore un insieme di sensazioni percettive provate nell’attraversare gli spazi dei cunicoli del Forte. Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni) saranno protagonisti di un talk questo pomeriggio alle 17 per approfondire il concept legato alla loro opera.
Dalla collaborazione fra Maxxi L’Aquila e Munda nasce il lavoro “Bias”, della fotografa originaria dell’Aquila Claudia Pajewski, che si ispira al reperto preistorico dello scheletro del Mammut, icona cittadina. «Gli artisti», spiega Pietromarchi, «ci conducono in un immaginifico viaggio al centro della terra, tra memoria e futuro. I progetti sono stati avviati in collaborazione con Museo nazionale d'Abruzzo, Gran Sasso Science Institute e Laboratori Nazionali del Gran Sasso grazie a un proficuo dialogo in grado di omaggiare la città dell’Aquila come fonte di ispirazione e di celebrarne le eccellenze». Progetti e committenze di artisti e fotografi «che indagano attraverso il loro sguardo», riprende il direttore, «territori caratterizzati da percorsi sotterranei e memorie sepolte, che raccontano di viaggi e scoperte, di incontri e sorprese nei meandri profondi della terra mettendo in rapporto il macro con il micro. Ricerche artistiche che coinvolgono spazio cosmico, tempo preistorico, fisica delle particelle e conducono a una riflessione sulla rapidità del progresso scientifico e sugli effetti dello sviluppo tecnologico». Arricchisce l’allestimento un’opera realizzata appositamente per Palazzo Ardinghelli da Miltos Manetas che apre il museo al mondo e al “metaverso” permettendo al pubblico di navigare nel “Floating studio” dell’artista.
NEI CANTIERI. Da oggi è attiva anche la mostra “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”, organizzata in collaborazione con l’azienda Ghella, che racconta la nascita di 5 grandi opere infrastrutturali, in cantieri tra Europa, Estremo Oriente e Oceania, con oltre 120 immagini realizzate tra 2019 e 2020 da 5 fotografi tra i più interessanti della scena italiana attuale: Fabio Barile, Andrea Botto, Marina Caneve, Alessandro Imbriaco e Francesco Neri. La mostra è organizzata in collaborazione con Ghella, la più antica azienda italiana di grandi infrastrutture nata nel 1867 e attiva in tutto il mondo, specializzata in scavi in sotterraneo, tra cui quello della Transiberiana nel 1898.
SPECIALI. Due progetti speciali, infine, completano questo momento espositivo: Cao Fei e Hidetoshi Nagasawa i cui lavori saranno presentati rispettivamente nella project room e nella corte a esedra di Palazzo Ardinghelli. A presentare le installazioni, oltre a Pietromarchi, Eugenio Coccia rettore Gssi, Ezio Previtali direttore laboratori Infn, Matteo D’Aloja responsabile comunicazione Ghella, Alessandro Dandini curatore “Di roccia, fuochi e avventure sotterranee”, oltre all'assessore comunale Fabrizia Aquilio.