Accademia dell’Immagine in liquidazione

Nominato il commissario con il no di Cialente che lancia bordate a Chiodi: cancellati i contributi

L’AQUILA. Con il voto contrario del sindaco Massimo Cialente, l’assemblea dei soci dell’Accademia dell’Immagine ha approvato la nomina di un commissario liquidatore, l’avvocato Luca Bruno, che entro il 30 ottobre dovrà esaminare la situazione complessiva dell’ente culturale. La riunione si è svolta ieri a palazzo Silone, assente il presidente Gianni Chiodi, che nei giorni scorsi aveva parlato di «clientelismi e sperpero di risorse pubbliche», annunciando la volontà di liquidare l’istituzione aquilana. A favore della nomina del commissario hanno votato, oltre alla Regione, anche Provincia e Lanterna Magica. Ma secondo il sindaco, non è stata ancora messa la parola fine sulla storica scuola di cinema. «Ho fatto verbalizzare il mio voto contrario», ha spiegato Cialente, «visto che l’Accademia non è un carrozzone indebitato, come vuol far passare Chiodi, ma un ente culturale che alla data del 5 aprile 2009 era ancora vivo e vegeto. Il fatto è che da allora, dopo le mie dimissioni da presidente a causa del sisma, non ha più ricevuto alcun contributo dalla Regione e non è stato più rinnovato il consiglio di amministrazione. Tra l’altro, ho fatto una verifica dal punto di vista normativo e legale, che mi ha confermato che la strada della liquidazione non è quella giusta. Adesso, in attesa di vedere cosa dirà il commissario, ho comunque chiesto che nel mese di settembre si facciano degli incontri per valutare due aspetti importanti: la situazione dell’attuale Centro sperimentale di cinematografia, nato dopo il terremoto, e soprattutto come può inserirsi l’Accademia dell’Immagine nel discorso del progetto dell’Ocse, approvato dal governo, che pone L’Aquila come città della formazione e dell’alta formazione».

Infine una bordata a Chiodi: «Chiederò alla Guardia di Finanza», ha concluso il sindaco, «di fare un’indagine su tutte le associazioni culturali abruzzesi, per vedere come stanno messe. Le hanno salvate tutte, tranne la scuola aquilana. Una chiara scelta politica».

Romana Scopano

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