Accord Phoenix Spuntano intoppi per l’insediamento
La Cisl: «Lo stop perché mancano garanzie bancarie» Inoltre ci sono problemi per la classificazione del sito
L’AQUILA. «Se non si sblocca la situazione finanziaria, l’operazione salta». La Cisl lancia l’allarme sull’insediamento dell’Accord Phoenix. E invita il presidente dell’azienda Ravi Shankar a tornare in città, «per dire come stanno le cose». In sala i lavoratori che attendono di essere ricollocati ascoltano e annuiscono: per molti a settembre scade la mobilità e il nuovo sito produttivo rappresenta la salvezza. Ma il progetto è fermo sui tavoli di Invitalia. L’agenzia ministeriale, che deve erogare 12 milioni di fondi pubblici, vuole garanzie certe sulla solidità finanziaria dell’Accord. Non basta una lettera di intenti, come quella sottoscritta da Ubs e Deutsche Bank, ma ci vuole una delibera che attesti la fideiussione. E spetta all’azionista di maggioranza, l’ingegnere Ravi Shankar, risolvere il problema. O almeno chiarire come lo sta affrontando. «Sono ormai quasi due anni che questa vicenda si trascina», esordisce Gino Mattuccilli, della segreteria provinciale della Fim-Cisl, «e ancora non ci sono punti fermi. Nel frattempo, Invitalia ha finanziato gli accordi di programma per la Sanofi Aventis e la Dompé, mentre l’insediamento dell’Accord Phoenix resta al palo. Le notizie che ci arrivano da Roma non sono rassicuranti: vogliono garanzie bancarie che non ci sono. E quindi il contributo non viene erogato. Anche il vicepresidente della Regione Giovanni Lolli è intervenuto con Invitalia. A questo punto il Shankar non può tirarsi indietro e deve dire a sindacati e istituzioni come stanno le cose». Lolli e il sindaco hanno seguito in prima persona l’operazione, che sembrava ormai avviata alla fase conclusiva: 120 posti di lavoro, attingendo tra gli oltre 200 fuoriusciti dal polo elettronico. Un sito per lo smaltimento dei rifiuti elettronici unico nel suo genere, in Italia, da allestire dentro gli spazi dell’ex Finmek. 35 milioni di investimento, di cui 12 nell’ambito dei fondi Cipe. «Le istituzioni hanno fatto la loro parte», sottolinea Giovanni Di Sero, della segreteria regionale della Fim-Cisl, «e sia il sindaco che Lolli ce l’hanno messa tutta, per portare avanti il progetto. Ora tocca all’imprenditore. Nell’ultimo tavolo sindacale Shankar ci aveva detto di essere pronto a fare l’investimento anche senza il sostegno dello Stato. Torni in città e si confronti su questo tema». Di Sero ha contattato Invitalia, per saperne di più. La pratica è ferma per due problemi: oltre a quello finanziario, c’è la questione della classificazione del sito produttivo: «Il capitolo di spesa a cui attingere per il finanziamento», spiega il sindacalista, «è relativo alle aziende che trasformano. I rifiuti smaltiti, cioè, vanno poi trasformati. Ma il progetto dell’Accord su questo punto non è chiaro».
Romana Scopano
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