Accord Phoenix, via libera per la Deutsche Bank

Chiusa la partita per l’ingresso della banca nel pacchetto societario dell’azienda Per l’insediamento si attende ora lo sblocco del contributo di 12 milioni di euro

L’AQUILA. Svolta positiva nella vicenda dell’Accord Phoenix. A giorni verrà ufficializzato l’ingresso, nel pacchetto societario dell’azienda, della Deutsche Bank, che ha chiuso le pratiche con Invitalia, depositato tutta la documentazione necessaria. La notizia, anticipata dal Centro a settembre, permetterà di sbloccare l’erogazione del contributo di 12 milioni di euro, chiesto per insediare nel polo elettronico un sito per lo smaltimento dei rifiuti elettronici. Il tutto, a fronte di un investimento di circa 35 milioni euro, e il riassorbimento di 120 persone, tra cassintegrati e lavoratori in mobilità. Le voci di un possibile esito positivo dell’operazione, che si trascina ormai da due anni, vengono confermate dal sindaco Massimo Cialente, fautore del progetto presentato dall’ingegnere inglese di origini indiane Ravi Shankar. «Stanno per uscire novità importanti», dice Cialente, «e si tratta di buone notizie, che coinvolgono la Deutsche Bank. A giorni l’ufficializzazione».

Non si sbilancia di più, il sindaco, ma l’eco di quanto sta accadendo a Roma, nella sede di Invitalia, è arrivata in città e anche negli ambienti sindacali. C’è grande attesa, tra gli ex dipendenti del sito industriale aquilano, provenienti da aziende che hanno chiuso i battenti, come la Finmek, la Fida, la Compel o la Cn-System, e che sono fuoriusciti dall’attività lavorativa senza aver maturato i requisiti per l’aggancio con la pensione. Risale allo scorso mese di settembre la visita in città di due funzionari dell’istituto di credito tedesco, che avevano effettuato un sopralluogo accurato all’interno dei capannoni del polo elettronico, accolti dal presidente di Accord Ravi Shankar e dal consigliere delegato Francesco Baldarelli. Nella stessa giornata si era poi svolto l’incontro a Roma, in cui era stato definito il percorso per arrivare a un accordo tra l’agenzia del ministero dell’Economia e la Deutsche Bank. Il nodo da sciogliere erano le garanzie bancarie attestanti la solidità dell’investimento proposto dall’imprenditore anglo-indiano. La soluzione individuata, e cioè il fatto che la stessa banca diventi azionista della società, acquisendo il 30% delle quote, sembrerebbe ormai raggiunta. E si tratta di un sigillo che garantisce l’intera operazione.

EX OTEFAL. Intanto, ci sono novità anche per la vertenza dell’ex Otefal di Bazzano. È stata infatti fissata la data, il prossimo 26 novembre, in cui si svolgerà la quarta asta per la vendita dello stabilimento. La decisione è stata presa dal curatore fallimentare Omero Martella, dopo che una cordata spagnola aveva presentato, nelle scorse settimane, un’offerta per l’acquisto del sito, che prevedeva anche la presa in carica dei leasing in essere e l’impegno a continuare la produzione nella fabbrica aquilana per i prossimi anni, ricollocando progressivamente il maggior numero possibile dei 127 lavoratori in mobilità da giugno.«L’offerta degli spagnoli era risolutiva», spiega il sindaco Cialente, «e visto che stiamo parlando di un’azienda sana, che ha le carte in regole per ripartire, speriamo che lo stesso gruppo iberico partecipi all’asta. So che ci sono anche altre manifestazioni di interesse, vediamo cosa succede in tribunale». L’ex Otefal è in concordato preventivo dal 2012, dopo una breve parentesi nelle mani dei siriani della Madar. Le prime tre aste giudiziarie sono andate deserte: quella del 26 novembre parte da una base d’asta di circa 7,5 milioni.

Romana Scopano

©RIPRODUZIONE RISERVATA