«Aeroporto, un fallimento annunciato»
L’Aeroclub: noi sfrattati nel 2009 abbiamo realizzato una nuova aviosuperficie senza pesare sulle casse pubbliche
L’AQUILA. La chiusura definitiva dell’Aeroporto dei Parchi ai voli commerciali, decisa dall’Enac lo scorso 13 aprile, riapre la strada al progetto di trasformare lo scalo aquilano in una base a servizio della Protezione civile. Ma dal 2012 esiste un’altra aviosuperficie, tra i comuni di Poggio Picenze e Fossa, che ha tutte le caratteristiche per ospitare i traffici aerei in caso di emergenza.
Lo rende noto l’Aero Club L’Aquila, che fino a dicembre del 2009 ha gestito l’aeroporto di Preturo. Una struttura realizzata interamente con fondi privati e che nel 2013 è stata certificata dall’Enac per l’uso aerodidattico da parte della scuola di volo e dove vengono svolte le attività di volo sociale e scuola, utilizzata anche come scuola italiana per la pratica sui droni.
L’Aeroclub «sfrattato da Preturo per lo scellerato ed utopico progetto dello scalo commerciale» rimarca ora che «i fondi pubblici spesi inutilmente potevano essere investiti per progetti mirati, a beneficio fattivo della comunità aquilana». L’associazione ripercorre gli ultimi anni, a partire dal sisma del 2009, quando «fu possibile operare con i mezzi aerei, rendendo le drammatiche operazioni di protezione civile più efficienti. Già all’epoca infatti, la struttura aeroportuale realizzata durante la quarantennale gestione dell’Aero Club L’Aquila era più che idonea alle operazioni dei mezzi aerei di protezione civile. Ma l’amministrazione comunale ricompensò l’Aeroclub, omaggiandolo con un avviso di “sfratto” dai locali dell’aeroporto, al fine di rendere lo scalo idoneo al volo di aeromobili commerciali. L’amministrazione comunale», sottolinea l’associazione, «ha perseverato nel portare avanti la trasformazione dello scalo nell’intento di renderlo aperto al traffico aereo commerciale, nonostante tutte le evidenti criticità orografico-tecniche che caratterizzano l’aeroporto. Oltretutto Preturo non avrebbe avuto comunque un futuro sostenibile a causa del ristretto bacino di utenza, per il quale non riuscirà mai a raggiungere la soglia dei 500mila passeggeri l’anno, quella minima individuata dall’Enac perché ci sia convenienza a tenere aperto uno scalo commerciale».
Il nuovo aeroporto a Est della città denominato “Aviosuperficie L’Aquila” è stato realizzato in base a una legge regionale che obbliga a ospitare tutti i traffici di protezione civile nel caso di emergenza o di necessità. Oltre alle attività legate alla formazione, «nel 2014 e nel 2015 lo scalo di Poggio Picenze ha ospitato il corpo nazionale soccorso alpino e speleologico d’Abruzzo, per il rinnovo delle abilitazioni annuali del personale volontario per operazioni di soccorso con l’elicottero in dotazione al servizio 118 in maniera del tutto gratuita. Alla luce di tutto ciò, considerando che l’aeroporto di Preturo torna a essere a tutti gli effetti l’aeroporto preesistente con la limitazione di essere aperto ai soli velivoli di base e non al traffico nazionale di aviazione generale, evidenziamo che all’Aquila avremo ben due aeroporti aperti alla protezione civile. C’è un però: mentre la nostra aviosuperficie non ha gravato nella maniera più assoluta sulle casse pubbliche, quanto è costato tentare di adeguare Preturo al volo commerciale, per poi declassarlo nuovamente a scalo privato e di protezione civile? Forse quei fondi spesi inutilmente potevano essere investiti per progetti mirati a beneficio fattivo della comunità aquilana». Infine l’associazione ricorda che «fino a qualche tempo fa era l’Aero Club a essere etichettato come ostativo allo sviluppo della città, considerata l’obiettività critica riguardo al progetto di sviluppo commerciale dello scalo aquilano. Preturo, a seguito dell’esoso investimento dei contribuenti grazie al beneplacito dell’amministrazione comunale, torna a essere un aeroporto più limitato rispetto a prima, in quanto aperto al solo traffico privato di base: cosa ampiamente garantita dalla nostra nuova aviosuperficie la quale era e resta una realtà aperta a tutto il traffico, compreso quello della protezione civile».
Romana Scopano
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