Affitti, costruttori indignati
Cicchetti al sindaco: «Denunciare gli sciacalli».
L’AQUILA. «Anche noi siamo indignati dai prezzi degli affitti lievitati in modo ingiustificato e da qualche comportamento scorretto che non fa onore alla categoria». Così Filiberto Cicchetti, presidente provinciale dell’Ance, commenta il j’accuse del sindaco Massimo Cialente nei confronti di alcuni imprenditori «pronti a speculare sul dramma della città e degli aquilani rimasti senza casa». «Oggi più che mai è necessario un richiamo all’etica» continua Cicchetti, «che deve riguardare tutti. Se ci sono casi di sciacallaggio, questi vanno denunciati. Il sindaco ha accusato anche alcuni imprenditori di aver provocato deliberatamente dei danni ai loro appartamenti agibili al solo scopo di evitare le requisizioni. Cose del genere, se vere, vanno immediatamente stoppate. Anzi, invitiamo il prefetto Franco Gabrielli, che sta svolgendo un lavoro davvero egregio, a rafforzare la vigilanza. Noi costruttori siamo stati fortemente danneggiati dal terremoto, ma questo non giustifica qualche comportamento - poco in linea con il principio della solidarietà - che va certamente isolato, evitando così il rischio di generalizzazioni dannose per la categoria».
LE CASE INVENDUTE. Ma per Cicchetti, al momento in città non c’è una grande disponibilità di alloggi pienamente agibili. «Prima del terremoto» spiega il presidente dell’Ance «erano circa 1.500 gli appartamenti invenduti. Ora molti di questi hanno bisogno di lavori, più o meno pesanti, per poter ridiventare agibili. Un aiuto concreto potrà arrivare, a breve, dal Fondo Immobiliare (costituito da banche e società, tra cui Fintecna) che potrà rilevare dai costruttori gli immobili invenduti, attualmente senza mercato, per poi affidarli in blocco alla Protezione civile che li assegnerà agli sfollati a canone concordato». «Un’operazione» aggiunge Ettore Barattelli, che dell’Ance è il vice presidente, «che dovrebbe consentire la vendita di 500 alloggi. Appartamenti che, a conti fatti, potranno ospitare circa 1500 persone. Un’iniziativa (di cui si è fatta promotrice la Carispaq e che vede la presenza di un pool di banche e società) che ha il duplice obiettivo di recuperare alloggi e di liberare liquidità che i costruttori potranno reinvestire nella ricostruzione. Cosa che permetterà anche il ridimensionamento dell’esposizione con le banche». Secondo l’Associazione provinciale dei costruttori edili, sarebbero circa 500 i contratti già «sottoscritti». Gli appartamenti verranno acquistati a un prezzo più basso rispetto a quello di mercato, ma l’operazione viene giudicata appettibile perché consentirà a costruttori e società immobiliari di liberarsi dell’invenduto, di annullare eventuali debiti con gli istituti di credito e di poter disporre di liquidi da reinvestire sul territorio. Tornando alle case sfitte e alle speculazioni, per Barattelli «non si può generalizzare. Se ci sono casi eclatanti» dice «questi vanno denunciati e invito lo stesso sindaco a farlo».
ALTRI AIUTI. «Noi» aggiunge «ci siamo battuti per ottenere dalla Protezione civile la famosa ordinanza, poi arrivata, che concedeva un contributo - fino a un massimo di 30 mila euro - per la riparazione di ciascuna unità abitativa del patrimonio immobiliare degli imprenditori. Un indennizzo subordinato al completamento dei lavori entro sei mesi e alla locazione degli appartamenti alle condizioni previste dalla Protezione civile. Cosa che molti stanno già facendo. Ma non si può imputare a noi il ritardo nell’avvio dei lavori di ritrutturazione delle case B e C. Lo slittamento dei tempi è, infatti, riconducibile a un iter fin troppo farraginoso. Fino a un paio di settimane fa, Cineas (una delle due società incaricate di seguire le istruttorie) ha rimandato indietro due terzi delle pratiche presentate. Domande che erano già passate all’esame della ReLuis (l’altra società). L’esiguità delle pratiche “licenziate” e finanziate - appena alcune centinaia - sta proprio nella continua richiesta di integrazioni».
ITER COMPLESSO. Finora, così come lo stesso sindaco Cialente aveva indicato, sarebbero circa 5.000, a fronte delle 10.000 attese, le domande presentate per la sistemazione di case classificate B e C. «La situazione è complessa» afferma Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli ingegneri. «In questi mesi abbiamo insistito molto per superare il meccanismo tortuoso attuato da Fintecna. E finalmente il 5 novembre c’è stato un protocollo d’intesa che rappresenta una svolta, visto che prevede la definizione della pratica entro un mese. Fino al 5 novembre la stragrande maggioranza delle perizie presentate ha subìto pesanti stop dalla Cineas. Ora si sta rivedendo tutto ed entro la fine dell’anno la Cineas dovrebbe smaltire l’arretrato. Tempi lunghi, ma che io avevo preventivato proprio per la mancanza di percorsi chiari. A mio avviso, ogni cosa è riconducibile al fatto che per il 2009 non ci sono fondi disponibili».
IL BISOGNO DI CASE. «Tutti gli studi professionali» continua «stanno lavorando e molti sono i tecnici arrivati anche da fuori. Quindi l’emergenza abitativa non può essere imputabile a chi è stato costretto a fare i conti con disposizioni poco chiare e a invocare, per questo, la proroga che scadrà il 17 dicembre. Ma il bisogno di case poteva essere affrontato anche mettendo mano alla sistemazione degli alloggi popolari. Settecento sono quelli classificati B e C e 500 quelli E. C’è da chiedersi perché nessuno sta ristrutturando questi appartamenti dell’Ater e del Comune». De Santis bolla, poi, come «una vergogna, il non aver portato avanti il discorso delle requisizioni. «Prima del sisma c’erano 1500-2000 appartamenti invenduti. Dove sono finiti? L’impressione è che si gioca a proteggere chi è più forte».
IL SINDACO. Intanto Cialente torna sulla questione delle speculazioni attuate sugli affitti. «Il fenomeno si può combattere» dice il sindaco «solo dando il via ai lavori di ristrutturazione delle B e C e cominciando le pratiche per le E. In questo modo tra un anno saremo in grado di avere anche alloggi da destinare agli studenti universitari».
LE CASE INVENDUTE. Ma per Cicchetti, al momento in città non c’è una grande disponibilità di alloggi pienamente agibili. «Prima del terremoto» spiega il presidente dell’Ance «erano circa 1.500 gli appartamenti invenduti. Ora molti di questi hanno bisogno di lavori, più o meno pesanti, per poter ridiventare agibili. Un aiuto concreto potrà arrivare, a breve, dal Fondo Immobiliare (costituito da banche e società, tra cui Fintecna) che potrà rilevare dai costruttori gli immobili invenduti, attualmente senza mercato, per poi affidarli in blocco alla Protezione civile che li assegnerà agli sfollati a canone concordato». «Un’operazione» aggiunge Ettore Barattelli, che dell’Ance è il vice presidente, «che dovrebbe consentire la vendita di 500 alloggi. Appartamenti che, a conti fatti, potranno ospitare circa 1500 persone. Un’iniziativa (di cui si è fatta promotrice la Carispaq e che vede la presenza di un pool di banche e società) che ha il duplice obiettivo di recuperare alloggi e di liberare liquidità che i costruttori potranno reinvestire nella ricostruzione. Cosa che permetterà anche il ridimensionamento dell’esposizione con le banche». Secondo l’Associazione provinciale dei costruttori edili, sarebbero circa 500 i contratti già «sottoscritti». Gli appartamenti verranno acquistati a un prezzo più basso rispetto a quello di mercato, ma l’operazione viene giudicata appettibile perché consentirà a costruttori e società immobiliari di liberarsi dell’invenduto, di annullare eventuali debiti con gli istituti di credito e di poter disporre di liquidi da reinvestire sul territorio. Tornando alle case sfitte e alle speculazioni, per Barattelli «non si può generalizzare. Se ci sono casi eclatanti» dice «questi vanno denunciati e invito lo stesso sindaco a farlo».
ALTRI AIUTI. «Noi» aggiunge «ci siamo battuti per ottenere dalla Protezione civile la famosa ordinanza, poi arrivata, che concedeva un contributo - fino a un massimo di 30 mila euro - per la riparazione di ciascuna unità abitativa del patrimonio immobiliare degli imprenditori. Un indennizzo subordinato al completamento dei lavori entro sei mesi e alla locazione degli appartamenti alle condizioni previste dalla Protezione civile. Cosa che molti stanno già facendo. Ma non si può imputare a noi il ritardo nell’avvio dei lavori di ritrutturazione delle case B e C. Lo slittamento dei tempi è, infatti, riconducibile a un iter fin troppo farraginoso. Fino a un paio di settimane fa, Cineas (una delle due società incaricate di seguire le istruttorie) ha rimandato indietro due terzi delle pratiche presentate. Domande che erano già passate all’esame della ReLuis (l’altra società). L’esiguità delle pratiche “licenziate” e finanziate - appena alcune centinaia - sta proprio nella continua richiesta di integrazioni».
ITER COMPLESSO. Finora, così come lo stesso sindaco Cialente aveva indicato, sarebbero circa 5.000, a fronte delle 10.000 attese, le domande presentate per la sistemazione di case classificate B e C. «La situazione è complessa» afferma Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli ingegneri. «In questi mesi abbiamo insistito molto per superare il meccanismo tortuoso attuato da Fintecna. E finalmente il 5 novembre c’è stato un protocollo d’intesa che rappresenta una svolta, visto che prevede la definizione della pratica entro un mese. Fino al 5 novembre la stragrande maggioranza delle perizie presentate ha subìto pesanti stop dalla Cineas. Ora si sta rivedendo tutto ed entro la fine dell’anno la Cineas dovrebbe smaltire l’arretrato. Tempi lunghi, ma che io avevo preventivato proprio per la mancanza di percorsi chiari. A mio avviso, ogni cosa è riconducibile al fatto che per il 2009 non ci sono fondi disponibili».
IL BISOGNO DI CASE. «Tutti gli studi professionali» continua «stanno lavorando e molti sono i tecnici arrivati anche da fuori. Quindi l’emergenza abitativa non può essere imputabile a chi è stato costretto a fare i conti con disposizioni poco chiare e a invocare, per questo, la proroga che scadrà il 17 dicembre. Ma il bisogno di case poteva essere affrontato anche mettendo mano alla sistemazione degli alloggi popolari. Settecento sono quelli classificati B e C e 500 quelli E. C’è da chiedersi perché nessuno sta ristrutturando questi appartamenti dell’Ater e del Comune». De Santis bolla, poi, come «una vergogna, il non aver portato avanti il discorso delle requisizioni. «Prima del sisma c’erano 1500-2000 appartamenti invenduti. Dove sono finiti? L’impressione è che si gioca a proteggere chi è più forte».
IL SINDACO. Intanto Cialente torna sulla questione delle speculazioni attuate sugli affitti. «Il fenomeno si può combattere» dice il sindaco «solo dando il via ai lavori di ristrutturazione delle B e C e cominciando le pratiche per le E. In questo modo tra un anno saremo in grado di avere anche alloggi da destinare agli studenti universitari».