Agricoltura nei Parchi La fuga delle aziende

Pescasseroli, allarme di Confagricoltura: danni agli allevamenti risarciti in ritardo Parte un appello: all’Ente Parco una rappresentanza dei contadini

PESCASSEROLI. Gli agricoltori residenti nei territori all'interno delle aree protette regionali stanno abbandonando giorno dopo giorno l’attività, rendendo ancora più drammatico lo spopolamento delle aree montane. Questa la denuncia del presidente di Confagricoltura Abruzzo, Concezio Gasbarro, che ha illustrato le criticità esistenti nel rapporto tra i parchi e le riserve nel corso dell'incontro avuto a Pescasseroli con il presidente del Parco nazionale d'Abruzzo, Antonio Carrara.

«Gli ambientalisti e gli stessi parchi si chiudono a riccio», commenta Gasbarro, «ostacolando la possibilità che negli organismi possano sedere anche gli esponenti del mondo agricolo facendo perdurare un conflitto perenne che non fa bene all'economia complessiva dei territori». Alla riunione hanno partecipato anche i presidenti delle sezioni zootecniche regionali e provinciali, Vinicio Blasetti ed Elda Grassi, ed il direttore Stefano Fabrizi.

«È praticamente impossibile svolgere le attività agricole e di allevamento nelle aree protette e in quelle di protezione esterna ai Parchi», spiega Blasetti, «dal momento che i continui danni alle colture e la predazione degli animali domestici sono risarciti male e in ritardo. I Parchi, con qualche eccesso burocratico e in ritardo, riescono comunque a pagare i danni, mentre quelli di competenza della Provincia sono fermi dal 2010». Il responsabile della sezione zootecnica regionale ha anche contestato le affermazioni che i problemi sanitari degli orsi e della fauna protetta siano da ascrivere soltanto in capo agli allevatori, almeno di quelli che rispettano le regole. «Occorre una maggiore collaborazione e soprattutto trasparenza tra gli Enti», ha aggiunto Blasetti, «anche perché c’è sicuramente il problema di quegli pseudo allevatori che incettano i pascoli montani, ma non dispongono di organizzazioni aziendali tali da garantire il rispetto delle buoni prassi di pascolo». Come se non bastasse, accanto all'orso e ai cinghiali stanno causando problemi crescenti agli allevatori e agricoltori i grossi ungulati. In particolare i cervi, che si sono riprodotti in modo indiscriminato.

«La nostra azienda presente da secoli sul territorio ha dovuto abbandonare la coltivazione dei terreni per le continue devastazioni dei cinghiali», testimonia il presidente della sezione zootecnica provinciale Grassi, «con l’allevamento che è messo a dura prova dalla presenza dei carnivori». Ricostruire un rapporto di fiducia nei confronti del Parco, che non può essere considerato di ostacolo alle attività agricole e zootecniche, è l'impegno assunto al termine dell'incontro dal presidente del Pnalm, Antonio Carrara.

Massimiliano Lavillotti

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