Aids, 100 casi all’Aquila giovani in fascia a rischio
Secondo i dati forniti dall’Asl diminuisce il contagio per uso di droghe il pericolo maggiore di diffusione arriva dai rapporti sessuali non protetti
L’AQUILA. Diminuisce il contagio per uso di droghe, s’impenna quello per rapporti omo-eterosessuali. Questo, in sintesi, il colpo d’occhio elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’Aids, che scaturisce dall’attività del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore, diretto dal dottor Ales sandro Grimaldi, coadiuvato nel lavoro dal collega Antonio Cellini.
A rischio, come fascia d’età, soprattutto i giovani tra i 18 e 30 anni, ma il fenomeno riguarda anche persone con età superiore questa fascia anagrafica. In alcuni casi, infatti, alSan Salvatore sono risultate positive al test Aids persone di oltre 70 anni contagiate, però, 15-20 anni prima.
«Il virus, infatti, può restare silente per anni, senza dare sintomi», spiega Grimaldi. «È per questo che va dato un messaggio chiaro e forte: oggi il rischio Aids viene preso sottogamba. È necessario tornare a prestare una maggiore attenzione nei contatti sessuali, essere prudenti e adottare tutte le cautele possibili. È il sesso il maggior veicolo di infezione.In sostanza, così come a livello nazionale, si è registrata una drastica diminuzione dei contagi tra tossicodipendenti ma un forte aumento della malattia per rapporti sessuali non protetti».
Nell’area dei Comuni aquilani, nel 2012, il numero di casi è in linea col dato nazionale (5% su 100.000 abitanti) ma i medici sono chiari: si è abbassata la guardia, nel senso che si fanno pochi controlli e non si è sufficientemente consapevoli del rischio di contatti sessuali occasionali e non protetti. Dopo la grande paura degli anni d’esordio (nel 1987 ci fu il picco massimo, quando l’Aids assunse le sembianze di una vera e propria epidemia), successivamente si è smarrita progressivamente la consapevolezza dell’attenzione alla condotta di vita nei rapporti intimi. La mancanza di controlli costanti (il test Hiv in ospedale è gratuito e anonimo) consente al virus di restare latente per anni.
Attualmente il reparto di Malattie infettive del San Salvatore, come popolazione sieropositiva, segue periodicamente circa 100 soggetti. Pazienti assistiti mediante ambulatorio o day service (si fanno più esami in un’unica mattinata, senza ricovero ospedaliero, per poter avere la risposta definitiva e la sintesi della propria situazione da un unico specialista). I nuovi casi, nel 2012, nel comprensorio aquilano, sono del tutto conformi alla media nazionale che è di 5 ogni 100.000 abitanti.
«Oggi di Aids si muore sempre meno perché esistono terapie», aggiunge Grimaldi, «basate su combinazioni di farmaci che consentono di “gestire” la malattia per molti anni, fino a trattarla come fosse una patologia cronica. La sfida, però, oltre alla prevenzione – che resta la misura prioritaria nella lotta all’Hiv – è quella di ridurre il numero e il costo dei farmaci utilizzati per la terapia. E su questo si è già iniziato un percorso che darà ulteriori risultati nei prossimi anni»
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