Albertazzi recita Dante nella città ferita
In piazze, strade e palazzi i canti della Divina Commedia: dall’Inferno al Paradiso.
L’AQUILA. Giovedì sera, intorno a mezzanotte, vagando fra i vari canali tv quasi tutti monopolizzati dalle vicende pubbliche e private del presidente del consiglio sono finito casualmente su Rai 2. E ho visto Giorgio Albertazzi che recitava un canto della Divina Commedia davanti a casa mia. Sì, ho guardato bene. Era appoggiato a una fontanella che si trova proprio davanti al map (alloggio provvisorio) che mi è stato assegnato nel nuovo villaggio di Onna. Ho cominciato a seguire quell’evento televisivo che mi è parso subito straordinario. E per quasi un’ora non sono riuscito a staccare occhi e orecchi.
Ho visto Albertazzi recitare, da maestro qual è, i canti della Divina Commedia in posti dove sta sorgendo di nuovo la speranza (come può essere il caso di Onna) e in luoghi dove la distruzione è assoluta e l’animo resta sgomento - come il primo giorno - a vedere, per esempio, com’è ridotta la chiesa di Santa Maria Paganica. Ho continuato a guardare e ascoltare Albertazzi nella penombra di palazzo Signorini- Corsi, alla luce - con sullo sfondo il cielo azzurro punteggiato dalle nuvole - di piazza Duomo. Quando quella visione è terminata mi sono chiesto: ma come mai si fanno cose così belle e quasi nessuno lo sa e vengono pure trasmesse a mezzanotte? Ieri ho cercato di saperne qualcosa di più. La trasmissione che ha visto protagonisti Dante, Albertazzi e L’Aquila ferita, si chiama «Palco e Retropalco» che quest’anno ha ripreso la sua programmazione su Rai 2 dedicando la puntata all’Aquila terremotata.
L’idea di portare Giorgio Albertazzi nel centro storico devastato dal sisma è stata di Federico Fiorenza, per anni direttore del Tsa, oggi in pensione ma che ha mantenuto legami fortissimi con il mondo teatrale e televisivo. «Per settimane» ha detto Fiorenza «mi sono chiesto che cosa il teatro e il mondo della cultura potesse fare per L’Aquila. Certo molte iniziative sono state prese ma io cercavo qualcosa di coinvolgente e originale. Ne ho parlato con Giorgio Albertazzi che oltre ad essere il grande attore che tutti conoscono - oggi ha 86 anni - è anche un amico. Ha subito accolto l’idea e fra il 13 e il 16 settembre, approfittando di un “buco” nei suoi mille impegni è venuto in città, ha guardato ogni cosa, abbiamo fatto sopralluoghi con i vigili del fuoco - che ringrazio per la grande collaborazione prestata - e abbiamo fatto le riprese».
L’evento è stato doppio. Infatti è la prima volta che Albertazzi recita i canti della Divina Commedia davanti a una telecamera. Il materiale girato all’Aquila sarà quindi destinato a passare alla storia dello spettacolo. Ed è anche per questo che Federico Fiorenza sta mettendo in cantiere un altro progetto: quello di fare, del video andato in onda su Rai 2, un dvd da distribuire attraverso gli enti teatrali, riviste specializzate, giornali quotidiani. I fondi che saranno raccolti potranno servire a ricostruire o ristrutturare uno dei tanti luoghi della città danneggiati dal terremoto. Il programma «Palco e Retropalco» è iniziato con Giorgio Albertazzi in piazza San Pietro.
E’ lì che ha declamato il terzo canto dell’inferno quello che inizia con «Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente». Ed è la città dolente quella che Albertazzi ha voluto far vedere. Quella città che grida la sua rabbia e il suo dolore, quella città dalle cui ferite esce sangue che nessuno ancora riesce a fermare. Nel nuovo villaggio di Onna il protagonista è stato il quinto canto dell’Inferno quello che i più ricordano come il canto di Paolo e Francesca. Sono andato e rileggerlo e ho trovato un verso che forse prima del 6 aprile non mi avrebbe colpito tanto. E’ quando Francesca risponde a Dante e gli dice: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria». Che significa che nella disgrazia il peggior dolore è quello di ricordare i tempi felici. Per me i tempi felici sono quelli che ho passato con i miei figli. E ricordarli è un dolore immenso.
Dante è un grande poeta anche per questo. E il fatto che Albertazzi, senza saperlo, l’ha recitato proprio davanti a casa mia, chissà, sarà un segno del destino. Le telecamere da Onna si sono spostate in piazza Nino Carloni. Il luogo non è stato scelto a caso. E’ lì infatti che i vigili del fuoco hanno puntellato un edificio che ora appare come una grande nave con i remi che solcano un mare ideale. Albertazzi declamando il canto di Ulisse (il XXVI dell’Inferno) ha voluto rendere omaggio anche agli «Angeli rossi», gli uomini dei vigili del fuoco «che in questi mesi, silenziosi e onnipresenti, hanno condiviso il dolore delle famiglie colpite dai lutti, hanno guidato la ricerca per la salvezza dei dispersi.
I legni della nave di Ulisse» scrivono i vigili sul loro sito internet «sono stati l’occasione per chiedere la partecipazione dei vigili del fuoco, esempio proprio di quella virtù e conoscenza, di quella silenziosa abnegazione che come i compagni di Ulisse, hanno circondato Albertazzi, con lui hanno fissato nel programma, da attori protagonisti, una presenza che rende possibile la speranza in una città così dolorosamente colpita». Il percorso dantesco si è sviluppato non solo attraverso i canti dell’Inferno ma anche con un canto del Purgatorio e uno del Paradiso. Bellissima la scena in piazza Duomo quando Albertazzi è stato «interrotto» dal passaggio di un mezzo dei pompieri. Un segno: la grande poesia e la voglia di fare e ricostruire. Prima possibile.
Ho visto Albertazzi recitare, da maestro qual è, i canti della Divina Commedia in posti dove sta sorgendo di nuovo la speranza (come può essere il caso di Onna) e in luoghi dove la distruzione è assoluta e l’animo resta sgomento - come il primo giorno - a vedere, per esempio, com’è ridotta la chiesa di Santa Maria Paganica. Ho continuato a guardare e ascoltare Albertazzi nella penombra di palazzo Signorini- Corsi, alla luce - con sullo sfondo il cielo azzurro punteggiato dalle nuvole - di piazza Duomo. Quando quella visione è terminata mi sono chiesto: ma come mai si fanno cose così belle e quasi nessuno lo sa e vengono pure trasmesse a mezzanotte? Ieri ho cercato di saperne qualcosa di più. La trasmissione che ha visto protagonisti Dante, Albertazzi e L’Aquila ferita, si chiama «Palco e Retropalco» che quest’anno ha ripreso la sua programmazione su Rai 2 dedicando la puntata all’Aquila terremotata.
L’idea di portare Giorgio Albertazzi nel centro storico devastato dal sisma è stata di Federico Fiorenza, per anni direttore del Tsa, oggi in pensione ma che ha mantenuto legami fortissimi con il mondo teatrale e televisivo. «Per settimane» ha detto Fiorenza «mi sono chiesto che cosa il teatro e il mondo della cultura potesse fare per L’Aquila. Certo molte iniziative sono state prese ma io cercavo qualcosa di coinvolgente e originale. Ne ho parlato con Giorgio Albertazzi che oltre ad essere il grande attore che tutti conoscono - oggi ha 86 anni - è anche un amico. Ha subito accolto l’idea e fra il 13 e il 16 settembre, approfittando di un “buco” nei suoi mille impegni è venuto in città, ha guardato ogni cosa, abbiamo fatto sopralluoghi con i vigili del fuoco - che ringrazio per la grande collaborazione prestata - e abbiamo fatto le riprese».
L’evento è stato doppio. Infatti è la prima volta che Albertazzi recita i canti della Divina Commedia davanti a una telecamera. Il materiale girato all’Aquila sarà quindi destinato a passare alla storia dello spettacolo. Ed è anche per questo che Federico Fiorenza sta mettendo in cantiere un altro progetto: quello di fare, del video andato in onda su Rai 2, un dvd da distribuire attraverso gli enti teatrali, riviste specializzate, giornali quotidiani. I fondi che saranno raccolti potranno servire a ricostruire o ristrutturare uno dei tanti luoghi della città danneggiati dal terremoto. Il programma «Palco e Retropalco» è iniziato con Giorgio Albertazzi in piazza San Pietro.
E’ lì che ha declamato il terzo canto dell’inferno quello che inizia con «Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente». Ed è la città dolente quella che Albertazzi ha voluto far vedere. Quella città che grida la sua rabbia e il suo dolore, quella città dalle cui ferite esce sangue che nessuno ancora riesce a fermare. Nel nuovo villaggio di Onna il protagonista è stato il quinto canto dell’Inferno quello che i più ricordano come il canto di Paolo e Francesca. Sono andato e rileggerlo e ho trovato un verso che forse prima del 6 aprile non mi avrebbe colpito tanto. E’ quando Francesca risponde a Dante e gli dice: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria». Che significa che nella disgrazia il peggior dolore è quello di ricordare i tempi felici. Per me i tempi felici sono quelli che ho passato con i miei figli. E ricordarli è un dolore immenso.
Dante è un grande poeta anche per questo. E il fatto che Albertazzi, senza saperlo, l’ha recitato proprio davanti a casa mia, chissà, sarà un segno del destino. Le telecamere da Onna si sono spostate in piazza Nino Carloni. Il luogo non è stato scelto a caso. E’ lì infatti che i vigili del fuoco hanno puntellato un edificio che ora appare come una grande nave con i remi che solcano un mare ideale. Albertazzi declamando il canto di Ulisse (il XXVI dell’Inferno) ha voluto rendere omaggio anche agli «Angeli rossi», gli uomini dei vigili del fuoco «che in questi mesi, silenziosi e onnipresenti, hanno condiviso il dolore delle famiglie colpite dai lutti, hanno guidato la ricerca per la salvezza dei dispersi.
I legni della nave di Ulisse» scrivono i vigili sul loro sito internet «sono stati l’occasione per chiedere la partecipazione dei vigili del fuoco, esempio proprio di quella virtù e conoscenza, di quella silenziosa abnegazione che come i compagni di Ulisse, hanno circondato Albertazzi, con lui hanno fissato nel programma, da attori protagonisti, una presenza che rende possibile la speranza in una città così dolorosamente colpita». Il percorso dantesco si è sviluppato non solo attraverso i canti dell’Inferno ma anche con un canto del Purgatorio e uno del Paradiso. Bellissima la scena in piazza Duomo quando Albertazzi è stato «interrotto» dal passaggio di un mezzo dei pompieri. Un segno: la grande poesia e la voglia di fare e ricostruire. Prima possibile.