Alla Campari due anni di Cassa
Accordo sottoscritto a Roma. Incentivi per la mobilità
SULMONA. Sottoscritta nella notte l'ipotesi di accordo tra governo, sindacati e azienda, che mira a tutelare le maestranze, ma conferma anche la decisione della Campari Spa di abbandonare lo stabilimento peligno. Si è deciso l'avvio di due anni di cassa integrazione straordinaria con incentivi ai lavoratori che scelgono di andare in mobilità. Il prossimo incontro è fissato per l'11 luglio.
«L'obiettivo principale», afferma Luigi Fiammata di Flai-Cgil, «resta quello di non chiudere lo stabilimento e salvare i 103 posti di lavoro».
In pratica, i due anni di cassa integrazione straordinaria, che cominceranno probabilmente dal 1º ottobre, serviranno per prendere tempo e individuare nuovi possibili acquirenti per il sito produttivo sulmonese. La Campari, infatti, il 30 settembre cesserà l'attività. La priorità non è soltanto mantenere i livelli occupazionali, ma anche concretizzare una nuova industrializzazione della realtà produttiva.
Fino a qualche settimana fa, erano tre le società che sembravano interessate ad acquistare lo stabilimento di Sulmona. «I due anni di cassa integrazione straordinaria», riprende il sindacalista, «saranno utilizzati proprio per arrivare a una scelta che dia le più ampie garanzie attraverso l'individuazione di un acquirente che presenti un piano industriale solido e duraturo». L'ipotesi di accordo presenta anche altri aspetti finalizzati alla tutela delle maestranze: incentivi ai dipendenti che sceglieranno la mobilità e interventi economici da parte della Campari.
La società, infatti, nei prossimi due anni interverrà erogando ai lavoratori un contributo economico che andrà a incrementare la mensilità prevista dalla cassa integrazione straordinaria. L'accordo sarà sottoscritto l'11 luglio al ministero dello Sviluppo economico nel corso di un incontro a cui parteciperanno anche le istituzioni locali. Il compromesso raggiunto sembra essere il meno traumatico possibile per le maestranze sebbene prospetti scenari foschi per l'occupazione sul territorio.
Di fatto, uno stabilimento cesserà la produzione, per almeno due anni, e si dovrà lavorare per individuare nuovi e affidabili acquirenti. La Campari ha sempre confermato la volontà di cessare l'attività in Valle Peligna per motivi strategici.
«L'obiettivo principale», afferma Luigi Fiammata di Flai-Cgil, «resta quello di non chiudere lo stabilimento e salvare i 103 posti di lavoro».
In pratica, i due anni di cassa integrazione straordinaria, che cominceranno probabilmente dal 1º ottobre, serviranno per prendere tempo e individuare nuovi possibili acquirenti per il sito produttivo sulmonese. La Campari, infatti, il 30 settembre cesserà l'attività. La priorità non è soltanto mantenere i livelli occupazionali, ma anche concretizzare una nuova industrializzazione della realtà produttiva.
Fino a qualche settimana fa, erano tre le società che sembravano interessate ad acquistare lo stabilimento di Sulmona. «I due anni di cassa integrazione straordinaria», riprende il sindacalista, «saranno utilizzati proprio per arrivare a una scelta che dia le più ampie garanzie attraverso l'individuazione di un acquirente che presenti un piano industriale solido e duraturo». L'ipotesi di accordo presenta anche altri aspetti finalizzati alla tutela delle maestranze: incentivi ai dipendenti che sceglieranno la mobilità e interventi economici da parte della Campari.
La società, infatti, nei prossimi due anni interverrà erogando ai lavoratori un contributo economico che andrà a incrementare la mensilità prevista dalla cassa integrazione straordinaria. L'accordo sarà sottoscritto l'11 luglio al ministero dello Sviluppo economico nel corso di un incontro a cui parteciperanno anche le istituzioni locali. Il compromesso raggiunto sembra essere il meno traumatico possibile per le maestranze sebbene prospetti scenari foschi per l'occupazione sul territorio.
Di fatto, uno stabilimento cesserà la produzione, per almeno due anni, e si dovrà lavorare per individuare nuovi e affidabili acquirenti. La Campari ha sempre confermato la volontà di cessare l'attività in Valle Peligna per motivi strategici.