Alloggi Ater, troppe famiglie ancora fuori

Denuncia del Movimento inquilini: tardivo l'avvio dei restauri

L'AQUILA. «Dopo 21 mesi ormai trascorsi dal terremoto, ora all'inizio del 2011, molte famiglie di inquilini e assegnatari Ater dei Comuni del cratere non sono state messe in condizione di rientrare nemmeno negli alloggi classificati A, cioè agibili; mentre in quelli classificati B e C non sono ancora iniziati i primi lavori di ripristino delle condizioni di sicurezza antisismica».

E' la denuncia che fanno i responsabili del Movimento di inquilini e assegnatari-Mia Casa, i quali, in un documento, precisano «che quasi tutte le famiglie assegnatarie di alloggi pubblici classificati E, in assenza di un apposito piano di recupero con adeguamento sismico e ricostruzione, si trovano davanti a tempi lunghissimi e imprevedibili per la cosiddetta ricostruzione pesante».

Allo stato attuale secondo la nota diramata dagli inquilini la situazione complessiva delle agibilità di tutta la edilizia residenziale pubblica dell'Aquila e dei comuni del cratere colpiti dal terremoto è ancora la seguente: il 54,4 per cento degli alloggi con esito A (2.176) sono stati dichiarati agibili; il 15,6 per cento con esito B (624 alloggi) sono stati dichiarati temporaneamente inagibili; il 3,9% con esito C (156) sono stati dichiarati parzialmente inagibili; il 21,3 per cento, con esito E (852) sono stati dichiarati del tutto inagibili.

«Praticamente» è scritto nella nota «quasi 2.000 famiglie di alloggi classificati A agibili e altre 800 famiglie di alloggi classificati B e C avrebbero già dovuto rientrare nelle loro abitazioni ma non lo hanno potuto fare perché i soggetti competenti, non hanno provveduto ad attuare un piano di interventi urgenti per il loro rispristino, che era nelle loro rispettive competenze. In modo particolare bisognava intervenire subito sulle abitazioni classificate A, B e C per le quali, pur se dichiarate agibili, temporaneamente inagibili e parzialmente inagibili, in applicazione della nuova normativa sismica italiana e della ordinanza del presidente del consiglio numero 3.274 del 20 marzo 2010, era necessario che fossero consolidate e adeguate sul piano antisismico attraverso un miglioramento controllato della loro vulnerabilità».

«In ogni caso la Regione» proseguono gli inquilini, «indipendentemente dagli interventi post-terremoto finanziati dalle ordinanze della presidenza del consiglio dei ministri, avrebbe dovuto mettere in campo un proprio programma per l'adeguamento sismico degli alloggi pubblici, attuato con urgenza attraverso risorse regionali, fondi residui della ex-Gescal, dei contratti di quartiere e del Piano Casa, rispettivamente assegnati e trasferiti alla Regione stessa, ma non utilizzati a dovere. Purtroppo, la situazione non è chiara nei tempi, nelle competenze e nelle responsabilità; inoltre non è trasparente e non è controllabile, sotto diversi punti di vista».

«I tempi per il ritorno a casa» concludono «si sono così allungati a dismisura e non sono affatto certi neanche per quelle abitazioni che invece avrebbero potuto e dovuto essere il fiore all'occhiello dell'Ater dell'Aquila e Regione che, nella loro qualità di proprietari e amministratori pubblici, a nome e per conto delle famiglie assegnatarie ancora sfollate, avrebbero dovuto essere di esempio. «Anzi, in occasioni recenti, gli enti hanno contribuito ad accrescere le sofferenze, le angosce esistenziali e le preoccupazioni materiali degli utenti». E, intanto, la spesa pubblica per alloggiare gli sfollati aumenta sempre di più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA