Amministrative, il nodo primarie

Tutti ufficialmente dicono di volerle fare ma in realtà nessuno le vuole

L'AQUILA. Fra nove mesi gli aquilani torneranno a votare per eleggere il sindaco e il consiglio comunale. Questa è l'unica cosa certa. Per il resto la politica cittadina è nella confusione più totale. Il nodo, prima dei programmi e dei nomi, ora sono le primarie.

Innanzitutto nella prossima primavera ci sarà una novità che non è stata ancora valutata a pieno. I consiglieri comunali dell'Aquila per effetto di una recente riforma passeranno da 40 a 32. Il che significa che per l'elezione serviranno come base almeno 400-500 voti. Facile immaginare una "guerra" all'ultima scheda. In città si vocifera di almeno venti liste (cioè più di 600 persone) che sarebbero pronte a scendere in campo. Per andare dove non si sa. I candidati sindaci potenziali potrebbero essere almeno 10. Questa volta diventare consigliere comunale dell'Aquila non sarà come in passato. Nei prossimi anni ci sarà una città da ricostruire e gli appetiti sono molti.

TOTOSINDACO.
Il totosindaco come al solito è partito con largo anticipo. I nomi più gettonati sono per il centrosinistra la riconferma del sindaco Cialente (Pd) o il rettore Ferdinando di Orio (Idv). Nel centrodestra il vicepresidente del consiglio regionale Giorgio De Matteis (Mpa che però potrebbe scendere in campo con una o più liste "sue") e il presidente della Fondazione Carispaq Roberto Marotta. Sempre per il centrodestra si fa il nome di Antonio Cicchetti oggi vicecommissario per l'emergenza.

LE PRIMARIE.
Ma non è tutto così lineare come sembra. Infatti c'è lo scoglio delle primarie. Nel 2007 le fece il centrosinistra. Vinse Cialente su altri sei competitori e poi si impose al primo turno su Maurizio Leopardi (Udc) candidato del centrodestra. Oggi le primarie le vorrebbe fare anche il centrodestra e dovrebbero essere primarie di coalizione e non del solo Pdl. Quando gli esponenti politici dei due schieramenti parlano in pubblico sono tutti più o meno d'accordo che le primarie sono un esercizio di democrazia. Ma in realtà i mal di pancia sono molti.

Poche sere fa, il sindaco Massimo Cialente nel corso di un incontro pubblico alla Festa democratica a domanda specifica «se avrebbe partecipato alle primarie» ha risposto con il suo solito giro di parole della serie, come sentenziava Totò «hai detto tutto senza dire niente». Una cosa però si è capita. Cialente in sostanza teme che le primarie siano un modo per "farlo fuori". Si intende politicamente. Da un po' di tempo il primo cittadino ha la sindrome dell'assediato. Vede nemici da ogni parte. Fra qualche tempo farà assaggiare persino i cibi per timore di essere avvelenato. Lui al gioco al massacro non ci sta. Tanto che una delle frasi rivelatrici sempre di quella sera al parco del Sole è stata: «Vedo alcuni miei potenziali competitori alle primarie che già votano contro le mie delibere in consiglio comunale». Inoltre si è detto certo che nel «2012 si andrà a votare anche per le politiche». Altro messaggio ai suoi compagni di partito: se me ne vado non me ne vado con la valigia di cartone vuota. Ultima annotazione sempre del primo cittadino: «Se le dobbiamo proprio fare queste primarie facciamole il più tardi possibile, a gennaio per esempio». Nel centrodestra la storia delle primarie non va giù a nessuno. Qualche esponente locale è più che esplicito: «Sono state un fallimento per la sinistra, ora ci dobbiamo rovinare pure noi?». I giochi quindi sono aperti. E nessuno si faccia ingannare dalla storia dei programmi che dovrebbero essere alla base delle scelte degli uomini. Non c'entrano nulla, è solo fumo, alla politica non interessano.

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