Amministratori di condominio contro Biondi
L’Anaci contesta l’ordinanza dei cantieri: imposizioni e responsabilità non previste dalla legge
L’AQUILA. Gli amministratori di condominio minacciano di impugnare l’ordinanza con la quale il sindaco ha imposto alle imprese, per la riapertura dei cantieri, una serie di adempimenti connessi all’emergenza Covid-19. «Ordinanza che», sostengono Mauro Basile e Tiziana Alfonsi, rispettivamente presidente regionale e provinciale dell’Anaci, in una lettera inviata al sindaco Pierluigi Biondi, «investe anche la nostra categoria di una serie di stringenti obblighi che ci espone, nel caso in cui dovesse verificarsi in un cantiere un episodio di contagio, a pesantissime responsabilità di ordine penale, civile e amministrativo».
«L’attività fin qui da noi svolta e i risultati ottenuti hanno portato molti dei proprietari degli aggregati a individuare negli amministratori condominiali i soggetti più indicati anche per ricoprire la carica di presidente dei consorzi obbligatori. Ancora oggi, quindi, gli amministratori condominiali rivestono dal punto di vista della normativa in materia di sicurezza la veste di committente e sono per tale ragione assoggettati alle responsabilità civili, penali e amministrative che ne scaturiscono. Abbiamo perciò letto con grande preoccupazione la sua ordinanza con la quale ha imposto alle imprese, per l’apertura dei cantieri, una serie di adempimenti connessi all’emergenza sanitaria. Nonostante l'associazione abbia richiesto ripetutamente di poter essere ascoltata, lei ha rifiutato il confronto preferendo procedere in via unilaterale. L’ordinanza prende in considerazione anche il ruolo del committente a cui dedica alcune prescrizioni. Tuttavia non viene fornita alcuna indicazione il che impedisce di comprendere quali sarebbero gli obblighi che lei ha imposto ai committenti. La disposizione appare a dir poco abnorme considerato che il Comune non ha coinvolto i committenti dei cantieri della ricostruzione nella sottoscrizione del protocollo nel titolo singolo né attraverso l'associazione che li rappresentano, fra cui Anaci. Di conseguenza i committenti non hanno assunto alcun impegno al momento della formazione del protocollo né il Comune ha il potere di assumere obblighi per nome e per conto di persone fisiche dotate di una loro incoercibile autonomia contrattuale. E ne può costringere a farlo sulla base di un mero provvedimento amministrativo. Ricordiamo che gli obblighi del committente rispetto alla sicurezza sul lavoro sono stabiliti dalla legge nazionale e non possono essere estesi a suo piacimento da un ente locale quale il Comune dell’Aquila».
Per l’Anaci, dunque, «i committenti e quindi anche gli amministratori condominiali sono stati investiti di una serie di obblighi inerenti la sicurezza sul cantiere da Covid 19 che, nel caso in cui si dovesse verificare un episodio di contagio, espone a pesantissime responsabilità di ordine penale civile ed amministrativo. Si pensi solo alla condanna risarcitoria cui un committente si troverebbe esposto nel caso in cui un operaio che opera sul suo cantiere dovesse essere colpito dal virus. Si tratta nel contempo di obblighi che non sono previsti dalla normativa di rango legislativo nazionale, né ordinaria né emergenziale, e rispetto ai quali non è possibile rinvenire nell’ordinamento alcuna norma che attribuisca il potere di imporre. Per tale ragione la invitiamo a provvedere senza indugio alla modifica della sua ordinanza, rimuovendo da essa qualsiasi riferimento alla figura del committente e dei suoi incaricati. In caso contrario ci vedremo costretti a impugnare tale ordinanza».
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