Antichi reperti egizi rinvenuti negli scavi di Alba Fucens

Spuntano statuetta funeraria e donna con la testa di gatto Ceccaroni (Soprintendenza): si tratta di offerte votive

CELANO. Una statuetta funeraria del faraone Nectanebo I, che nel 380 a.C, spodestando Nepherites diede inizio alla XXX dinastia e vi regnò per 18 anni, salvando l’Egitto dall’occupazione persiana; un’altra statuetta di donna con la testa di gatto che rappresenta Bastet, la dea dell’amore, della passione, della sensualità e del piacere; e un medaglione che rappresenta Anubi, la divinità raffigurata col corpo di uomo e la testa di cane, che aveva il compito di accompagnare le anime dei defunti davanti al tribunale degli dei, illuminando il cammino con la luna tenuta nel palmo della mano.

Una divinità dell’antico Egitto che i Greci successivamente associarono ad Ermes. Si potrebbe pensare che questi tre reperti, importanti per la conoscenza della storia, della cultura e della religione dell’antico Egitto siano stati rinvenuti dagli archeologi lungo la valle del Nilo. Invece sono venuti alla luce ad Alba Fucens, durante una campagna di scavi condotta da archeologi belgi, sotto la direzione della Soprintendenza. Sono stati ritrovati vicino all’abside del tempio di Iside, che si trova lungo la via che conduce al cimitero della colonia romana. Provvisoriamente si trovano custoditi nel Museo Paludi di Celano, dove, domani, dalle 15.30 alle 17, potranno essere ammirati dai visitatori. È prevista anche la presenza di alcune scuole della Marsica. «Riteniamo», spiega Emanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza e responsabile degli scavi nella Marsica, «che si tratti di offerte votive. Non conosciamo però chi siano gli offerenti. Speriamo di saperne di più dopo che l’egittologo avezzanese Mattia Mancini, che ha partecipato a numerosi scavi in Egitto e che abbiamo invitato per l’occasione, avrà decifrato il contenuto dei geroglifici, incisi sui reperti. Come si spiega la presenza di reperti dell’antico Egitto ad Alba Fucens? Nel 304 a.C., dopo la sconfitta degli Equi, i Romani fecero di Alba una colonia militare. La città non solo era importante dal punto di vista strategico, ma assecondò, fornendo mezzi e uomini, le mire espansionistiche di Roma, che divenne ben presto la padrona del Mediterraneo. Nel 30 a.C., dopo la morte di Cleopatra, Augusto si impadronì dell’Egitto, che fu una della più importanti Province dell’Impero. Tra i legionari che concorsero alla sua conquista, tanti sicuramente provenivano da Alba Fucens. E qualcuno di loro potrebbe aver portato con sé quei reperti che per 2000 anni sono rimasti sepolti.

Reperti che, insieme quelle venute alle luce nella Marsica in tutti questi anni, grazie alle iniziative programmate dalla Soprintendenza ai Beni archeologici d’Abruzzo, potranno essere conosciuti e ammirati da un vasto pubblico e non solo essere oggetto di studio. Ciò potrà contribuire a sensibilizzare le amministrazioni, rimaste finora latitanti, e convincerle della necessità di tutelare e valorizzare un patromonio culturale che potrebbe dare un impulso alla crescita economica del territorio.

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