«Anziani, attenzione alle truffe»
I carabinieri sui pulpiti delle chiese in tutta la provincia per spiegare come evitare raggiri e furti
L'AQUILA. Non aprire agli estranei e non farli entrare in orari inusuali; non credere a chi si presenta a casa come dipendente di una società di servizi; non dare soldi a sconosciuti che si dichiarino funzionari pubblici; non lasciare le chiavi di casa in luoghi facilmente individuabili. Sono soltanto alcuni dei consigli che i carabinieri forniscono con la nuova campagna di prevenzione contro le truffe, avviata già da domenica nel territorio provinciale coinvolgendo i luoghi più frequentati dagli anziani, la fascia sociale maggiormente vittima di truffe e raggiri. Grazie a un accordo tra il comando provinciale e la diocesi, i sacerdoti ospiteranno i carabinieri al termine delle messe per informare i cittadini. I volantini con una serie di consigli utili per riconoscere truffe e raggiri saranno diffusi non solo nelle chiese, ma anche negli ambulatori medici, nelle farmacie, nei supermercati, nei centri di aggregazione sociale. La fattispecie di truffatore che va per la maggiore negli ultimi mesi è quello del finto avvocato che telefona sostenendo che un familiare è stato vittima di un incidente ed è sprovvisto di copertura assicurativa, chiedendo al parente contattato di colmare il mancato pagamento dell’assicurazione a un “collaboratore”. In tutta la provincia si contano 8 casi di “truffa dell’avvocato” da novembre a oggi (su un totale di 20 raggiri di vario tipo registrati dai carabinieri). «Uno degli elementi della truffa è confondere il vero con il verosimile, mettere il soggetto in condizioni di non sentirsi di poter scegliere, andando a colpire non un difetto, ma una vulnerabilità: la solitudine, gli affetti per esempio», ha spiegato il tenente colonnello Andrea Ronchey. «L’obiettivo della campagna “Tempi duri per truffatori e ladri” è raggiungere le categorie più fragili e metterle in guardia, informarle che di fronte al dubbio di essere vittime di una truffa non sono sole. Il primo passo è chiamare il 112 o le altre forze dell’ordine. Determinante, per la capillare diffusione del messaggio, il supporto dell’associazione nazionale carabinieri». (m.g.)
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