AVEZZANO
Appalti e mazzette, l’agendina nera di Ruggeri che può far tremare i politici
Sequestrata nell’abitazione del faccendiere. E c’è anche una fattura da cinquemila euro. Nella relazione della polizia spuntano riferimenti ad altri Comuni. Le indagini proseguono
AVEZZANO. Nomi e somme di denaro che potrebbero fare tremare altri costruttori e altri politici. Compaiono in un’agendina di colore nero sequestrata nella casa di Antonio Ruggeri, il faccendiere avezzanese, colui che vantava entrature in Vaticano e che per gli investigatori ha fatto da collante fra gli imprenditori e le istituzioni. L’uomo arrestato nell’inchiesta su appalti e tangenti che mercoledì scorso ha portato ai domiciliari sette persone. «Un ulteriore appunto», secondo l’accusa, «costituente una sorta di libro mastro dei pagamenti illeciti effettuati». Aggiungono i pm Maurizio Maria Cerrato e Roberto Savelli: «Fatti per lo più diversi ed ulteriori rispetto a quelli oggetto di indagini».
Gli agenti della squadra mobile dell’Aquila, sempre secondo l’accusa, hanno individuato il modo con il quale il costruttore pescarese Sergio Giancaterino crea un proprio “fondo nero” al quale attingere per i pagamenti delle tangenti. Disponibilità occulte, per la Procura, al fine di realizzare condotte illecite.
Dall’inchiesta è emerso che gli indagati hanno ramificato le loro attività nei Comuni di Canistro e Campotosto nell’Aquilano, a Casacanditella nel Chietino e nel Consorzio acquedottistico marsicano. Ma gli investigatori hanno accertato la consegna, da parte dell’imprenditore Giancaterino a Ruggeri, di documenti inerenti i Comuni di Trasacco, Gioia dei Marsi e Ortucchio, «sempre facendo leva sulle conoscenze vantate da Ruggeri che sembra volere condizionare attraverso le stesse future gare d’appalto». Nella relazione consegnata in Procura si fa riferimento a contatti con amministratori comunali di Avezzano, Ovindoli, Cerchio, Sante Marie, Cappadocia e L’Aquila. Per l’accusa Giancaterino è il riferimento di un gruppo di imprese «che con regolarità turba il corretto andamento di pubbliche gare di appalto facendo ricorso al cartello di ditte che predeterminano in anticipo le loro offerte al fine di fare vincere ora l’una, ora l’altra ditta». E, inoltre «il comportamento spregiudicato lo porta a contattare politici di livello locale ed anche regionale, sempre cercando scorciatoie per ottenere vantaggi». In alcuni casi, sottolineano i pm, sono state «accertate attività preparatorie di futuri illeciti della medesima indole di quelli per i quali si procede». Un giro di affari irregolari «ancora più ampio di quello per i quali si sono accertati con sufficiente evidenza specifici delitti». A riprova del legame Ruggeri-Giancaterino, «un rapporto basato sul reciproco interesse economico», sottolineano i pm, in una perquisizione è saltata fuori anche una fattura da 5mila euro. Prestazioni occasionali di Ruggeri in favore del costruttore pescarese. Una corruzione con fatturazione, per i pm, un espediente «per gettare fumo negli occhi di un investigatore distratto o di un giudice maldestro».
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Gli agenti della squadra mobile dell’Aquila, sempre secondo l’accusa, hanno individuato il modo con il quale il costruttore pescarese Sergio Giancaterino crea un proprio “fondo nero” al quale attingere per i pagamenti delle tangenti. Disponibilità occulte, per la Procura, al fine di realizzare condotte illecite.
Dall’inchiesta è emerso che gli indagati hanno ramificato le loro attività nei Comuni di Canistro e Campotosto nell’Aquilano, a Casacanditella nel Chietino e nel Consorzio acquedottistico marsicano. Ma gli investigatori hanno accertato la consegna, da parte dell’imprenditore Giancaterino a Ruggeri, di documenti inerenti i Comuni di Trasacco, Gioia dei Marsi e Ortucchio, «sempre facendo leva sulle conoscenze vantate da Ruggeri che sembra volere condizionare attraverso le stesse future gare d’appalto». Nella relazione consegnata in Procura si fa riferimento a contatti con amministratori comunali di Avezzano, Ovindoli, Cerchio, Sante Marie, Cappadocia e L’Aquila. Per l’accusa Giancaterino è il riferimento di un gruppo di imprese «che con regolarità turba il corretto andamento di pubbliche gare di appalto facendo ricorso al cartello di ditte che predeterminano in anticipo le loro offerte al fine di fare vincere ora l’una, ora l’altra ditta». E, inoltre «il comportamento spregiudicato lo porta a contattare politici di livello locale ed anche regionale, sempre cercando scorciatoie per ottenere vantaggi». In alcuni casi, sottolineano i pm, sono state «accertate attività preparatorie di futuri illeciti della medesima indole di quelli per i quali si procede». Un giro di affari irregolari «ancora più ampio di quello per i quali si sono accertati con sufficiente evidenza specifici delitti». A riprova del legame Ruggeri-Giancaterino, «un rapporto basato sul reciproco interesse economico», sottolineano i pm, in una perquisizione è saltata fuori anche una fattura da 5mila euro. Prestazioni occasionali di Ruggeri in favore del costruttore pescarese. Una corruzione con fatturazione, per i pm, un espediente «per gettare fumo negli occhi di un investigatore distratto o di un giudice maldestro».
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