Appalti facili, c’è il superpoliziotto
Maroni: contro la criminalità organizzata più verifiche nei cantieri
L’AQUILA. Via gli appalti alle imprese che subiscono estorsioni e non le denunciano. Tracciabilità del cammino dei soldi. Indagini su cessioni di aziende e vendita degli immobili. E due organismi di controllo a prova di infiltrazioni. Questa la ricetta antimafia di Maroni.
LE CONTROMISURE. Tre aziende escluse dai lavori perché in odore di mafia. Quattro denunciate, per le quali si valuta ancora l’esclusione. I cantieri del progetto Case e le infrastrutture. Eppoi, le macerie e il mercato immobiliare. Ma anche le cessioni di aziende e lo sbarco di nuovi soggetti. Affari per milioni di euro e progetti pluriennali. Il rapporto corposo è sul tavolo del ministro dell’Interno Roberto Maroni che arriva all’Aquila insieme al capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli, per inaugurare due task-force antimafia: la sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e il Gruppo interforze centrale per l’emergenza e la ricostruzione (Gicer). Funzioneranno anche per l’Expo 2015. «È un battesimo solo formale: i controlli li stiamo già facendo dal 7 aprile e i risultati si vedono», spiega in avvio il prefetto Franco Gabrielli, già capo del Sisde, che fa gli onori di casa incassando le pubbliche lodi del ministro «perché, mandato qui improvvisamente, ha dimostrato grandissime capacità».
Il problema delle ditte colluse è di stretta attualità. Il meccanismo del subappalto allargato al 50% favorisce lo sbarco di persone non desiderate. Ed ecco che il Viminale accelera sui controlli per una ricostruzione «modello, con la massima trasparenza e con i lavori affidati ad aziende che nulla hanno a che fare con la criminalità organizzata. La tracciabilità dei flussi finanziari, attraverso conti correnti dedicati, è stata fatta per la prima volta sul territorio dell’Aquila e sono certo che funzionerà». Più controlli che, secondo Maroni, non ostacoleranno i lavori né comporteranno aggravi di tempi, procedure e costi. «Questa è la sfida: aumentare i controlli garantendo la massima speditezza dei lavori. Ciò per scongiurare quanto avvenuto in passato in altre realtà colpite da disastri. Non credo che la deroga del 50 per cento per i subappalti faccia aumentare il rischio. Saremo vigili e toglieremo gli appalti alle ditte che subiscono estorsioni, o tentativi, e non denunciano. Il sistema dei controlli è efficace e funziona».
IL SUPERPOLIZIOTTO. In sala alti dirigenti di forze dell’ordine e ministero. Tra gli altri, Paolo La Forgia (direzione investigativa antimafia di Roma), il vice prefetto Stefano Gambacurta e Andrea Caridi, che ha lavorato allo Sco e alla Dia, che coordina il gruppo che farà verifiche antimafia, ciclo del cemento, stoccaggio di materiali. E farà una vigilanza a tutto campo «perché la ricostruzione sia pulita», auspica il ministro. «I problemi aumenteranno in futuro: ben vengano i nuovi strumenti che saranno essenziali nell’attività di contrasto alla criminalità. La ricostruzione dell’Aquila sarà un modello di efficienza non solo in Italia».
LE CONTROMISURE. Tre aziende escluse dai lavori perché in odore di mafia. Quattro denunciate, per le quali si valuta ancora l’esclusione. I cantieri del progetto Case e le infrastrutture. Eppoi, le macerie e il mercato immobiliare. Ma anche le cessioni di aziende e lo sbarco di nuovi soggetti. Affari per milioni di euro e progetti pluriennali. Il rapporto corposo è sul tavolo del ministro dell’Interno Roberto Maroni che arriva all’Aquila insieme al capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli, per inaugurare due task-force antimafia: la sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e il Gruppo interforze centrale per l’emergenza e la ricostruzione (Gicer). Funzioneranno anche per l’Expo 2015. «È un battesimo solo formale: i controlli li stiamo già facendo dal 7 aprile e i risultati si vedono», spiega in avvio il prefetto Franco Gabrielli, già capo del Sisde, che fa gli onori di casa incassando le pubbliche lodi del ministro «perché, mandato qui improvvisamente, ha dimostrato grandissime capacità».
Il problema delle ditte colluse è di stretta attualità. Il meccanismo del subappalto allargato al 50% favorisce lo sbarco di persone non desiderate. Ed ecco che il Viminale accelera sui controlli per una ricostruzione «modello, con la massima trasparenza e con i lavori affidati ad aziende che nulla hanno a che fare con la criminalità organizzata. La tracciabilità dei flussi finanziari, attraverso conti correnti dedicati, è stata fatta per la prima volta sul territorio dell’Aquila e sono certo che funzionerà». Più controlli che, secondo Maroni, non ostacoleranno i lavori né comporteranno aggravi di tempi, procedure e costi. «Questa è la sfida: aumentare i controlli garantendo la massima speditezza dei lavori. Ciò per scongiurare quanto avvenuto in passato in altre realtà colpite da disastri. Non credo che la deroga del 50 per cento per i subappalti faccia aumentare il rischio. Saremo vigili e toglieremo gli appalti alle ditte che subiscono estorsioni, o tentativi, e non denunciano. Il sistema dei controlli è efficace e funziona».
IL SUPERPOLIZIOTTO. In sala alti dirigenti di forze dell’ordine e ministero. Tra gli altri, Paolo La Forgia (direzione investigativa antimafia di Roma), il vice prefetto Stefano Gambacurta e Andrea Caridi, che ha lavorato allo Sco e alla Dia, che coordina il gruppo che farà verifiche antimafia, ciclo del cemento, stoccaggio di materiali. E farà una vigilanza a tutto campo «perché la ricostruzione sia pulita», auspica il ministro. «I problemi aumenteranno in futuro: ben vengano i nuovi strumenti che saranno essenziali nell’attività di contrasto alla criminalità. La ricostruzione dell’Aquila sarà un modello di efficienza non solo in Italia».