Appello del popolo delle carriole: "Serve il piano di ricostruzione"

Gli organizzatori sulla scalinata: la città è come una donna ferita

L'AQUILA. Le scope, i rastrelli e i guanti; i cartelli con il disegno di Staino, con una carriola che trasporta un cuore rosso. E le carriole, quelle vere, ai bordi della scalinata di San Bernardino. Una mattinata a togliere erbacce allo slogan «Se non ora quando?», lo stesso che le donne hanno portato nelle piazze di tutta Italia.

Le carriole erano ferme da Natale, quando avevano fatto breccia nella zona rossa per decorare transenne e puntellamenti con palline e addobbi colorati. Ma l'uscita di ieri ha segnato una sorta di anniversario da quella famosa domenica in cui migliaia di cittadini varcarono le transenne di piazza Palazzo per dire - alla luce delle intercettazioni legate all'inchiesta sul G8 della Maddalena - che in una città devastata dal terremoto c'è poco da ridere.

Un'attesa che ha creato fin troppe aspettative. «Mi sento come quando esce la seconda parte di un film che ti è piaciuto tantissimo. Hai voglia di vederlo, hai paura che non ti piaccia come il primo, speri che sia ancora meglio», ha confidato su Facebook, il giovane Roberto Tinari, tra i promotori del movimento, poche ore prima di presentarsi all'appuntamento a San Bernardino e lavorare tra quelle nicchie un tempo luogo d'incontro per giovani coppie, oggi monumenti dell'abbandono. Già dalle 10, si sono presentate circa duecento persone, riunite in un'iniziativa dal titolo «RiabbracciAmo la città», animata da esponenti dei comitati e dell'assemblea cittadina, ma anche cittadini comuni che per l'intera mattinata hanno pulito con scope e rastrelli la scalinata. A dare una mano, si è presentato puntuale anche Stefano Cencioni, lo scorso anno tra i primi ad entrare nella zona rossa.

«Serve un progetto per la ricostruzione», ha commentato, «nostro compito è fornire l'esempio, altrimenti rischiamo di perdere tempo e basta, attraverso progetti autoreferenziali. Siamo noi», ha aggiunto, «che possiamo indicare la via, sapendo che delle istituzioni non ci possiamo fidare fino in fondo».

Ogni domenica il popolo delle carriole sarà davanti ad un monumento diverso. «È importante per noi ricreare lo spirito che l'anno scorso ha unito tanti aquilani nei giorni di febbraio e marzo», ha spiegato Bonifacio Liris, tra gli organizzatori. «Uno spirito costruttivo e positivo che non può far che bene a questa città, ferita come una donna. Per questo motivo, è per me un piacere partecipare anche all'altra iniziativa di piazza Palazzo, promossa per rilanciare l'immagine della donna alla luce degli scandali legati al caso Ruby».

Come Liris, in molti tra gli scarriolanti si sono spostati in tarda mattinata sull'altra piazza, ma non prima di aver ripulito l'intera scalinata di San Bernardino. «Siamo riusciti a ripulire tutto con la sola forza delle braccia di tanti aquilani che oggi sono venuti qui a darci una mano», ha spiegato soddisfatta Giusi Pitari, prorettore all'università e membro dell'assemblea cittadina. Una scalinata dal grande valore simbolico, in quanto ricostruita a seguito del terremoto del 1703 per dare valore alla facciata cinquecentesca di Cola dell'Amatrice.

«Le antiche nicchie», ha ricordato Enrico Sconci del Museo contemporaneo di arte spertimentale e contemporanea (Muspac), «portano lo stemma delle famiglie del tempo e forse dovevano ospitare delle statue». Parte da qui un nuovo progetto artistico legato a ridare vita a quest'area. «Stiamo pensando di allestire un'esposizione utilizzando proprio queste edicole», ha assicurato anche se è grande la preoccupazione per il loro stato. Le due nicchie superiori sono a rischio crollo e solo una è stata puntellata, l'altra - quella di destra guardando la chiesa - è stata solo transennata. Il Muspac pubblicherà a breve un volumetto dedicato alla scalinata. Da Imola sono partite le studentesse del liceo di scienze sociali, per passare qualche giorno all'Aquila nell'ambito del progetto «Terremoto dentro». Le ragazze hanno incontrato i comitati cittadini e alcuni psicologi come Alessandro Sirolli, del Centro di salute mentale per analizzare gli effetti del sisma. Anche le ragazze hanno dato man forte.

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