Arcivescovo e santo tra le macerie della Cattedrale
Folla per la processione di San Massimo, la statua portata per pochi minuti all’interno della chiesa chiusa da 6 anni
L’AQUILA. Lo sguardo sgomento dell’arcivescovo Giuseppe Petrocchi mentre varca la soglia della sua chiesa Cattedrale – visitata già nel giorno del suo primo arrivo all’Aquila, e dove, tuttavia non ha potuto insediarsi causa terremoto – racchiude sofferenza e speranza. Sentimenti che il presule condivide con gli aquilani tornati ad affollare la festa del patrono in un centro storico dove, per arrivare, si è costretti ancora, a sei anni dal terremoto, a scavalcare transenne e spostare recinzioni dei cantieri. Come fanno in tanti.
Folla in piazza Duomo per la solennità di San Massimo d’Aveia levita e martire, patrono della città e dell’arcidiocesi. La basilica minore di San Giuseppe artigiano si riempie per la messa presieduta dal presule e animata dal coro diocesano dei giovani. Il momento più toccante è la processione, accompagnata dal complesso bandistico Città di Paganica, che per pochi minuti varca il portone principale della Cattedrale da ricostruire. Una «toccata e fuga» per la statua del santo, i portatori e i celebranti, costretti a uscire subito per motivi di sicurezza. Quindi la benedizione davanti alla Cappella della Memoria.
Per tutta la giornata la piazza torna a pulsare con stand e giochi a cura di varie associazioni coordinate dal Servizio diocesano di pastorale giovanile. La premiazione del concorso fotografico San Massimo ha come protagonista la giovane Gaia Ermini. La serata si chiude in musica. Prima lo spettacolo-saggio della scuola Area Sonora, quindi l’esibizione del gruppo musicale “Fabbricanti di Sogni” e a seguire discoteca ed estrazione della lotteria. (e.n.)
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