Arischia, scontro sulle demolizioni
Il geologo: un altro terremoto. Il geometra del Comune: rispettati norme e vinco.
L’AQUILA. È scontro sulle demolizioni condotte negli ultimi giorni nella frazione di Arischia, con la supervisione dei tecnici del Comune dell’Aquila. L’esigenza di intervenire per la messa in sicurezza del borgo, e di favorirne la riapertura, si scontra con la necessità di preservare i nuclei urbanistici rinascimentali che rischiano di scomparire per sempre sotto le ruspe. Il centro di Arischia è composto da varie costruzioni rurali in pietra, vestigia di un passato in cui il paese era un importante centro agricolo-pastorale, che raggiunse, tra il 1500 e il 1700, anche un certo prestigio, tanto da entrare in competizione con la stessa città dell’Aquila. L’assetto «moderno» del paese risale alle ricostruzioni che seguirono il terremoto del 1703. Queste vicende, tuttavia, non hanno mai cancellato i nuclei rinascimentali, come l’area chiamata in dialetto «core fatto», cioè «cuore rifatto», perché sopravvissuta ai terremoti che hanno colpito L’Aquila dal 1461 al 1703, per arrivare a quello del 1950.
«Avrebbe resistito anche a quello del 2009, se non fossero arrivati con le ruspe a demolire gli edifici di questa zona», ha commentato il geologo Antonio Moretti, tra i primi a criticare gli interventi condotti nel borgo. Moretti ha parlato di «un altro terremoto ad Arischia, un terremoto fatto di cingoli e pale meccaniche, che nel nome della messa in sicurezza si accanisce su tutto ciò che è vecchio e apparentemente cadente». Il geologo ha raccontato che «i muri di quest’area sono stati in un primo tempo puntellati, a seguito dei sopralluoghi della Protezione civile, salvo poi procedere alle demolizioni, che non hanno risparmiato edifici religiosi e palazzi rurali di interesse storico».
Secondo il geologo dell’ateneo aquilano, «l’amministrazione cittadina dovrebbe recepire le ordinanze ministeriali che delegano proprio i Comuni ad acquisire e provvedere, a spese dello Stato, alla ristrutturazione degli edifici di interesse storico, qualora non vi potessero provvedere i proprietari stessi». Ben diversa, invece, è la posizione dei tecnici comunali che hanno ricordato che ogni intervento di demolizione o puntellamento viene eseguito nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e dei vincoli della Soprintendenza. Proprio a proposito dell’intervento condotto in quella zona, il geometra del Comune dell’Aquila, Francesco Moretti, ha spiegato che le indicazioni iniziali delle schede del Gruppo tecnico di supporto (Gts) che coordinano verifiche e interventi per conto del Com 3, prevedevano il puntellamento della struttura.
«Tuttavia», ha aggiunto, «ci siamo poi resi conto che la parete di contenimento sarebbe risultata poi pericolante per gli edifici limitrofi. Dobbiamo renderci conto che l’obiettivo primario è quello di preservare la sicurezza degli abitanti di questo borgo. Non possiamo mettere vite umane a rischio». Il geometra ha precisato che «le demolizioni condotte in quest’area riguardano edifici privati e sono state condotte con l’assenso dei proprietari». In paese esistono quattro edifici inclusi nei vincoli della soprintendenza. Da Palazzo del Barone - per il quale il Comune ha speso 30mila euro in interventi di puntellamento - all’ex municipio comunale, che ha visto l’intervento dei vigili del fuoco del Veneto, passando per la chiesa monumentale, il cui campanile è stato messo in sicurezza dal Saf della Campania. Completa l’elenco un altro edificio storico privato. «Grazie a quest’intervento», ha concluso, «siamo riusciti a far riaprire un’attività commerciale in un chiosco del centro».
«Avrebbe resistito anche a quello del 2009, se non fossero arrivati con le ruspe a demolire gli edifici di questa zona», ha commentato il geologo Antonio Moretti, tra i primi a criticare gli interventi condotti nel borgo. Moretti ha parlato di «un altro terremoto ad Arischia, un terremoto fatto di cingoli e pale meccaniche, che nel nome della messa in sicurezza si accanisce su tutto ciò che è vecchio e apparentemente cadente». Il geologo ha raccontato che «i muri di quest’area sono stati in un primo tempo puntellati, a seguito dei sopralluoghi della Protezione civile, salvo poi procedere alle demolizioni, che non hanno risparmiato edifici religiosi e palazzi rurali di interesse storico».
Secondo il geologo dell’ateneo aquilano, «l’amministrazione cittadina dovrebbe recepire le ordinanze ministeriali che delegano proprio i Comuni ad acquisire e provvedere, a spese dello Stato, alla ristrutturazione degli edifici di interesse storico, qualora non vi potessero provvedere i proprietari stessi». Ben diversa, invece, è la posizione dei tecnici comunali che hanno ricordato che ogni intervento di demolizione o puntellamento viene eseguito nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e dei vincoli della Soprintendenza. Proprio a proposito dell’intervento condotto in quella zona, il geometra del Comune dell’Aquila, Francesco Moretti, ha spiegato che le indicazioni iniziali delle schede del Gruppo tecnico di supporto (Gts) che coordinano verifiche e interventi per conto del Com 3, prevedevano il puntellamento della struttura.
«Tuttavia», ha aggiunto, «ci siamo poi resi conto che la parete di contenimento sarebbe risultata poi pericolante per gli edifici limitrofi. Dobbiamo renderci conto che l’obiettivo primario è quello di preservare la sicurezza degli abitanti di questo borgo. Non possiamo mettere vite umane a rischio». Il geometra ha precisato che «le demolizioni condotte in quest’area riguardano edifici privati e sono state condotte con l’assenso dei proprietari». In paese esistono quattro edifici inclusi nei vincoli della soprintendenza. Da Palazzo del Barone - per il quale il Comune ha speso 30mila euro in interventi di puntellamento - all’ex municipio comunale, che ha visto l’intervento dei vigili del fuoco del Veneto, passando per la chiesa monumentale, il cui campanile è stato messo in sicurezza dal Saf della Campania. Completa l’elenco un altro edificio storico privato. «Grazie a quest’intervento», ha concluso, «siamo riusciti a far riaprire un’attività commerciale in un chiosco del centro».