Asili chiusi, protesta di mamme e maestre a Palazzo Fibbioni
Sono 56 i contratti precari a rischio per le norme sul lavoro Cialente: «In bilico anche vari tecnici della ricostruzione»
L’AQUILA. Fa specie vedere una fila di passeggini parcheggiati a piano terra di Palazzo Fibbioni, al lato dell’ingresso che dà sulla scalinata che conduce alla stanza del sindaco Massimo Cialente. È a lui che educatrici e mamme hanno chiesto ragione della mancata riapertura di due asili nido su tre e soprattutto del licenziamento di 21 persone, 15 educatrici e 7 dipendenti amministrativi.
Una vera e propria involuzione a pochi giorni di quella che doveva essere la prima campanella, il primo settembre. Di fatto, non riaprono il Primo maggio di Pile e l’Ape Tau di Coppito e tutti i bambini per i quali le famiglie hanno presentato istanza di riconferma confluiranno nella sede di via Ficara. Un’area giudicata da molti particolarmente trafficata, tanto che sono state diverse le rinunce.
«La scelta dissennata del Comune di chiudere le uniche due strutture non provvisorie», afferma Claudia Pagliariccio, una delle madri presenti, «e di comunicarlo alle famiglie e agli insegnanti a pochi giorni dalla riapertura dimostra ancora una volta la volontà del Comune di metterci in difficoltà».
Tanti i genitori contrari a dover far iscrivere i loro piccoli a un asilo che non hanno scelto. «Chiediamo delucidazioni», dichiara Rosita Castaldi, rappresentante del Comitato di gestione, «sui motivi che hanno portato a queste scelte e una maggior tutela per i bambini che si troveranno a vivere un nuovo ambiente, nuove insegnanti e quindi saranno costretti ad affrontare l’ennesimo periodo di inserimento».
In sala, ad attendere il primo cittadino, anche Guido Quintino Liris, consigliere comunale di Forza Italia, relatore di centinaia di emendamenti su scuola e sociale in occasione dell’ultimo consiglio comunale sul bilancio, con proposte finalizzate a chiedere impegni concreti in favore dell’abbattimento delle barriere architettoniche (vedi la piattaforma per disabili alla piscina comunale), ma anche istanze volte a scongiurare aumenti dei servizi scolastici.
«Con l’aumento delle risorse in bilancio per i servizi scolastici», spiega, «non si capisce come si possa pensare di aumentare rette e buoni mensa».
Naturalmente, la sua è una solidarietà nei confronti delle giovani insegnanti precarie, molte di queste madri a loro volta.
«Anche se ci sono i fondi», ha spiegato il sindaco Cialente, affiancato dal vicesindaco Nicola Trifuoggi, «non possiamo riconfermare le maestre perché l’Europa ci pone un vincolo di 36 mesi per le assunzioni a tempo determinato. Un problema che si pone anche per i precari della ricostruzione: la partita raggiunge 56 dipendenti, molti dei quali svolgono un ruolo chiave nella gestione e nello smistamento delle pratiche del post-sisma».
La soluzione potrebbe essere quella di ricorrere all’escamotage delle consulenze per chi appartiene agli ordini professionali e indire un concorso ad hoc per le educatrici.
Fabio Iuliano
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