Attacco hacker alla Gsa: ancora disagi negli uffici 

Gran Sasso Acqua tornata al cartaceo, esperti all’opera per il ripristino dei pc «Necessario bonificare tutti i sistemi, gli sportelli restano a funzionalità limitata»

L’AQUILA. È ancora emergenza negli uffici della Gran Sasso Acqua, nonostante l’attacco hacker sembra sventato e gli archivi al sicuro. I disagi per gli utenti continueranno almeno per altri due giorni.
«Gran Sasso Acqua spa informa che proseguono le verifiche sui collegamenti con i server, a causa di un virus contenuto in una Pec ricevuta su un computer aziendale, che venerdì scorso ha generato disservizi agli uffici e agli sportelli riservati all’utenza», esordisce la società acquedottistica nella comunicazione di ieri, continuando: «Per tali ragioni e a seguito della necessità di bonificare tutti i sistemi informatici, lunedì 19 (oggi, per chi legge, ndr) e martedì 20 giugno (domani) gli sportelli al pubblico avranno un funzionalità limitata per l’impossibilità di collegarsi ai sistemi informatici in cloud, cioè all’esterno. Si opererà ove possibile con il cartaceo e ove non sia urgente si consiglia di rimandare le proprie operazioni».
Aggiunge il presidente della Gran Sasso Acqua Alessandro Piccinini, rassicurando sulla tenuta dei sistemi della società e sulla sicurezza dell’archivio con i dati degli utenti dell’Aquilano serviti dal gestore: «La squadra di cybersecurity continuerà a lavorare per verificare eventuali danni e bonificare tutto il sistema informatico. È importante ricordare che i dati sensibili di Gran Sasso Acqua sono custoditi in un cloud esterno e monitorati costantemente da un’azienda incaricata, con cui stiamo collaborando per il ripristino del servizio in tutta sicurezza».
Quindi ancora: «Ci scusiamo per il disagio, ma sono operazioni indispensabili per garantire la normalità e la piena operatività degli sportelli».
Piccinini ha dato notizia di aver comunque inviato una pre-notifica al Garante della privacy, come previsto dai protocolli. Ma anche di non aver ricevuto né richieste di riscatto né rivendicazioni da parte di cybercriminali, anche perché, appunto, l’attacco non sarebbe andato a buon fine.
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