Attacco hacker, i dipendenti Asl: temiamo per i nostri conti bancari 

Gli avvocati che hanno avviato azioni legali: «Siamo sommersi dalle richieste di lavoratori e pazienti» L’opposizione: «La Regione non offre soluzioni». La replica: «Grave chi specula sull’emergenza»

L’AQUILA. Ora scatta la psicosi nell’Aquilano e in tutto l’Abruzzo per l’enorme mole di dati sensibili rubati alla Asl 1 che gli hacker del gruppo criminale “Ransomware Monti” hanno diffuso pubblicamente sul dark web. Da lunedì, infatti, alla mercé di tutti – anche dei malintenzionati – ci sono centinaia di Gigabyte di referti, tra cui quelli di Ostetricia, Neonatologia e Neuropsichiatria infantile, oltre a Chirurgia vascolare, Medicina interna, Malattie infettive, Centro trapianti e Riabilitazione territoriale. E poi chissà quanti altri documenti sensibili, trafugati nei meandri degli altri archivi, tra cui quelli amministrativi. Online c’è persino l’anagrafica dei dipendenti.
«Siamo sommersi dalle richieste dei dipendenti e dei pazienti, sono centinaia»: parola di Marco Colantoni, l’avvocato che, insieme al collega Pier Luigi D’Amore, ha avviato la prima richiesta di informazioni all’azienda sanitaria. «Non abbiamo avuto risposte dalla Asl, capiamo la situazione emergenziale che si trova ad affrontare. Ma, vista la novità della pubblicazione totale dei dati, stiamo valutando un’accelerazione della nostra azione. Ci sono dipendenti che temono siano finiti online i dati bancari, oltre a quelli personali. E poi ci sono i pazienti, che hanno timori per le conseguenze della diffusione dei propri referti medici. Pensiamo alle interruzioni di gravidanza, oppure ai referti dei bambini: queste situazioni delicatissime». Tra i rischi ci sono quelli di ricevere email e telefonate con tanto di estorsione di denaro o vere e proprie truffe, oppure di essere destinatari di ulteriori virus informatici.
IL CENTRO INFORMAZIONI
Ieri la Asl guidata dal manager Ferdinando Romano ha messo a disposizione contatti a cui rivolgersi per avere informazioni. Lo scrive in un avviso, non prima di aver ricordato che «chiunque acquisisce dati dal dark web e li diffonde online o sui social network si rende autore di reato per acquisizione fraudolenta e diffusione illecita di dati personali, penalmente perseguibile. Pertanto, si invitano gli utenti a non scaricare dal dark web e non condividere con terzi gli archivi di dati resi disponibili dal gruppo di hacker “Monti” potenzialmente riconducibili alla Asl 1 Abruzzo. Si segnala inoltre che tali dati presenti sul dark web potrebbero essi stessi contenere virus/ransomware molto dannosi se memorizzati sui computer degli utenti». E ancora: «Ricordiamo che sono ancora in corso le indagini della polizia postale e dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Per eventuali ulteriori informazioni è possibile scrivere direttamente all’indirizzo pec protocollogenerale@pec.asl1abruzzo.it oppure alla email dpo@asl1abruzzo.it.
LE POLEMICHE NON SI PLACANO
Nel frattempo continuano a infuriare le polemiche. «Mancano ancora soluzioni alternative e risposte da parte del governo regionale, affinché utenti e personale sanitario possano tornare al presente e fruire dei servizi e delle prestazioni più sensibili, senza vedere messa a rischio la propria privacy e il proprio diritto alla salute», scrivono i consiglieri regionali dei gruppi Pd, Legnini Presidente, Gruppo Misto, Abruzzo in Comune e M5S. «Un’inerzia gravissima che prescinde dalla gravità dell’attacco e ha invece molto a che fare con l’incapacità di gestire un’emergenza in piena regola». Durissima la replica di Massimo Verrecchia, capogruppo di Fratelli d’Italia. «Un atteggiamento semplicemente vergognoso», scrive, continuando: «La priorità assoluta è tutelare i cittadini da un attacco tutt’ora in corso. È gravissimo che taluni consiglieri, invece di schierarsi al fianco delle istituzioni e soprattutto di chi è esposto a questo furto di dati sensibili, preferiscano cavalcare per mero opportunismo politico una situazione di estrema emergenza, violando la consegna della riservatezza chiesta dagli inquirenti e arrivando a imputare al presidente Marsilio responsabilità che non può avere».
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