Auto a fuoco, la scia si allunga Ma stavolta c’è la ripresa video
La Mercedes colpita era in uso a uno degli imputati per la tentata rapina al corriere della droga a Bussi Gli inquirenti ipotizzano un regolamento dei conti, acquisite le immagini di una telecamera privata
SULMONA. L’esame delle immagini immortalate da una telecamera privata potrebbe portare a scoprire l’identità del piromane che l’altra sera ha dato alle fiamme una Mercedes nera in uso a uno dei tre sulmonesi coinvolti nella tentata rapina al corriere della droga andata in scena a Bussi sul Tirino. Ne sono convinti i carabinieri, che stanno indagando sull’ennesimo incendio doloso che ha visto distruggere un’auto in via Avezzano, la strada di Sulmona diventata tristemente famosa proprio per l’incredibile numero di vetture date alle fiamme. Dopo essere venuti a conoscenza dell’esistenza di una telecamera fissata su uno dei balconi dei numerosi edifici realizzati dall’Ater che si affacciano nel piccolo piazzale dove ha agito il piromane, i carabinieri hanno provveduto ad acquisire la registrazione digitale che sarà esaminata nelle prossime ore.
LE IPOTESI DEGLI INVESTIGATORI
Anche se gli investigatori sono convinti che il piromane sia stato solo l’esecutore finale, ipotizzano che alla base ci sia una vendetta maturata nell’ambito del controllo del mercato locale del traffico degli stupefacenti. La Mercedes data alle fiamme era in uso a Lorenzo Pacifico, sulmonese di 30 anni, coinvolto in numerose indagini sullo spaccio di droga, ma finora sempre uscito assolto. Come in quella denominata “Piccolo Colosseo”, che ha visto sotto processo a vario titolo 24 giovani tra Sulmona e il circondario, molti dei quali sono stati condannati a parecchi anni di carcere. L’altra inchiesta, sicuramente più complicata, che vede coinvolto Pacifico, è la tentata rapina di Bussi sul Tirino, quando, insieme a due complici, Mattia Buccilli e Fabio Di Iorio, sulmonesi anche loro, per gli inquirenti tentò di mettere in atto una truffa per impossessarsi di 16 chili di droga in cambio di una valigetta contenente carta straccia. Un blitz finito male, perché i tre sulmonesi più il corriere della droga originario di Guidonia, vicino Roma, furono arrestati dalla guardia di finanza al termine di un rocambolesco inseguimento proprio al centro del paese. Il processo che vede tutti imputati a vario titolo per tentata rapina e altri reati legati è iniziato l’altro giorno al tribunale di Pescara, subito rinviato per legittimo impedimento proprio di Lorenzo Pacifico, ristretto agli arresti domiciliari.
I POSSIBILI EPISODI COLLEGATI
Sempre secondo gli investigatori, ci sarebbero altri due episodi che potrebbero essere strettamente collegati con l’incendio: l’arresto dei due romani, (uno dei quali condannato nel processo con rito direttissimo a quattro anni di carcere), sorpresi l’altro giorno dalla guardia di finanza in possesso di due etti di cocaina. I due, Gianfranco Leto di 61 anni e Michele Binetti di 57, sono stati bloccati nelle vicinanze di via Avezzano poco prima della consegna della droga.
L’altro episodio riguarda l’arresto in Spagna di quello che è considerato dagli inquirenti il capo dell’organizzazione criminale dedita da anni allo spaccio di sostanze stupefacenti nel comprensorio peligno, Massimiliano Le Donne. Il giovane, anche lui di Sulmona, era latitante dal 2019, quando si rese irreperibile dopo il blitz della guardia di finanza in un garage della città, che portò al recupero di 14 chili di hascisc e di un chilo e mezzo di cocaina. Il giovane sarebbe stato rintracciato proprio grazie alle indicazioni di alcuni amici con i quali Le Donne aveva continuato a sentirsi non perdendo mai i contatti, anche durante il periodo di latitanza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
LE IPOTESI DEGLI INVESTIGATORI
Anche se gli investigatori sono convinti che il piromane sia stato solo l’esecutore finale, ipotizzano che alla base ci sia una vendetta maturata nell’ambito del controllo del mercato locale del traffico degli stupefacenti. La Mercedes data alle fiamme era in uso a Lorenzo Pacifico, sulmonese di 30 anni, coinvolto in numerose indagini sullo spaccio di droga, ma finora sempre uscito assolto. Come in quella denominata “Piccolo Colosseo”, che ha visto sotto processo a vario titolo 24 giovani tra Sulmona e il circondario, molti dei quali sono stati condannati a parecchi anni di carcere. L’altra inchiesta, sicuramente più complicata, che vede coinvolto Pacifico, è la tentata rapina di Bussi sul Tirino, quando, insieme a due complici, Mattia Buccilli e Fabio Di Iorio, sulmonesi anche loro, per gli inquirenti tentò di mettere in atto una truffa per impossessarsi di 16 chili di droga in cambio di una valigetta contenente carta straccia. Un blitz finito male, perché i tre sulmonesi più il corriere della droga originario di Guidonia, vicino Roma, furono arrestati dalla guardia di finanza al termine di un rocambolesco inseguimento proprio al centro del paese. Il processo che vede tutti imputati a vario titolo per tentata rapina e altri reati legati è iniziato l’altro giorno al tribunale di Pescara, subito rinviato per legittimo impedimento proprio di Lorenzo Pacifico, ristretto agli arresti domiciliari.
I POSSIBILI EPISODI COLLEGATI
Sempre secondo gli investigatori, ci sarebbero altri due episodi che potrebbero essere strettamente collegati con l’incendio: l’arresto dei due romani, (uno dei quali condannato nel processo con rito direttissimo a quattro anni di carcere), sorpresi l’altro giorno dalla guardia di finanza in possesso di due etti di cocaina. I due, Gianfranco Leto di 61 anni e Michele Binetti di 57, sono stati bloccati nelle vicinanze di via Avezzano poco prima della consegna della droga.
L’altro episodio riguarda l’arresto in Spagna di quello che è considerato dagli inquirenti il capo dell’organizzazione criminale dedita da anni allo spaccio di sostanze stupefacenti nel comprensorio peligno, Massimiliano Le Donne. Il giovane, anche lui di Sulmona, era latitante dal 2019, quando si rese irreperibile dopo il blitz della guardia di finanza in un garage della città, che portò al recupero di 14 chili di hascisc e di un chilo e mezzo di cocaina. Il giovane sarebbe stato rintracciato proprio grazie alle indicazioni di alcuni amici con i quali Le Donne aveva continuato a sentirsi non perdendo mai i contatti, anche durante il periodo di latitanza.
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