in corte d'appello
Avezzano, «Il ristorante non disturba», e il giudice lo fa riaprire
L’attività del Tiporisto fermata dai condòmini che lamentavano danni alla salute. I legali degli imprenditori: «Censurato l’operato del tribunale di Avezzano». Per cinque anni un caposcala ha tolto il lavoro a 25 persone
AVEZZANO. Il ristorante “Venditti Tiporisto” su via XX Settembre può riaprire. Era stato chiuso dal tribunale di Avezzano perché danneggiava «la tranquillità della collettività condominiale» e costituiva «un rischio per la salute degli inquilini del condominio».
Dopo più di quattro anni, decine di udienze e 25 licenziamenti, la Corte d’Appello dell’Aquila presieduta da Augusto Pace ha annullato il provvedimento dei giudici marsicani.
Mettendo la parola fine a una vicenda che in città ha fatto molto discutere.
«Al termine di un tormentato e interminabile iter giudiziario», spiegano in un documento Stefano Recchioni ed Edmondo Panella, avvocati della società One di Raffaele Venditti, «la Corte d’Appello ha cassato l’ingiusta ordinanza che sanciva la chiusura di Venditti-Tiporisto, che a questo punto potrà riaprire le porte. Nei fatti, la Corte di Appello dell’Aquila ha revocato il provvedimento di chiusura emesso dal tribunale di Avezzano, nel lontano 2010, accertando le idonee condizioni del locale all’esercizio dell’attività di ristorazione. La Corte ha altresì duramente censurato l’operato dei giudici marsicani che non solo avevano disposto la chiusura del Tiporisto, ma avevano omesso di verificare le reali condizioni dell’immobile ritenendo sufficienti le semplici lamentele condominiali. È stata un’accurata perizia tecnica a descrivere, attestare e certificare l’idoneità dei luoghi e dei macchinari, il tutto adeguatamente proteso alla salvaguardia della salute della clientela e dei condòmini. La Corte d’Appello, quindi, ha dovuto sancire l’assenza di ogni motivo plausibile per l’ordinanza emessa dal giudice avezzanese e protetta anche con inammissibili ricorsi alla suprema Corte di cassazione dalla difesa dei condòmini capitanati dal caposcala, l’avvocato Leonardo Rosa, e difesi dall’avvocato Antonio Carlini, protraendo l’ingiustizia per circa cinque anni».
Il caso del ristorante chiuso, che si trova al piano terra di una palazzina dove vivono undici famiglie, aveva innescato un’accesa disputa. Confesercenti e Unimpresa (Federazione nazionale unione imprese) avevano sollecitato tempi certi della giustizia, soprattutto per tutelare i 25 dipendenti rimasti senza un lavoro. Dall’altra parte, l’Acu regionale (Associazione consumatori utenti), che ha assistito le famiglie che abitano nell’edificio, aveva evidenziato la necessità di «tutelare i diritti alla salute e a una vita accettabile e dignitosa».
Dopo la sentenza della Corte d’Appello è intervenuta anche la società One di Raffaele Venditti, imprenditore di Luco dei Marsi che insieme alla sua famiglia è conosciuto nel settore della ristorazione.
«La nostra innovativa attività imprenditoriale potrà essere ripresa», affermano i rappresentanti della società, «ma dopo la grave ingiustizia subita e il lungo periodo trascorso dall’ordinanza di chiusura, oggi cassata, non sappiamo se avremo la voglia e la forza di dare nuovo vigore a un’attività che garantiva più di 25 posti di lavoro. L’annosa vicenda ha fatto risaltare la nostra composta e incondizionata fiducia verso la magistratura tutta, sopportando in silenzio il lungo periodo di inattività aggravato dalla farraginosità burocratica».
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