il caso

Avezzano, sì alla fabbrica che tratta rifiuti pericolosi

Autorizzazione della Regione per lavorare 60 tonnellate al giorno. Il Comune: «Faremo ricorso, a rischio i campi del Fucino»

AVEZZANO. Sessanta tonnellate al giorno di rifiuti pericolosi e speciali da smaltire ad Avezzano. Lo prevede un provvedimento della Regione. Saranno trattati nel nucleo industriale della città dalla Saste servizi ecologici, azienda con sede legale a Casale sul Sile, in provincia di Treviso, ma che nella Marsica ha uno stabile industriale autorizzato allo stoccaggio, alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento anche di rifiuti speciali pericolosi. Il Comune annuncia l’opposizione all’apertura dell'impianto.

«Come ci siamo opposti alla Powercrop», ha affermato l’assessore all’Ambiente, Roberto Verdecchia, «contrasteremo con ogni forza anche l’iniziativa della Saste». Fatto sta che, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica era concentrata sulle vicende che riguardano il caso Powercrop, azienda per la lavorazione di biomasse vegetali, per la quale si attende la conferenza dei servizi convocata dalla dirigente Iris Flacco per giovedì 21 aprile, la Regione ha dato l’ok all’iter per un impianto per il trattamento di oltre 20mila tonnellate di rifiuti pericolosi e speciali all’anno.

L’area interessata ha una superfice di 4.500 metri quadrati e si trova nel nucleo industriale di Avezzano. A occuparsi di tutto l’iter dovrà essere la Saste, società che nel 2011 rispose insieme ad altre aziende al bando da 45milioni di euro della Consip, società per azioni del ministero dell’Economia e delle Finanze, per lo smaltimento di rifiuti ospedalieri provenienti dalle strutture abruzzesi. Il caso di Avezzano, invece, nasce nel 2009-2010 quando la Saste presenta la domanda alla Regione Abruzzo. Una procedura molto lunga, durata quasi sette anni, che solo qualche giorno fa, il 30 marzo, ha avuto l’ok della Regione senza però il parere del comitato di valutazione di impatto ambientale, e di conseguenza delle amministrazioni locali, ma semplicemente con un’autorizzazione integrata ambientale, della quale sono stati interessati la Provincia dell’Aquila, la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila e l’Arta Abruzzo.

«Il sito dove dovrebbe sorgere questo impianto desta parecchi sospetti», ha precisato Verdecchia, «dato che dalle mappature che si stanno mettendo a confronto, questo risulta localizzato in zona limitrofa a quello per cui c’è la richiesta da parte della Powercrop. Per un intervento del genere sul nostro territorio non può essere scavalcato il Comune di Avezzano che valuterà la situazione altamente impattante in modo negativo ai fini di effettuare debiti ricorsi alle autorità preposte e ciò anche in considerazione delle profonde modifiche messe in campo dall’attuale amministrazione in tema di ampliamento della riserva del Salviano con la zona di rispetto e con il relativo vincolo».

Per il momento, a parte il documento della Regione sulla Saste e sui rifiuti pericolosi speciali si sa poco. Il Comune, che già ha avviato delle indagini per capire dove dovrebbero essere trattati i materiali che arriveranno in città, è pronto a bloccare tutto anche alla luce dell’impatto che i rifiuti potrebbero avere sul depuratore di Strada 2 del Fucino che non sarebbe in grado di supportare il notevole afflusso d’acqua trattata per i rifiuti. «Non permetteremo a nessuno di bypassare le esigenze naturali e le priorità del territorio e dei suoi cittadini», ha concluso l’assessore, «e non da ultimo quelle che rappresentano la vocazione agricola della zona dove lo stesso vorrebbe insediarsi».

Pietro Guida

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