Barca: fondi ricostruzione solo con contributo diretto
Il ministro al convegno sul rapporto L’Aquila 2030 gela le speranze: la procedura finora attivata con la Cassa depositi e prestiti è ormai chiusa per sempre
L’AQUILA. «La strada della Cassa depositi e prestiti è chiusa per sempre, non verrà mai più usata dal ministero dell’Economia». Non usa mezzi termini il ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, ospite d’onore dell’assemblea pubblica «Ricostruiamo L’Aquila: parlano i cittadini» che si tiene all’Ance alla presenza di tutto lo stato maggiore della nuova governance della ricostruzione. Con Barca, infatti, il commissario della gestione stralcio Aldo Mancurti, i coordinatori degli uffici speciali Paolo Aielli e Paolo Esposito, il sindaco Massimo Cialente. L’assemblea, moderata dal giornalista Oliviero Beha, è incentrata sul rapporto «L'Aquila 2030. Lineamenti di un piano di sviluppo e coesione» a cura, tra gli altri, dell'economista Antonio Calafati.
Barca toglie definitivamente ogni speranza, dunque, sulla possibilità di rifinanziare il plafond, ormai esaurito, della Cassa depositi e prestiti per erogare i fondi della ricostruzione: «Bruxelles», spiega, «ritiene il metodo del mutuo contratto dallo Stato un chiaro aggiramento delle norme sui conti pubblici». Molti i cittadini presenti che non la prendono bene. Il medico Guglielmina Palermo si dice preoccupata della situazione, visto che le imprese si lamentano della scarsità dei fondi. «Il metodo dei contributi diretti», replica Barca, «ora crea preoccupazioni, ma un tempo, in questa città, si riteneva il meccanismo della Cassa depositi e prestiti un imbroglio, tanto che Tremonti mi disse di intervenire su Cialente per convincere i cittadini. E fu proprio il sindaco il primo a usare quel tipo di sistema».
Barca aggiunge che sulla città si riverserà, nei prossimi mesi, un fiume di denaro: «Sono già impegnati giuridicamente 3,5 miliardi, tre volte il Pil di questo territorio. Entro i prossimi nove mesi saranno aggiunti altri 2,3 miliardi che sono già disponibili. Il totale fa 5,8 miliardi, una cifra senza paragoni in Italia». Infine l’Università, su cui Barca non risparmia bordate: «Rimango sorpreso che nessuno abbia voglia di parlare di come l’Università può diventare attrattiva e accogliere nuovi studenti. Pedagogicamente ed educativamente che modello si vuole? La gente sceglie un Ateneo soprattutto perché lì si insegna meglio. Possibile che dal sistema universitario, da persone candidate a diventare rettore, non arrivi nulla in tal senso?».
Le parole di Barca sono destinate a lasciare il segno. Il tutto, il giorno dopo la denuncia delle categorie, che preannunciano per lunedì una protesta al tavolo del governo. Ma i margini di manovra sono ristretti, come ammette anche Roberto Marotta (presidente dell’associazione Centri storici aquilani, che riunisce capi di consorzi e procuratori speciali per la ricostruzione) presente sia all’incontro con Barca sia al tavolo tecnico. L’associazione ha stilato un articolato documento sulle problematiche più urgenti.
Tra queste, le «criticità» relative al contenuto delle norme di prossima emanazione su «sistema parametrico» e decreto attuativo. Nel mirino l’articolo 11 della bozza di decreto che accolla ai proprietari i costi extra contributo conseguenti a eventuali varianti in corso d’opera «senza considerare le responsabilità dei progettisti e senza prevedere sanzioni e correttivi». Per questo si chiede che la norma venga riesaminata «allo scopo di evitare ai proprietari spese ingiuste e gravose, non dipendenti da loro colpe».©RIPRODUZIONE RISERVATA