LA RICOSTRUZIONE Parla la presidente della Provincia dell’Aquila: va accolta la proposta di coinvolgere gli enti locali

«Bene Chiodi, la Regione si muova»

Pezzopane: il governatore ha i poteri per cambiare il modello di gestione

PESCARA. Una nuova “governance”, un nuovo modo di gestire la ricostruzione post-terremoto, affidando più compiti alle comunità locali, ma garantendo una regia unitaria, attraverso due comitati (uno politico, l’altro tecnico) per evitare frammentazioni di competenze. Questa in sintesi la proposta lanciata dal presidente della Regione Gianni Chiodi in un intervento pubblicato ieri sul Centro.

 Presidente Stefania Pezzopane, la Provincia dell’Aquila dovrebbe essere uno degli attori della nuova governance auspicata da Chiodi. Come giudica la proposta del governatore?
 «Sono convinta da sempre che un maggior coinvolgimento degli enti locali produrrebbe maggiori risultati e mi fa piacere che il presidente della Regione senta questa esigenza. L’emergenza terremoto è ancora in corso ma si stanno già delineando alcune scelte future, nel senso che ci sono cose che si decidono ora e che avranno diretta conseguenza per il nostro futuro. È bene dunque che si intervenga immediatamente sulla programmazione e che si ristabilisca nella governance un processo di chiarezza di ruoli, di poteri, di funzioni, anche per essere più trasparenti nei confronti dei cittadini».

 Chiodi propone due commissioni, una sorta di camera di regia per evitare confusione nei ruoli.
 
«In realtà già oggi c’è una certa confusione. Quello che è certo è che la Regione può già produrre strumenti operativi. Nessuno impedisce a Chiodi un intervento attraverso una legge regionale, come hanno fatto l’Umbria o il Friuli in occasioni analoghe con leggi emanate per regolamentare i processi organizzativi e per semplificare le procedure. Perché alcune procedure dipendono dallo Stato ma altre dipendono dalla Regione. Ai cittadini per esempio non si riesce a far comprendere perché per fare una casetta nuova ci vogliono tre mesi e per rifare un tramezzo ci vuole un anno».

 Già, perché?
 
«Perché per tirare su un tramezzo si seguono le procedure ordinarie, mentre per l’emergenza la Protezione civile gode di procedure straordinarie. Ora, quello che apprezzo è che il presidente Chiodi ha capito che senza gli enti locali e senza una collaborazione con gli essi non si va lontano. È un messaggio da cogliere al volo e da rilanciare immediatamente a chi ha prodotto la normativa per l’emergenza della ricostruzione, in modo da procedere con una forte intesa istituzionale. È bene che la Regione, il Consiglio e la giunta si riuniscano assieme agli enti locali e producano strumenti operativi».

 È la sua idea del G-L’Aquila?
 Dopo il G8 si può fare un G-L’Aquila mettendoci tutti attorno a un tavolo concordando innanzitutto sui dati, per evitare incursioni sui numeri che confondono i cittadini (quante sono le case? Quanti gli sfollati? E così via), poi bisogna mettere mano al recupero dell’intera città e dei 50 borghi».

 E i due comitati?

 I comitati Chiodi li può fare. Il problema è definire meglio la governance e definire le risorse: all’interno dei comitati bisogna specificare bene ruoli e funzioni, evitando che tutti facciano tutto e alcune cose non le fa nessuno. Faccio un esempio: nella legge sul terremoto è stato assegnato un ruolo a Invitalia, ma non li abbiamo mai visti al tavolo con noi. Forse allontanare dall’Abruzzo i luoghi della decisione ha creato grandi problematiche. Non è stata per esempio una buona cosa nelle questioni che riguardano l’occupazione e lo sviluppo. Io insisto sul fatto che si attivi subito un confronto tra le istituzioni per affrontare un’emergenza economica che è molto pesante, soprattutto per il piccolo commercio e le piccole attività artigianali. Per loro è necessario che diventi realtà questo piccolo miraggio della zona franca».

 A fine anno la Protezione civile lascerà L’Aquila. Come vede questa evenienza?
 
«Un po’ mi preoccupa, spero che prima dell’avvicendamento tra Bertolaso e Chiodi sia fatta chiarezza su tutto».

 La prossima tornata elettorale può creare qualche problema nel processo di governance?
 
«La gente ci chiede chiarezza di decisione e unità d’intenti. È chiaro che l’unità può essere complicata da trovare in campagna elettorale. Ma stabilire una nuova gestione in un clima di minore scontro è una cosa di cui la gente ha grande bisogno».