civitella roveto
Bentornato al soldato Amelio
Oggi rientrano in paese le spoglie dell’artigliere Mariani
CIVITELLA ROVETO. Amelio Mariani è stato uno dei tanti soldati italiani dispersi nella Seconda guerra mondiale. È morto in Germania il 18 settembre 1945 e oggi sarà riaccompagnato nella sua Valle Roveto, dove ad attenderlo ci saranno i familiari e le autorità. Qualche anno fa il Comune di Civitella Roveto ha ricevuto una lettera dal ministero della Difesa, con cui si comunicava un elenco di "caduti e dispersi militari nella II Guerra mondiale, nati a Civitella Roveto". Fra di loro vi era il soldato Amelio Mariani (nato l’11 aprile 1916) in forza al 18esimo reggimento di artiglieria, morto il 18 settembre 1945, in Germania.
IL SINDACO
«Dietro richiesta dei familiari», dichiara il sindaco Raffaelino Tolli, «il Comune scrisse per avere ulteriori notizie e il Ministero comunicò che il soldato si trovava sepolto nel cimitero militare italiano d'onore a Francoforte sul Meno, riquadro Q, fila 8, tomba 20». A quel punto i familiari del defunto (in particolare le sorelle Violetta e Velia) chiesero che venisse permesso il rimpatrio della salma, e così, dopo altra fitta corrispondenza, finalmente il ministero della Difesa comunicò, con lettera del 13 maggio 2013, che la richiesta era stata accettata. «Con deliberazione di giunta del 5 giugno scorso», sottolina il sindaco, «il Comune di Civitella Roveto ha deciso di accollarsi tutti i costi del trasferimento (circa duemila euro), e della successiva sepoltura di Mariani».
LA CERIMONIA
La cerimonia religiosa è prevista oggi alle 11, nella chiesa di Meta, luogo di origine del soldato. La cerimonia di tumulazione definitiva si avrà sabato 12 dicembre, alla presenza di autorità civili, militari e religiose. «Con il riportare in Italia le spoglie di Amelio», dice Tolli, «abbiamo semplicemente adempiuto a un dovere, che tutti sentiamo nei confronti di un giovane, nostro conterraneo, che ha pagato con la propria vita, nel fiore degli anni, il suo dovere di soldato e di cittadino».
IL COMMILITONE
Saturnino Petricca, 93enne di Meta, vive ancor oggi nel piccolo centro montano. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, furono fatti entrambi prigionieri e inviati in Germania, vicino Colonia, a lavorare in una fabbrica siderurgica. «Eravamo tutti italiani», rammenta Petricca, «circa un centinaio, alloggiati in due baracche di 50 ciascuno, in un campo di concentramento sorvegliato dai soldati, che si trovava a circa 5-6 km. dalla fabbrica. La sveglia era alle 3, a piedi andavano al lavoro. I tedeschi ci picchiavano continuamente, con bastoni e fruste. Amelio Mariani dormiva in una fabbrica di armi bombardata, trasformata in campo di concentramento, che si trovava nelle vicinanze. A fine aprile 1945, i soldati del campo di concentramento ci lasciarono liberi. Rimanemmo nelle campagne, sbandati, mangiando ciò che trovavamo». A fine agosto 1945, cominciarono a partire i treni che riportavano in Italia i soldati che erano stati prigionieri dei tedeschi. Saturnino partì con uno dei primi treni, insieme ad altri commilitoni. Amelio andò alla stazione, a Lippstadt, a salutarli. Saturnino gli disse: "Dai, sali con noi", ma Amelio disse: "No, voglio portare un ricordo a mamma. Tanto fra qualche giorno è previsto un altro treno, partirò insieme a Giuseppe Petricca e Giambattista Ciavaglioli". Dette a Saturnino una lettera, da consegnare ai genitori, che vivevano a Meta. Quella fu l'ultima volta che venne visto vivo dai suoi compaesani. Il 15 settembre arrivarono a Meta gli altri due compaesani, Petricca e Ciavaglioli. Dissero che Amelio non aveva preso il treno con loro. «Per tutta la vita», commenta Saturnino, «ho avuto questo rimpianto: se Amelio fosse salito con noi, sarebbe riuscito anche lui a tornare a casa. Ma purtroppo, ognuno di noi ha il suo destino, scritto dal Padreterno».
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