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Bimba venduta a una coppia, condannata a 5 anni l'intermediaria
Celano, 5 anni alla mente della compravendita di una neonata a una coppia che non poteva avere bambini
AVEZZANO. Era ritenuta la mente nella vicenda riguardante la compravendita di una neonata a una coppia che non poteva avere bambini. Ora è stata condannata dal tribunale di Avezzano a 5 anni di reclusione. Si tratta dell'intermediaria di origini ucraine, I.K., 45 anni, che aveva scelto il rito ordinario. L'altro intermediario, la mamma della bimba e gli aspiranti genitori adottivi, erano già stati condannati con il rito abbreviato a pene dai 2 a 4 anni.
L'accusa, per tutti i protagonisti della vicenda, era quella di aver organizzato la cessione della neonata in cambio di denaro, e in particolare la madre S.Z., 39 anni, ucraina; uno degli intermediari, V.C. (57) avezzanese (difeso dall'avvocato Antonio Milo); la donna che sarebbe dovuta diventare la mamma adottiva A.C. (52) e il padre M.D.. Tutti sono stati giudicati con rito abbreviato dal giudice a febbraio dello scorso anno. L'altra presunta intermediaria di origini ucraine, I.K., ha scelto il rito ordinario. Il collegio penale di Avezzano l'ha condannata a 5 anni. Il pm era Stefano Gallo. I fatti risalgono al 2005, quando gli inquirenti scoprirono una transazione economica per l'acquisto di una bambina appena nata.
Secondo la procura furono sborsati duemila euro dalla coppia sterile per ottenere la rinuncia alla figlia da parte di una mamma straniera con problemi economici. Oggi la bimba ha circa 8 anni, va a scuola e ha una nuova famiglia. Il rinvio a giudizio dei cinque indagati fu chiesto a fine gennaio del 2006. Secondo l'accusa, la compravendita della bambina, venuta alla luce nell'agosto del 2002 nell'ospedale di Avezzano, sarebbe stata avviata nel corso della gravidanza. Le intenzioni pare fossero quelle di far risultare il padre adottivo come il genitore naturale della piccola. Alcuni campioni biologici analizzati dai carabinieri del Ris di Roma dimostrarono invece il contrario. Il difensore della donna ucraina, Graziella Rubeo, ha annunciato che ricorrerà in appello.
L'accusa, per tutti i protagonisti della vicenda, era quella di aver organizzato la cessione della neonata in cambio di denaro, e in particolare la madre S.Z., 39 anni, ucraina; uno degli intermediari, V.C. (57) avezzanese (difeso dall'avvocato Antonio Milo); la donna che sarebbe dovuta diventare la mamma adottiva A.C. (52) e il padre M.D.. Tutti sono stati giudicati con rito abbreviato dal giudice a febbraio dello scorso anno. L'altra presunta intermediaria di origini ucraine, I.K., ha scelto il rito ordinario. Il collegio penale di Avezzano l'ha condannata a 5 anni. Il pm era Stefano Gallo. I fatti risalgono al 2005, quando gli inquirenti scoprirono una transazione economica per l'acquisto di una bambina appena nata.
Secondo la procura furono sborsati duemila euro dalla coppia sterile per ottenere la rinuncia alla figlia da parte di una mamma straniera con problemi economici. Oggi la bimba ha circa 8 anni, va a scuola e ha una nuova famiglia. Il rinvio a giudizio dei cinque indagati fu chiesto a fine gennaio del 2006. Secondo l'accusa, la compravendita della bambina, venuta alla luce nell'agosto del 2002 nell'ospedale di Avezzano, sarebbe stata avviata nel corso della gravidanza. Le intenzioni pare fossero quelle di far risultare il padre adottivo come il genitore naturale della piccola. Alcuni campioni biologici analizzati dai carabinieri del Ris di Roma dimostrarono invece il contrario. Il difensore della donna ucraina, Graziella Rubeo, ha annunciato che ricorrerà in appello.
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